Durante il viaggio ero assorto nei miei pensieri, eppure avrei avuto altro da fare con la avvenente pilota.
Ripensavo a Cecillia, a come l'avevo conosciuta (non fosse mai avvenuto!), a come mi aveva ammaliato ... Qualcuno troverà questa storia av-vincente, dal mio punto di vista non posso dire altrettanto; per carità , non che mi senta un perdente ... è solo la "sindrome dell'ippodromo": <<quel giorno che puntasti il cavallo vincente ... altre mille persone non hanno vinto niente ...>>. Sono le parole di una vecchia canzone di un qualche complesso, o sarò complessato io?
Insomma ... la mia mente andava a ritroso; mi capitava talvolta di camminare per la strada ed avere la netta sensazione di procedere all'indietro: le persone e gli oggetti si allontanavano dalla mia visuale, scomparendo all'orizzonte; eppure io camminavo verso di loro!
E così, mentre la Signora aggrediva la strada con la Rossa, vedevo dinanzi a me scorrere non il nastro di asfalto, ma quello della mia vita.
Ci eravamo lasciati con Cecilia (ma in effetti non eravamo mai stati assieme) con uno scambio epistolare (al'epoca non disponevamo dei PC, che rendono tutto asettico ed impersonale).
Le scrissi che mi ero finalmente affrancato da lei, affrancato nel senso buono del termine. Non avevo più quel senso di dipendenza/appartenenza.
Era strano: quel sentimento/infatuazione sorto a suo tempo dal nulla [l'avevo vista una sola volta e neppure l'avevo notata ...] si era trasformato in qualcosa di più solido ... in un'amicizia.
Tuttavia di tanto in tanto riaffiorava in me quell'interesse primigenio.
Nella evoluzione del rapporto - che ella ha fatto bene a pretendere, perchè io dal canto mio avrei desistito - il sentimento/infatuazione è andato obiettivamente scemando e parallelamente è andato montando (ops! ...) un desiderio più carnale, non disgiunto da una "passione" sottostante.
Tutto questo determinava talvolta una gelosia ingiustificata, eppure comprensibile, nei confronti di Luca; gelosia che ha raggiunto l'acme in occasione di una "maledetta" scampagnata in un parco pubblico (mi pare villa ada, ma non ci giurerei) e davanti ad un piatto di bucatini alla <<picchiapo'>>.
Il problema era che io le "arisultavo" e ne avevo le prove: ella era solita farmi delle assurde scenate di gelosia se frequentavo un'altra o se lasciavo passare due giorni senza sentirla.
Curioso destino: non riuscivamo a stare un giorno o un'ora (o un minuto quasi) senza sentirci, senza cercarci, senza scriverci, senza parlarci.
Ora le cose sono cambiate, ne è passata di acqua sotto i ponti!
Gli impegni della vita ci avevano travolto: il lavoro, la casa, la prospettiva di un futuro (per quanto incerto ...). I ricordi dei nostri (?) tempi sembravano affievolirsi ogni giorno di più.
Allora pensavo che paradossalmente avrei avuto una "possibilità " con lei quando si sarebbe sposata; non c'era una logica in questo, semplicemente sentivo che era così, anche se non sapevo dirmi e dirle se ne avrei avuto la volontà /voglia.
Non l'ho mai saputo, perché -(a)more (in)solito- non avvremmo mai combinato alcunché dopo le sue nozze, anche se lei non mi parve granché felice.
L'avevo sbirciata dal fondo della chiesa e ne avevo colto la triste espressione. Non che non fossi stato invitato, avevo declinato l'invito perché temevo che potesse inttrufolarsi tra gli invitati Luca. Non avrei potuto sopportarlo.
Ma questa è un'altra storia ...
La avvenente Signora della Ferrari mi chiese a cosa pensassi e, dopo un malriuscito tentativo di celarle il vero, dovetti renderle ampia confessione.
Mi offrì una sigaretta, che fumai con voluttà (avevo smesso oramai da anni, quando interruppi la frequentazione con Cecilia), e mi disse: "Come ti capisco!"
Una lacrima le scorreva sulla gota; mi soffermai a guardarla per la prima volta, anche se viaggiavamo oramai da quasi un'ora: era piacente, di una bellezza ancora di un fiore che disfiora e non avrà domani.
Mi confidò che tanti anni addietro uno spasimante, che considerava solo un caro amico, cercò di sedurla: "perché non io con te?" ed ella di rimando: "perché non io con lui?".
Anche lei aveva un amante, che era costretta a vedere di soppiatto: lui aveva la propria famiglia [assieme alla quale andò in prima fila al "family day" (!)] ed ella aveva un ragazzo ufficiale, con il quale avrebbe fin(i)to il resto dei suoi giorni, sposandolo per stanchezza.
La storia si ripeteva ... i corsi e i ricorsi di vichiana memoria...
Per me comunque era troppo!
La interruppi bruscamente e le chiesi di accostare per scendere;
la Signora (non seppi mai il suo nome) frenò altrettanto bruscamente e senza tanti complimenti mi sbattè fuori dall'abitacolo. Piuttosto (s)garbatella ... ma almeno "questa" aveva una ragione plausibile ...
Tornai sulla strada (dalla quale del resto provenivo) e, mentre attendevo che qualcuno raccattasse le mie stanche membra, pensai tra me e me: "La vita a volte è [bitu](a)mara" ...