Forums Pedalando

Il nostro LIBRO

Fu quindi similmente a questa differenza di attitudini, che anche le nostre vite cominciarono a dare i segnali di un continuo e costante allontanamento.
Scuole diverse, quartieri diversi, autobus diversi, comitive diverse, frequentazioni differenti.
Fù un sabato, al ritorno dal liceo dove studiavo, che per tornare a casa, come spesso facevo, mi capitò di perdere l'autobus.

La giornata di fine giugno era già  calda dal mattino, ed il sole delle 13.45 cuoceva anche l'asfalto della fermata. Il traffico non era come nelle ore di punta ed il prossimo autobus sarebbe partito dopo un'altra mezzora. Troppo per un ragazzo di 19 anni impaziente di bruciarsi il weekend.

Faccio due passi giù dal marciapiede e mi metto in posa con le gambe leggermente divaricate, il braccio destro appena spostato dal fianco, gomito piegato e pollice alzato.
"Autostop signori e signore, un povero studente di periferia vi chiede la gentilezza di abbandonare la vostra solita routine e di fermarvi."

Di solito la tecnica giusta per non attendere troppo ed inutilmente, era quella di assumere una posa rilassata, poggiato col peso sul fianco leggermente spostato di lato, e non guardare direttamente nell'auto, così da non intimidire chi era alla guida.
Avevo notato infatti, con l'esperienza degli anni, che chi "vorrebbe" darti un passaggio, se ha la possibilità  di studiarti bene, senza essere notato e quindi sentirsi "giudicante", si sente più a suo agio. Perciò già  da tempo evitavo di guardare chi fosse alla guida delle auto che volevo fermare, ed assumevo un'aria quasi svogliata nel mio stare ad apettare questo benedetto passaggio, che si faceva sempre attendere troppo, secondo il mio modo di voler far capire le cose.
Fu così che quel giorno....

amaiorani » 16 anni fa
...... iniziò improvvisamente e senza che me ne rendessi conto la mia vita!
Direte voi, si fermò un ferrari testa rossa con una sventolona da paura che mi faceva l'occhiolino!
Una vespetta 50 smarmittata invece si avvicinò e smise di tossire da quel che rmaneva della marmitta proprio davanti a me!
"Scusa che c'hai mica 500 lire che ho finito la miscela?"
Da sotto un cappello stile Rasta una voce dolce ma nello stesso tempo chiara e decisa mi fece desistere all'improviso dai miei pensieri di autostoppista.
"Boh, non so, credo, forse, mò vedo n'attimo, me sa propio de no! Voi na sigaretta?"
"Magari! Che zella però! Pensavo de arrivà  fino a Finocchio co sto catafalco invece ieri me devono avè fatto er succhio! Bastardi!".
"Vabbè, annamo che tanto ce dice pedalino a tutt'eddue!"
Insieme a Cecilia, così si chiamava il Rasta dalla voce dolce, ci incamminammo lungo la Casilina ...........

amaiorani » 16 anni fa
...... in 10 parole mi raccontò di tutto e di più! Rimasi incantato dal suo modo di dire le cose, conciso, semplice, chiaro. Capìì subito tutto di lei, ero cotto in 10 minuti! Senza sapere perchè gli chiesi: "Conosci Luca?", "M'aveva detto che il vespino sarebbe andato una meraviglia con la marmitta bucata!, Invece dopo due giorni ha iniziato a spegnersi per strada! Me sa che me voleva solo rimorchià  e dato che jo dato buca lui ma dato la sola!".
Allora quel Grande Genio del mio amico pure lui ce provava co le donne! Incredibile, conosci uyna ragazza e lui c'ha già  provato! Ma come mai lei adesso era lì? Perchè non era con lui? Allora non era un grande in tutto! Quasi, quasi ....... gli prendo la mano e lei: "Quasi, quasi lo mollo qua sto cesso!" Senza manco metterla sul cavalletto, forse manco c'era, la lascia cadere giù, mi riprende la mano e continuiamo a camminare sulla Casiina ...........

» 16 anni fa
...erano giorni spensierati per me e quel gran genio del mio amico;
vivevamo come i protagonisti di "Michelle", la canzone intimista di Claudio Lolli, il nostro idolo degli anni che furono: http://albanova.altervista.org/?q=node/1095

[...] Ti ricordi, Michel di come era esclusiva la tenerezza che ci univa, e accompagnò la nostra infanzia fino ai giorni della nuova realtà .
[...] Ti ricordi, Michel il giorno che morì tua madre, che tu piangevi tanto che anche il cane che ti voleva così bene non aveva il coraggio di avvicinarsi un po'.
[...]Ti ricordi, Michel quei due saluti alla stazione e i lacrimoni venir giù, quando la macchina comincia a far pressione tu dovesti salir su.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.


Allora eravamo ignari di quel che ci avrebbe riservato il futuro: un conflitto amicizia/amore...

... E già : volevamo bene alla medesima donna, all'insaputa l'uno dell'altro (e del di lei compagno). Quel gran genio del mio amico ne era divenuto l'amante ufficiale, ancorché clandestino. Io mi limitavo ad un affetto platonico.
Seppi per caso della correlazione pericolosa: non vantavo alcun diritto su di lei e di questo ero consapevole, non di meno non potevo sopportare l'idea di lei tra le braccia del mio amico.
Del compagno regolare, invece, non ero affatto geloso; nessuno in verità  era geloso di lui.
Questa vicenda determinò una insanabile frattura tra me ed il mio amico (nemico?) e, di riflesso, tra me e lei. I contatti andarono dirandandosi sempre più: ella teneva ad entrambi in eguale e diversa misura; nel contempo era molto chiara: non mi offriva alcuno spiraglio.
Non avrebbe, tuttavia, mai rinunciato alla mia amicizia; voleva vedermi e sentirmi, perché stava bene e si divertiva in mia compagnia. Temeva che io potessi allontanarmi da lei per qualche mia stupida logica (mi rimproverava di "pensare troppo"). Le piaceva stare al centro (+ o -) della mia attenzione, perché la facevo stare bene. La reputava una bella amicizia e per questo si incavolava quando provavo a toccarla (o cose simili): l'avrebbe rovinata e questo a lei non andava proprio. Avevamo le nostre vite, ma lei trovava bello condividere i nostri problemi, pensieri, preoccupazioni e gioie ...

amaiorani » 16 anni fa
..... e sì! Cecilia era proprio un casino, con me parlava, si confidava, piangeva, con Luca pomiciava e anche di più, col ragazzo andava a mangiare una pizza, un panino in birreria e qualche volta al cineforum.
Poi un giorno mi colpì l'ispirazione! Era estate e scorrendo il giornale di fretta mi colpì l'immagine di Umbria Jazz! Un occasione da non perdere!
Come al solito ci vedemmo con Cecilia a Torre Maura e le dissi che mi sarebbe piaciuto andare a vedere il concerto di Pat Metheney a Perugia. "Fico! Dai ma come ci andiamo?" Colpito dal fatto di non aver dovuto manco provare a chiederglielo dissi: "Boh, non so ...... in treno?". "Ma no! Zaino, sacco a pelo e pollice! Andiamo in autostop che spendiamo meno!".
Il giovedì mattina alle 8.00 eravamo a Torre Maura. Salimmo sul trenino e poi l'altro autobus fino a Settebagni dove ci piazzammo all'ingresso dell'Autostrada.
Era l'occassione unica che capita solo una volta nella vita. Quattro giorni sani con Cecilia per farle capire che la mia amicizia non poteva fermarsi a sentire le sue paure, le sue speranze il suo affetto per Luca. Passano un paio d'ore e nessuno ancora ci carica. Il caldo inizia a farsi sentire e anche la noia di restare lì! Già  qualche sigaretta era andata.
"Io me sto a rompe! Famo che annamo col treno?" Cecilia sbuffava e inoltre era proprio nervosa quella mattina. Poi all'improvviso ecco che una macchina (macchina poi era dire tanto) accosta. Una Diane4 con carrozzeria di almeno 6 o 7 colori oltre a qualche bozzo qua e la. "Finalmente, dice Cecilia, je l'hai fatta a arrivà ! Stavamo a annà  a prende il treno e accannatte da solo!" Cecilia infila la faccia dentro il finestrino e bacia sulla bocca la persona che stava dentro! Luca! ................

» 16 anni fa
+ttosto ke elaborare "pseudo-recensioni" anzitempo, xké nn partecipi alla stesura del libro?
secondo me 6 una buona penna ... (almeno questa è la mia sensazione).

amaiorani » 16 anni fa
....... Luca tira fuori la testa e mi saluta: "A bello! Ciao, quanto tempo! Se nun era per Cecilia chissà  quando ce rivedevamo! Monta dai!"
Salìì senza fiatare didietro insieme agli zaini. Che sola m'aveva dato Cecilia! Chiuso nei miei pensieri mentre quelli davanti un pò ridevano e un pò pomiciavano il viaggio andò avanti senza intoppi fino a Magliano Sabina quando il motore della Diane iniziò a tossire e si fermò del tutto in una fumata densa e nera proprio sotto il casello.
Senza scomporsi Luca scese dalla macchina e mi invitò ad uscire per spingere. Accostammo la macchina in emergenza e Luca iniziò a rovistare nel motore. "Negnente! Solo na guarnizione del carburatore un pò abbrustolita! Mo la sistemo e ripartiamo!"
Dopo 4 ore ancora stavamo lì! Cecilia era sempre più nera e nervosa e ogni mezzo minuto mandava un accidente a Luca! Io non sapevo che fare e me ne stavo seduto sul ciglio della strada! Cecilia a un certo punto mi dice: "Almeno tu fai qualcosa no? Datte da fare! Ferma quarcuno, mettete in mezzo a la strada, urla, porcaccia de quella zozza!".
"Si, ... ecco, .... mo ....... vedo un pò adesso ......" Mi alzai e manco il tempo di alzare il dito una Ferrari Testa Rossa si blocca davantia me!
Si abbassa il finestrino e una voce gradevolissima di donna mi chiede: "Problemi?". Io: "Ci si è fermata la macchina, andavamo a Perugia ...... Pat Metheney ....... Jazz, ma non c'entriamo in tre! Fa nulla .... Grazie!"
Luca: "Dai sali te che noi ti raggiungiamo a Perugia!". Cecilia: "Ma come! Sali te?" Ma non dovevamo andare insieme?". Ancora col rodimento della fregatura che mi aveva dato, presi lo zaino e lo spindi nella Ferrari. Salii e dissi: "Ci vediamo!".
Non ci vedemmo più. Non andai manco al concerto di Pat Metheney. Andai più a Nord! ...........

» 16 anni fa
Durante il viaggio ero assorto nei miei pensieri, eppure avrei avuto altro da fare con la avvenente pilota.
Ripensavo a Cecillia, a come l'avevo conosciuta (non fosse mai avvenuto!), a come mi aveva ammaliato ... Qualcuno troverà  questa storia av-vincente, dal mio punto di vista non posso dire altrettanto; per carità , non che mi senta un perdente ... è solo la "sindrome dell'ippodromo": <<quel giorno che puntasti il cavallo vincente ... altre mille persone non hanno vinto niente ...>>. Sono le parole di una vecchia canzone di un qualche complesso, o sarò complessato io?
Insomma ... la mia mente andava a ritroso; mi capitava talvolta di camminare per la strada ed avere la netta sensazione di procedere all'indietro: le persone e gli oggetti si allontanavano dalla mia visuale, scomparendo all'orizzonte; eppure io camminavo verso di loro!
E così, mentre la Signora aggrediva la strada con la Rossa, vedevo dinanzi a me scorrere non il nastro di asfalto, ma quello della mia vita.
Ci eravamo lasciati con Cecilia (ma in effetti non eravamo mai stati assieme) con uno scambio epistolare (al'epoca non disponevamo dei PC, che rendono tutto asettico ed impersonale).
Le scrissi che mi ero finalmente affrancato da lei, affrancato nel senso buono del termine. Non avevo più quel senso di dipendenza/appartenenza.
Era strano: quel sentimento/infatuazione sorto a suo tempo dal nulla [l'avevo vista una sola volta e neppure l'avevo notata ...] si era trasformato in qualcosa di più solido ... in un'amicizia.
Tuttavia di tanto in tanto riaffiorava in me quell'interesse primigenio.
Nella evoluzione del rapporto - che ella ha fatto bene a pretendere, perchè io dal canto mio avrei desistito - il sentimento/infatuazione è andato obiettivamente scemando e parallelamente è andato montando (ops! ...) un desiderio più carnale, non disgiunto da una "passione" sottostante.
Tutto questo determinava talvolta una gelosia ingiustificata, eppure comprensibile, nei confronti di Luca; gelosia che ha raggiunto l'acme in occasione di una "maledetta" scampagnata in un parco pubblico (mi pare villa ada, ma non ci giurerei) e davanti ad un piatto di bucatini alla <<picchiapo'>>.
Il problema era che io le "arisultavo" e ne avevo le prove: ella era solita farmi delle assurde scenate di gelosia se frequentavo un'altra o se lasciavo passare due giorni senza sentirla.
Curioso destino: non riuscivamo a stare un giorno o un'ora (o un minuto quasi) senza sentirci, senza cercarci, senza scriverci, senza parlarci.

Ora le cose sono cambiate, ne è passata di acqua sotto i ponti!
Gli impegni della vita ci avevano travolto: il lavoro, la casa, la prospettiva di un futuro (per quanto incerto ...). I ricordi dei nostri (?) tempi sembravano affievolirsi ogni giorno di più.
Allora pensavo che paradossalmente avrei avuto una "possibilità " con lei quando si sarebbe sposata; non c'era una logica in questo, semplicemente sentivo che era così, anche se non sapevo dirmi e dirle se ne avrei avuto la volontà /voglia.
Non l'ho mai saputo, perché -(a)more (in)solito- non avvremmo mai combinato alcunché dopo le sue nozze, anche se lei non mi parve granché felice.
L'avevo sbirciata dal fondo della chiesa e ne avevo colto la triste espressione. Non che non fossi stato invitato, avevo declinato l'invito perché temevo che potesse inttrufolarsi tra gli invitati Luca. Non avrei potuto sopportarlo.
Ma questa è un'altra storia ...

La avvenente Signora della Ferrari mi chiese a cosa pensassi e, dopo un malriuscito tentativo di celarle il vero, dovetti renderle ampia confessione.
Mi offrì una sigaretta, che fumai con voluttà  (avevo smesso oramai da anni, quando interruppi la frequentazione con Cecilia), e mi disse: "Come ti capisco!"
Una lacrima le scorreva sulla gota; mi soffermai a guardarla per la prima volta, anche se viaggiavamo oramai da quasi un'ora: era piacente, di una bellezza ancora di un fiore che disfiora e non avrà  domani.
Mi confidò che tanti anni addietro uno spasimante, che considerava solo un caro amico, cercò di sedurla: "perché non io con te?" ed ella di rimando: "perché non io con lui?".
Anche lei aveva un amante, che era costretta a vedere di soppiatto: lui aveva la propria famiglia [assieme alla quale andò in prima fila al "family day" (!)] ed ella aveva un ragazzo ufficiale, con il quale avrebbe fin(i)to il resto dei suoi giorni, sposandolo per stanchezza.
La storia si ripeteva ... i corsi e i ricorsi di vichiana memoria...

Per me comunque era troppo!
La interruppi bruscamente e le chiesi di accostare per scendere;
la Signora (non seppi mai il suo nome) frenò altrettanto bruscamente e senza tanti complimenti mi sbattè fuori dall'abitacolo. Piuttosto (s)garbatella ... ma almeno "questa" aveva una ragione plausibile ...

Tornai sulla strada (dalla quale del resto provenivo) e, mentre attendevo che qualcuno raccattasse le mie stanche membra, pensai tra me e me: "La vita a volte è [bitu](a)mara" ...

Moderatore: fabioman, gerpas