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Il nostro LIBRO


» 16 anni fa
... Mentre ripensava, non senza nostalgia, al loro primo incontro, Cecilia sentì squillare il telefono. Era lui, il nostro personsaggio, che si era rifatto vivo.
Ella manifestò stupore, ma in fondo non era affatto meravigliata: sapeva che lui non avrebbe resistito a lungo senza di lei e che, soprattuttutto, non avrebbe potuto farne a meno.
Anche se stavolta disperava di poterlo rivedere: l'aveva sentito piuttosto provato quando decise di farla finita e per un attimo temette il peggio.
Si aspettava comunque che si rifacesse vivo, sarebbe stata solo una questione di tempo, di settimane, di giorni o di ore.
Se ne era rallegrata. Anche lei non poteva fare a meno di lui.
Lo invitò a riflettere sul loro rapporto. Egli dal canto proprio era preparato e le disse -riprendendo il racconto in prima persona- quanto aveva elaborato, grazie anche a quel suo amico di stadio, l'autodidatta dalla saggezza istintiva: Il compagno le dava sicurezza economica, l'amante la appagava sessualmente ed io la colmavo intellettualmente.
In fondo avevo un ruolo ben preciso. Non ero una riserva, né un oscuro gregario del centrocampo; giocavo all'ala, come Domenghini, per l'esattezza all'ala "tornante". Gli altri avrebbero fatto rispettivamente il "centromediano metodista" e il "finalizzatore". Del resto i "fratini" li distribuiva lei e non disponeva di un giocatore eclettico: dai piedi buoni, bomber ed estroso. Per me era già  importante essere convocato. Questo mi bastava. Anche se speravo di poter essere spostato di ruolo, magari per una partita, per un tempo o anche per uno spezzone, per entrare nel vivo dell'azione.
Mi intendevo, almeno sul piano teorico, di calci(o). Ne avevo presi tanti da tante, e tante volte. Al bando i consigli degli altri! Siamo un popolo di Commissari Tecnici. E poi ... era solo una "partita del cuore": avrei (s)ragionato con la mia testa. Consapevole di sbagliare, forse ...

amaiorani » 16 anni fa
... quando arrivammo dalle parti della cucina il mio "amico" emise un suono simile a un fischio che il suo traduttore non tradusse. Si fermò di fronte alla porta, la aprì di scatto e corse davanti alla dispensa di viveri freschi. Aprì lo sportello e faccia alla dispensa tirò su la visiera. Infilò dentro le sue strane mani e prendendo le mele a manciate di 2 o 3 per volta se le ficcava in quella che pensavo dovesse essere la bocca (non vedevo nulla del suo volto). Nessun rumore di masticazione proveniva dall'alieno; solo il deformarsi ritmico del collo e l'allargarsi dell'addome rivelavano l'immane quantità  di mele che stava ingurgitando.
Alla fine, penso dopo una sessantina di mele o giù di lì, si ritrasse soddisfatto richiudendo sportello e visiera. Nessun commento, nessun rumore (per fortuna, mi aspettavo rumori dal volto e dal fondo ma non successe), uscì dalla cucina come era entrato, chiuse la porta dietro di se e aspettò che mi incamminassi di nuovo ..........

Glauco » 16 anni fa
"Speriamo si sia saziato un pò", pensai tra me.
"Non vorrei che pensasse di fare la stessa cosa ad ogni porta che apriremo; altrimenti non mi basta nemmeno lo stipendio di una vita per mantenere i suoi spuntini.
Se tanto mi da tanto, di quanto plutonio avrà  bisogno per mettere in moto la lambretta spaziale?"
Mentre ero immerso in queste considerazioni di ordine pratico, gli chiesi dove aveva "parcheggiato" la sua compagna.
GRTULKO, dopo essersi scofanato un frigo di mele, aveva un andamento più ciondolante e rilassato.
Appoggiò la schiena alla parete con una zampa incrociata davanti all'altra, e a testa china cominciò ad armeggiare con il suo traduttore legato in vita, a mò di marsupio.
Se evitavo di soffermarmi sulle sua diversità  morfologiche, l'avrei potuto tranquillamente scambiare per un comune avventore da bar, in attesa di un caffè corretto.

Diede quattro o cinque maldestre "digitate" al traduttore, accompagnate da pseudo frasi del tipo: " Ma porc..Hazzh.. Li Mh.%ortakk De Sueelz!.." Nonostante la distanza tra i nostri due diversi mondi, l'alieno si prodigava almeno ad accorciare le diversità  linguistiche, e negli ultimi minuti anche con un discreto successo.
"Qualche problema?" Azzardai quasi con timore.
" Stà  ar telefono" Rispose con tono trascinato e la mano in un gesto eloquente.
" Perdona GRTULKO" Continuai io, sempre più timorato da una eventuale reazione sonora.
" Ma come mai ti esprimi in dialetto romano?"
Altre digitate convulse sul traduttore marsupiale.
" Ne guagliò chi nisciuno è fess..nun stamme a pazzià ...E' che 'sta machina de mmiier..."
"Ok, ok, va tutto bene" Mi affrettai a dirgli per non far degenare il dialogo.
"Stai cercando di dirmi che la tua amata compagna è impegnata in una conversazione?"

amaiorani » 16 anni fa
....."Yessi!" disse:"Sta parlà  con sua matrona, tu sai cosa signifcca quanno parla cò matrona? Un volta stapparlà  per otto periodi e io credva che lei aveva uno problema e c'aveva il communicatore rotto!"
Capii immediatamente il problema. Anche io a suo tempo ebbi lo stesso problema con una mia ex. L'unico momento della giornata in cui riuscivo a comunicare con lei era quando uscivamo da scuola prima che incontrasse le sue amiche (circa 25 secondi!).
"Ti capisco GRTULKO anche per me è stato uguale!" risposi continuando a camminare in cerca di non so cosa. Mi mise una mano sulla spalla, cosa che mi fece sobbalzare per la stranezza di avere una mano al contrario che mi toccava, ma durò solo un attimo. "Qui dietro", disse indicando la porta che conduceva alla stiva in cui manco il più affamato dei topi sarebbe andato!
"Sono salito daqqui! Ho lasciato giù tutto quanto!" Uno strano impeto di curiosità  mi prese all'improvviso perchè volevo conoscere tutti i particolari di lui, del suo mezzo di trasporto, della sua compagna, del suo mondo. "Andiamo?", dissi io. "Ssi sicuro?" rispose lui, "n'è che tu spaventa?". "Per quale motivo mi dovrei spaventare, oramai ti ho conosciuto e non credo che la tua amata sia poi tanto diversa da te". "Lo su dittu te! Io t'agg'avvertuto!" In un dialetto mezzo napoletano e mezzo non so cosa. Aprì la porta, scendemmo una rampa di scale in ferro e appena svoltato l'angolo ci investi un puzzo nauseabondo e una serie di rigurgiti bestiali. Mi trattenni dal cadere in terra svenuto e sbattuto giù dallo spostamento d'aria dei rigurgiti, "Io t'avevo detto! Scta'ncacchiata nera e se stasfogà  co la matrona!"

Glauco » 16 anni fa


"Lo su dittu te! Io t'agg'avvertuto!" In un dialetto mezzo napoletano e mezzo non so cosa. Aprì la porta, scendemmo una rampa di scale in ferro e appena svoltato l'angolo ci investi un puzzo nauseabondo e una serie di rigurgiti bestiali. Mi trattenni dal cadere in terra svenuto e sbattuto giù dallo spostamento d'aria dei rigurgiti, "Io t'avevo detto! Scta'ncacchiata nera e se stasfogà  co la matrona!"

amaiorani
:gaa: :gaa: :gaa: :gaa:

» 16 anni fa
Avevo sempre portato degli occhiali da sole, forse perché inconsciamente temevo di essere abbagliato da qualcuna, eventualità  per me incontemplabile.
In effetti ero rimasto accecato da Cecilia, nonostante il deterrente.
Oggi, tuttavia, la vedevo con altri occhi e non ne ero più abbagliato, anche se ero munito di lenti bianche. Un paradosso.
Con una scusa - avevo imparato a dire qualche bugia - la incontrai, perché dovevo avere una risposta ad un inquietante interrogativo che mi frullava per la testa da giorni. Oggi come oggi, se non l'avessi conosciuta, mi sarei (sof)fermato a guardare Cecilia per la strada? Ero davanti a lei: ella percepì subito qualcosa di insolito. La stavo squadrando. Come quella "prima" volta, quando volli (ri)"vederla" per capire.
No, non mi sarei girato a guardarla, senza se e senza ma e - mi duole (ri)ferire - soprattutto senza forse.
Del resto quando la vidi la vera prima volta in modo occasionale, non l'avevo notata, eppure avevo avuto modo di intrattenermi a lungo con lei.
Tornai sui miei passi, subito. Sapevo che avremmo avuto i secondi contati, come spesso accadeva nei nostri fugaci e casti incontri.
Salii sul tranvetto e mi sedetti su di un predellino. Non c'era traffico, la corsia preferenziale era libera. Eppure mi sembrò un viaggio infinito. L'ultimo viaggio.
Il tram a quell'ora era pressoché vuoto. Appoggiato al vetro di un finestrino, vedevo passare le cose e le case davanti ai miei occhi. Scrutando meglio mi accorsi che altro non erano che il film della mia storia con Cecilia. Rivedevo scorrere al rallenty alcune immagini random: la pagella, le canzoni, le poesie, i fiori, l'husky, le sigarette, il diniego, il rinnovo, l'abbraccio, il sorriso, gli occhiali, il protocollo, i due forni, la divisa, il borghese, le sorprese ...
Intanto una lacrima mi rigava il volto, e poi un'altra e un'altra ancora. Mi abbandonai ad un pianto dirotto. Un pezzo della mia vita se ne era andato. Senza rimpianti e senza nostalgia. Ma con gioia per averlo vissuto.


Al mio personaggio attribuirei il nome "Ulisse"; del resto ero stato un Signor Nessuno e all'eroe omerico mi legava un'affinità  di fondo; come lui avevo peregrinato prima di (ri)trovare la mia strada, pur divergente.

La chiosa finale in versi:

O via della salute, o vergine apparita,
o via tutta fiorita di gioie non mietute,
forse la buona via saresti al mio passaggio,
un dolce beveraggio alla malinconia!
O bimba nelle palme tu chiudi la mia sorte;
Discendere alla Morte come per rive calme,
Discendere al Niente pel mio sentiere umano,
Ma avere te per mano, o dolcesorridente!


Cuore che non fioristi, è vano che t'affretti
Verso miraggi schietti in orti meno tristi;
Tu senti che non giova all'uomo soffermarsi,
Gettare i sogni sparsi per una vita nuova
Discenderai al Niente pel tuo sentiere umano
E non avrai per mano la dolcesorridente,
Ma l'altro beveraggio avrai fino alla morte:
Il tempo è già  più forte di tutto il tuo coraggio.



La (op)POST(a)-FAZIONE:

22 anni dopo incontrai Luca. Per caso. Avevamo continuato a vederci all'epoca e per qualche anno ogni sei mesi, assieme ad amici comuni. Senza Cecilia.
L'avevo poi perso di vista. Ora eravamo sulla soglia dei 70 anni. Lo ritrovavo decrepito. Insignificante, come sempre. Parlammo del più e del meno. Volle dirmi di Cecilia. Avevano continuato a vedersi, e non solo.
Ora si incontravano al parco. Lui con due nipotini. Lei con due bimbi. Avevano la stessa età , i pargoli ovviamente. Luca era affetto da Abbassheimer ed era oramai guarito da quella forma - non rara - di Porkinson giovanile. Lei lo (tra)guardava ancora estasiata, come una volta. Del resto non si era era mai rassegnata. Non riuscì a comprendere perché mai Luca l'avesse piantata. Pensò che fosse stato rispettoso della sua scelta. Ella, infatti, si era poi sposata con il ragazzo di una vita, ma avrebbe preferito l'impossibile: Luca. Ma quale "rispetto"? Lui non le disse mai che l'aveva da tempo sostituita con un'altra.
Torniamo a noi: Luca mi scrisse con mano tremante il recapito di Cecilia su di un pezzo di carta, che misi in tasca dopo averlo salutato senza chiedergli i riferimenti.
Girato l'angolo estrassi il foglietto; nonostante il tratto incerto a mo' di geroglifico, i dati di Cecilia erano comprensibili. Lo appallottolai e lo gettai nel cestino, accanto alla mia citybike.

Glauco » 16 anni fa
..scesi a fatica altri due o tre gradini e poi...ecco che ebbi un'illuminazione. A dire il vero, più che una vera e propria idea, quello che si materializzò nella mia testa fu un quadro più chiaro della situazione.
Prima di tutto, ma io come avrei potuto aiutare questi due sfigati? Plutonio e abs...neanche riuscivo a ricordarlo, figuriamoci procuramelo. In quale accidente di laboratorio ultrasorvegliato sarei dovuto penetrare, per riuscirne forse a trovare mezzo grammo?
Se i visitatori spaziali consumavano tanto carburante quanto mangiavano, con quel poco che forse e dico forse, avrei potuto rubare io in una sorta di mission impossible, loro non c'avrebbero messo in moto neanche l'accendino.
L'effetto sorpresa e solidarietà , stava pian piano lasciando il posto ad una serie di considerazioni di ordine pratico, e la mia voglia di scendere ancora le scale di ferro svanì di colpo.

Il motivo principale del mio imbarco frettoloso, era stato dettato in parte dal volermi buttare alle spalle una delusione amorosa, ma è anche vero che grazie al cielo, una parte di me oggi ricordava molte caratteristiche negative della mia ex, che mi erano state di grande aiuto a superare i momenti più tristi della separazione.
Avevo vissuto la classica sequela di fasi, che mi aveva visto prima come un uomo pieno di colpe e rimpianti per tutto ciò che avevo fatto, peggio ancora per ciò che avrei dovuto fare. Mi ero trascinato dietro per mesi, un dolore autolesionista che sembrava non volermi dare tregua. Mi incolpavo di tutto e idealizzavo la mia ex donna assurgendola ai ranghi di una santa.
Non era il periodo del mio imbarco come mozzo; nello stato in cui mi sentivo durante quella fase, non sarei stato in grado di fare alcuna scelta.
Quando salii invece sulla nave, già  ero entrato nel processo di guarigione e la "santa" aveva assunto caratteristiche più simili ad una carnefice.
Di conseguenza io, da imperdonabile peccatore che ero in origine, cominciavo a ricoprire il ruolo di ragazzetto illuso e abbandonato.
Ci pensai ancora un attimo, dopodichè decisi che quei pensieri sul mio passato poco remoto, avevano in sè la soluzione del caso..

amaiorani » 16 anni fa
.... mi girai di scatto verso GRTULKO che quasi si ritrasse a causa del mio movimento repentino. Gli dissi: "Ma tu vuoi bene alla tua .... compagna?" SI stava piegando in modo incredibile e capìì che sarei stato investito di nuovo da un commento fragoroso "OK! OK! Capisco non andare avanti! Senti, quindi non sei costretto a portarti dietro anche lei dappertutto no?". Lui:"Cerrto che no! Io vuole stare libero ma che dico a matrona di lei? Come justificus che lei non con migo?". "Ma che te ne importa, lasciala qua che tanto prima o poi la trova qualcuno e la porta all'area 51 in America dove stanno tutti gli alieni che si sono ritrovati sulla terra! Lì starà  bene!". Un fischio uscìì dal traduttore e lo presi come una esclamazione di approvazione:"Miii, che notizia mi date! Nun ci avevo pensato per nulla! Eccerto che la signora (ora parlava con cadenza siciliana) potrebbe trovarsi non si sa come a dormire in una stanza chiusa a chiave! E poi il carburante del mio trasporto interdimensionale per uno basta e avanza pure per tornare. Basta scegliere un luogo un pò diverso da quello da cui sono partito poi mi invento qualcosa quando mi chiederanno di lei!". La mia idea quindi era piaciuta e GRTULKO si mise a rimuginare su come organizzare la cosa. Ogni tanto cacciava un rumore non meglio identificato da un pertugio non meglio identificato come per sottolineare i suoi pensieri poi dopo qualche minuto di rumorosi pensieri mi invitò a sedermi vicino a lui. COn fare da cospiratore, abbassando il volume del traduttore, inizio a spiegarmi il suo piano ......

Glauco » 16 anni fa


La mia idea quindi era piaciuta e GRTULKO si mise a rimuginare su come organizzare la cosa. Ogni tanto cacciava un rumore non meglio identificato da un pertugio non meglio identificato come per sottolineare i suoi pensieri poi dopo qualche minuto di rumorosi pensieri mi invitò a sedermi vicino a lui. COn fare da cospiratore, abbassando il volume del traduttore, inizio a spiegarmi il suo piano ......

amaiorani
Ragazzi, capisco che "il nostro LIBRO" non debba per forza interessarvi, però potreste darci una mano a chiudere il capitolo GRTULKO. :chat:
Pensate al giorno che vi doveste trovare in un pianeta straniero (capita spessissimo), quanto vi potrebbe far comodo un aiutino... 8)

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