Avevo le idee più chiare, finalmente!
Ci eravamo frequentati ancora (e assiduamente) dopo il pranzo dal "re della mezza".
Cecilia era combattuta tra il ragazzo e Luca. Una battaglia senza storia: se si fosse trattato di un incontro di pugilato, sarebbe stato vinto da Luca e non ai punti. Gli allibratori avrebbero accettato scommesse solo sulla durata dell'incontro, sul numero delle riprese prima del K.O. ...
Che poi Luca, giova ribadirlo, era preso solo da una spirale (o diaframma?) di sesso: per lui Cecilia era un diversivo rispetto alla routine. Troppo diversi: in tutto e per tutto. Eppure lei ne era perdutamente innamorata. Ma avrebbe potuto esserlo di chiunque altro, purché "(con)dannato": la verità è che Cecilia non voleva assumersi quelle responsabilità di fronte alle quali, volente o nolente, si sarebbe presto trovata. Come ad un muro.
Il tempo passava per tutti e per lei più velocemente.
Avevo le idee più chiare, dicevo: con Cecilia la (co)esistenza sarebbe stata impossibile. Nessun punto di contatto, obiettivamente. Va bene la teoria dei poli opposti che si attraggono, va bene la tesi dell'incastro. Ma noi eravamo diametralmente opposti. E forse proprio per questo molto simili. Gli opposti estremi(smi) finiscono per collimare.
Aveva in quel tempo l'intera collezione dei dischi in vinile di Massimo Ranieri;
io avevo altri gusti, che precorrevano la canzone d'autore e di cantautore.
Lei seguiva le prime "serie TV", io mi limitavo a qualche partita e preferivo ascoltare la radio. La mia trasmissione "cult"? Supersonic.
Cecilia badava molto alle apparenze e curava maniacalmente l'abbinamento di colori. Io avevo un vecchio paio di jeans e quando li lavavo non potevo uscire di casa. Non avevo altro nel guardaroba. E non perché non potessi permettermelo.
Cecilia era radicalmente infedele ed io ero fondamentalmente monogamo.
Lei pigra, davvero. A me invece piaceva praticare ogni sport all'aria aperta ed ancor meglio sotto l'acqua: temeraria una Ladispoli/Roma sull'Aurelia con la Bianchi da passeggio (manubrio stretto e passo corto) tutta sotto la pioggia. Arrivai a Roma intirizzito ma felice. Come quando con gli amici del liceo ci inzuppammo deliberatamente per trovare ricovero da una compagna di classe che ci offrì del vestiario ed un asciugacapelli. E non altro ... I suoi non erano particolarmente contenti. Non potemmo più mettere piede in quella casa.
Ma perché queste digressioni? E' ora di prendere il toro per le corna!
Scrissi a Cecilia, con uno slang meno aulico, più diretto, come un colpo basso, al di sotto della cintura.
C@zzo! x te non deve essere affatto facile!
Sai ke farei se fossi in te?
Mi affrancherei dalla "prima relazione", anche a costo di rimanere sola.
Ragiona: se le cose non vanno ora, in appresso andranno ancor meno.
Non andrai lontano con il tuo ragazzo: stai intraprendendo un viaggio controvoglia e con le gomme sgonfie ... prima o poi ti fermerai in mezzo alla strada.
Scendi dalla macchina e vai un po' a piedi x valutare meglio e ponderare con più giudizio cosa fare della e nella tua vita...
Sull'altro versante la situazione non è migliore: la macchina è fasulla ... neppure riesce a mettersi in moto ... è solo (ri)verniciata bene ... tutta apparenza ...
Scusa la franchezza, ma credo (e spero) che anche qualche tua amica cerchi di aprirti gli occhi.
Io me la passo piuttosto bene, non sono più scoglio.nato ...
Quanto a Te ... ti sono amico ... e basta... spero che non ti dispiaccia ... Per me sei stata una bella parentesi (parlo del corteggiamento).
Sai una cosa? Avevi ragione tu: non ero innamorato di te, non lo sono mai stato. Ero preso dalla "novità ", nel senso buono del termine, dalla tua vitalità e dall'<<idem sentire>>.
Ora sono curioso, veramente curioso, di vedere se tu eri un sintomo di qualcosa che non andava in me, oppure eri "fine a te stessa" ...
Un paio di amici fidati propendono per la prima ipotesi. Ma sbagliano, forse ...
Ti farò sapere, teniamoci in contatto.
Non rispose alla lettera, che pure lesse e rilesse attentamente, per quel che mi riferì Maria.