Localizzazione geografica : La catena dei Monti Lucretili è delimitata indicativamente a SO dalla Campagna Romana (SS n. 636 Maremmana inferiore , S.P. Moricone-Monteflavio), a NE dalla Sabina Reatina (SS n. 4 Salaria), a SE dalla valle dell’Aniene (SS n. 5 Tiburtina Valeria e SS n. 314 Licinese)
Superficie : circa 18.000 ettari
Ambiente : Il territorio del parco è prevalentemente in salita. la vetta più alta è il monte Pellecchia (1368 m). Il gruppo montuoso è costituito per lo più da spessi strati di carbonato, con calcari, marne (rocce formate da calcare ed argilla) e calcari-marnosi, accumulatisi durante le ere Mesozoica e Cenozoica in ambiente marino, sia di scogliera, sia pelagico.
Fauna caratteristica : Anfibi ( salamandra e ululone), uccelli (poiana, sparviere, falco, picchio rosso) mammiferi (istrice, tasso, lepre, puzzola e gatto selvatico)
Flora caratteristica Zona estremamente ricca di specie floristiche e vegetazionali. Ci sono le piante tipiche della macchia mediterranea ed in particolare lo Storace (Styrax officinalis), detto “mella bianca†e simbolo del parco che si trova in Italia solo su questi monti.
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Uno dei giri più duri e più lunghi proposti nel calendario di quest’anno e, perciò, da effettuarsi solo se ben allenati e, possibilmente, avendo già fatto almeno una volta il giro del Pellecchia da Monteflavio (già difficile di per sé).
La partenza è dal paese di Stazzano, raggiungibile da più strade a Nord di Roma (Nomentana e Palombarese, per esempio). Si imbocca subito una strada (prima in asfalto, dopo poco in sterrato) che ci condurrà per una salita di circa sei chilometri, fino ad un bivio dove svoltiamo a destra, salendo ancora per qualche chilometro in direzione di Monteflavio. La strada qui si apre e da sentiero diviene una carrareccia ben pedalabile, ma sempre con pendenze di tutto rispetto.
Arriviamo a Monteflavio, vicino al parcheggio posto in basso rispetto al paese, e ci dirigiamo con le bici verso il centro del paese percorrendo una strada asfaltata (attenzione perché incroceremo sulla destra “Via del Monte Pellecchiaâ€, ma non la imboccheremo). Prendiamo invece una strada in asfalto in salita sulla destra (Largo Caduti in guerra); incroceremo un antico forno e superando via Aldo Moro continuiamo a salire (anche qui lo strappo non è male) fino ad incontrare un cartello con l’insegna del Parco dei Monti Lucretili. La strada che diventa sterrata ci fa capire che stiamo abbandonando il centro abitato per addentrarci in questo bellissimo regno della natura.
Si comincia a scendere per qualche centinaia di metri, ma non vi illudete, perché dopo pochissimo riprende subito a salire. Si prosegue sempre dritto senza mai girare, seguendo le numerose curve e i saliscendi (più sali che scendi) che ci troveremo davanti.
Poco dopo incontriamo una deviazione a sinistra che ignoreremo per proseguire invece dritto: superiamo un bivio e, senza girare a destra, incontriamo un ponticello – con una curva a sinistra – che ci confermerà che la strada è quella giusta. Se il tempo è bello, la splendida vista del paese di Nerola ci ripaga della fatica fatta fino a qui.
Si supera un cancelletto cui segue, dopo duecento metri, una sbarra in genere alzata. Poco dopo una curva a destra ci preannuncia una rampa in salita niente male; il fondo è di pietre lisce, ma non per questo meno impegnativo (anzi, se è umido o ha piovuto, è proprio dura….).
Al km 10,4 si prosegue sempre dritto e dopo pochi metri si apre una valle bellissima con una vista stupenda, sulla destra, che sovrasta la zona di Orvinio. Al km 12,2 troviamo un cancello in genere aperto.
Dopo pochi metri facciamo attenzione: sulla destra una torretta in pietra ci avverte del bivio (km 13,6): giriamo infatti a destra accanto ad un albero. Se proseguissimo dritto arriveremmo al paese di Orvinio vicino alla Tiburtina e saremmo costretti a risalire indietro per tornare.
Girando invece a destra, inizia una parte in discesa (di circa due chilometri) sempre fangosa perché percorsa da ruscelli e corsi d’acqua; dopo uno slargo dove ci teniamo sulla sinistra si imbocca un bel single track che percorreremo per intero. Non si lascia mai la strada principale che, da sassosa, diventa poi erbosa e ancora più avanti molto più aperta e facile da percorrere: incontriamo una fontana (km 15,6) e scendendo ancora su un fondo impegnativo superiamo un cancello in genere chiuso; lo oltrepassiamo (avendo naturalmente cura di richiuderlo) e proseguiamo.
Dopo poco la strada si apre e a destra notiamo dei pali di contenimento in legno posizionati per evitare lo sfaldamento della collina, mentre a sinistra abbiamo la vista della valle di Orvinio e della Via Tiburtina.
Poco dopo sbuchiamo su una strada provinciale, proprio accanto al segnale che ci conferma l’arrivo a Civitella di Licenza. Un fontanile sulla strada offre l’occasione per fare una piccola pausa, prima di affrontare l’altra grande dura salita che ci riporta al paese di Monteflavio.
Dando le spalle al fontanile, ripartiamo prendendo la strada sterrata di mezzo tra quella asfaltata e quella da cui siamo venuti; questa ci porta subito verso una ripida salita che poi si addolcisce, per incontrare dopo poche centinaia di metri una cava in terra rossa molto suggestiva.
Si continua sempre dritto senza mai girare e, a seguire, ci troviamo davanti una sbarra che ci segnala l’inizio di una bella ma dura salita.
La strada dritta si alterna a curve ed a tornanti, ma pochi sono i punti in cui si può respirare. Al km 22,5 c’è un bivio da ignorare: occorre proseguire sulla sinistra (non scendere verso destra). Dopo qualche altro tornante arriviamo ad un pianoro (24,5 km) frequentato in genere da mucche e vitelli. Qui si può fare una piccola pausa perché dovremo salire ancora per un paio di chilometri, un tratto non lungo, quindi (ci mancherebbe), ma duro.
Al km 25,8 va ignorato un segnale sulle pietre che indica la svolta a destra (è fatto per chi percorre la |