giornata più estiva che primaverile, scorci del lago del turano che a dir belli è dire poco. Il giro relax prevedeva la non discesa a colle di tora e cosi ci siamo tenuti sempre a mezza costa, riuniti i due gruppi al 10 km si è proseguito su sterrato e poi 3km di asfalto che ci hanno portato alla parte da me preferita, lunga discesa fino a trebula mutuesca e al santuario di santa vittoria
da li attraverso la francigena siamo ritornati alle auto e per un gruppetto di noi la giornata è finita all'agriturismo la cerqueta, di sicuro ci ritorno specialità maiale nero da loro stessi allevato
ed ora un pò di cultura sui luoghi visitati
SANTA VITTORIA
Vittoria, romana di nobile famiglia nata intorno al 230, da bambina ricevette il battesimo. A 20 anni venne chiesta in sposa dal nobile Eugenio. Sua cugina per parte di madre, Anatolia, di qualche anno più anziana, anch'essa chiesta in sposa da un patrizio, la convinse a divenire "Vergine di Cristo". Vittoria vendette i suoi gioielli e le vesti preziose, ne distribuì il ricavato ai poveri e rinunciò definitivamente al matrimonio. Eugenio temeva di denunciarla come cristiana, perché in tal modo i beni di Vittoria secondo la legge sarebbero stati confiscati. Egli infatti aveva un duplice scopo: sposare Vittoria ed entrare in possesso del suo patrimonio.
I due pretendenti con il favore imperiale segregarono allora le giovani nelle loro tenute in Sabina: Vittoria presso la città sabina di Trebula Mutuesca (l'odierna Monteleone Sabino), Anatolia presso la città sabina di Thiora.
Secondo il racconto della Passio, vi era nel territorio di Trebula un tremendo dragone il cui sbuffo pestifero faceva morire uomini ed animali. Domiziano, signore di Trebula, si recò nel posto dove era stata esiliata Vittoria, e la pregò di salvare la città dal drago. Dopo aver scacciato il drago, Vittoria entrò nella spelonca del dragone e convocando il popolo disse: «Ascoltatemi: in questo luogo costruitemi un oratorio e datemi come socie le vostre fanciulle vergini». In poco tempo più di 60 ragazze divennero sue discepole; la santa insegnava loro inni, salmi e cantici. L'esilio, affrontato serenamente dalla Santa durò tre anni e si protrasse fino a tutto il 253. Trascorsi però tre anni Eugenio la denunciò al pontefice del Campidoglio di nome Giuliano, il quale inviò a Trebula un commissario di nome Taliarco. Quest'ultimo andò da Vittoria con una statuetta e la obbligò ad adorare la Dea Diana. Al suo rifiuto la uccise trafiggendola con la spada.
ANFITEATRO DI TREBULA MUTUESCA
Grazie alla ricca famiglia sabina dei Brutti Praesentes, vengono realizzate moltissime opere ed edifici come le terme e l’anfiteatro.
Quest’ultimo, risalente alla prima metà del II secolo, è stato riportato alla luce quasi integralmente, dagli scavi archeologici del 1958, poi ripresi nel 1998 con fondi dell’Unione Europea, nell’ambito di un progetto della Regione Lazio teso al recupero ed alla valorizzazione dell’antico centro. E’ costituito da una pianta ellittica di 94 x 66 m. L’edificio è realizzato in opera mista e blocchi di calcare. Parzialmente appoggiato alla roccia collinare, vi si accedeva da due ingressi principali alle estremità dell’asse maggiore.
L’anfiteatro è caratterizzato da un locale sotterraneo quadrangolare, sul quale si aprivano due gallerie, che correvano l’una, permettendo l’accesso al vano, lungo l’asse minore, coperta a volta, l’altra lungo l’asse maggiore, un tempo anch’essa coperta da volte a botte, oggi crollata. Sotto la cavea, sempre in seguito agli scavi, sono emersi 33 ambienti radiali che sostenevano le gradinate e che erano adibiti a varie funzioni, pavimentati in semplice mosaico bianco e nero o a mattoncini.
Nel corso degli scavi per riportare alla luce Trebula Mutuesca, sono state rinvenute anche due iscrizioni traianee in marmo di Carrara, risalenti al 115, che menzionano un intervento successivo sull’opera, interpretato come una ricostruzione monumentale dell’ingresso effettuata dall’Imperatore Traiano. Molto interessanti risultano anche le indagini sull’articolato sistema fognario sottostante l’anfiteatro che confermano il capolavoro ingegneristico dell’anfiteatro.