ilbaronerosso
vi inoltro il resoconto tappa x tappa dell'ideatore di qst traversata
DOMENICA 7 agosto -
1^ TAPPA " La TregiorniMtb2011 può cominciare!"
Km 43 dislivello salita 1900 m - discesa 800
PERCORSO
Dobbiaco, Villabassa, Prato Piazza, Carbonin, Lago di Landro, Valle Rienza, Val Rimbianco, Rifugio Auronzo
Si parte da Dobbiaco verso Villabassa e si attraversa tutto il centro abitato fino ad uscirne verso ovest. Si svolta a sinistra in cerca della stradina asfaltata che porta a Prato Piazza. Al bivio per la valle di Braies si individua facilmente la strada sterrata alternativa verso Ponticello. La TREGIORNIMTB2011 può cominciare!
Siamo un bel gruppo, forte di quattordici pedalatori e fin dalle prime rampe si può prevedere che sarà anche un gruppo compatto e che procederà sicuro e unito. Il cielo sereno sopra Dobbiaco ha lasciato in fretta il posto a nuvole sempre più nere e man mano che si sale di quota la temperatura scende sensibilmente. A Prato Piazza (1993 metri) piove e fa freddo. Ci fermiamo il tempo di uno strudel e di un the caldo e poi, coperti con indumenti antipioggia, scendiamo fino a Carbonin lungo una veloce sterrata e con qualche divagazione su divertenti single-track. Seguendo la ciclabile Cortina - Dobbiaco raggiungiamo il lago di Landro. Non piove più, ma il cielo rimane cupo e minaccioso. Abbandoniamo la ciclabile e risaliamo la valle di Rienza attraversando un antico letto fluviale dal fondo molto pietroso fra una fitta e bassa vegetazione. Dobbiamo seguire il sentiero 102. Si pedala fino al punto in cui il sentiero si divide: il ramo di sinistra (S102) prosegue verso il rifugio Locatelli, mentre il ramo di destra (S108), che seguiamo, entra nella valle di Rimbianco e porta all'omonima malga. Fra abeti, radici scivolose e gradini di pietra camminiamo con la bici sulle spalle e ci innalziamo sulla destra idrografica della stretta valletta. In basso scorre il rio che termina nel lago di Landro. Intanto ricomincia a piovere, a tratti anche intensamente e di nuoco ci copriamo per non arrivare in rifugio inzuppati d'acqua. Più in alto la valletta si apre e il sentiero, diventato pedalabile, corre di lato al torrente. A quota 1800, quando gli abeti si fanno più radi la traccia si fa ampia fino a diventare una bella e larga sterrata. Spunta anche il sole e ancora una volta siamo costretti a fermarci per riporre nello zaino le giacche e le mantelline che ci proteggevano dalla pioggia. Speriamo di non doverle sfilare di nuovo fra qualche minuto!. La strada taglia gli ampi prati sotto la malga Rimbianco e si divide poco prima di un ponticello. Grazie al GPS di uno del gruppo scopriamo che il ramo di sinistra ci fa evitare ancora per un po' l'asfalto, ma poi sarà inevitabile. Raggiunta la strada che sale da Misurina continuiamo a salire. Mancano tre chilometri all'arrivo. Sono tre chilometri di una salita mitica, affrontata dai grandi campioni del ciclismo come Moser, Merchz, Anchetil in memorabili edizioni del Giro ciclistico d'Italia. E' inevitabile provare una certa emozione nel percorrere questa salita. Ognuno sale con il proprio passo, ma tutti vogliono provare ad arrivare prima di qualcun'altro. E allora il gruppo si sgrana. Non ci si spetta più, reciprocamente. Si sa che l'arrivo è lassù. Anche l'ultimo: il più parsimonioso, o forse il più stanco, arriverà comunque alla meta. Già si vede il rifugio , ma ci sono ancora un paio di tornanti da affrontare. Ognuno spera di farcela e di non essere ripreso. La pendenza della strada ora si fa più dolce; svolta a destra; un ultimo strappetto e finalmente l'arrivo. Il cielo è grigio e la nebbia copre tutta la valle e le cime intorno, però non piove più; per ora!
ilbaronerosso
LUNEDI' 8 agosto
2^ TAPPA "una Malga da leccarci i baffi"
Km 52 c.a. dislivello salia 2050 - discesa 2700 m.
PERCORSO
Rifugio Auronzo, Rifugio Locatelli, Moso, Malga Nemes, Passo Silvella, Passo Palombino, Malga Dignas
E' piovuto forte tutta la notte e le previsioni, almeno per il mattino, sono pessime. Forse qualche schiarita nelle ore centrali della giornata, ma verso sera torneranno piogge e temporali. La nebbia avvolge ogni cosa e la pioggia, anche se non intensa ci entra quasi nelle ossa. Alla forcella Lavaredo, al cospetto delle Tre Cime completamente celate dalla fitta nebbia, stringiamo più forte il laccetto del casco e scendiamo veloci verso il rifugio Locatelli. Per errore seguiamo le indicazioni per San Candido girando intorno al Monte Paterno e rischiando di sbagliare clamorosamente strada. Ritornati sul sentiero giusto scendiamo lungo la valle Sasso Vecchio fino al rifugio Fondovalle. I più bravi la percorrono quasi interamente in sella. Il pericolo maggiore è il legno bagnato delle radici e degli scalini artificiali così fatti per facilitare gli escursionisti, qui sempre numerosi, ma che oggi si contano sulle dita di una sola mano. Qualcuno su quegli scalini rotola malamente e si ritrova con la bici per cappello. Al termine della discesa, quasi tutti, se non son caduti, qualche rischio lo hanno comunque corso. Bisogna ricordare che questo è un tratto vietato al transito delle biciclette e chi, come noi, ci passa lo fa a proprio rischio e pericolo. Raggiungiamo Moso che il cielo si è aperto, ampiamente. Il sole finalmente ci riscalda. Sono le prime ore del pomeriggio e dunque, fatti due conti: le schiarite annunciate al mattino sono un po' in ritardo; speriamo che siano in ritardo anche le piogge che dovranno seguire e che arrivino quando già saremo al riparo nella Malga.
Dal centro di Moso non è facile trovare l'indicazione per Alpe Nemes.
Non ci sono paline di sentieri e la cosa ci stupisce, in questi luoghi così dedicati all'escursionismo. Non ci rimane che affidarci alle indicazioni di un turista che si ricorda di esserci andato un volta, all'Alpe. Nei pressi della chiesetta del centro parte una stradina asfaltata molto ripida: via Alpe Nemes; è lì! La strada si incunea fra condomìni e nuove palazzine e sembra terminare in un parcheggio ma, poi, oltre il prato, continua con fondo sterrato. Da qui basta seguire sempre le indicazioni per Alpe Nemes: non ci si può sbagliare. Dopo la pineta il paesaggio si fa grandioso; finalmente le cime e le guglie dolomitiche che prima ci inghiottivano nella nebbia si scoprono in tutta la loro grandezza ed è molto forte il contrasto con i pascoli verdi e ondulati che stiamo attraversando ora. All'Alpe Nemes ci servono strudel, cioccolate calde, the e minestre d'orzo in cinque minuti: sono organizzatissimi: come sempre!
Ora affrontiamo la penultima salita della giornata. In circa un'ora raggiungiamo il passo Silvella a 2400 metri circa e lasciamo definitivamente il Trentino Alto Adige. La TREGIORNI ha impiegato due anni per attraversarlo. Ora siamo in Veneto. Domani sera saremo in Friuli.
Sul passo ricomincia a piovere e fa freddo. Mentre scendiamo il tempo peggiora. I temporali pare siano più puntuali delle schiarite del mattino. Ci attende ancora una salita impegnativa fino ai 1995 metri del Passo Palombino. Il gruppo è stanco. La tappa sembra ancora lunga, più lunga del tempo che abbiamo a disposizione. Qualcuno si scoraggia e cerca una soluzione per abbreviare il percorso, visto che piove sempre di più. Ma la strada prevista è già quella più breve, dunque non c'è soluzione: bisogna proseguire.
La pioggia ogni tanto cessa. A Casera Melin non piove più e rispunta il sole. Via le giacche un'altra volta: ci prepariamo nuovamente a salire, ma sarà l'ultima ascesa impegnativa delle giornata. Grazie alle indicazioni di un malgaro troviamo il sentiero, non segnalato, e affaticati dalla stanchezza che ormai si fa sentire, raggiungiamo il passo Palombino pedalando a tratti.
La discesa non è bella. Il terreno è molto scavato dall'acqua e fangoso. E' difficile stare a lungo in sella. Anche a piedi le difficoltà non mancano, perché la pioggia abbondante di questi giorni ha reso tutto più scivoloso ed insicuro. Soltanto quando si raggiungono i primi pascoli si scende più veloci. Si supera la Malga Londo e poco più avanti, si incontra il bivio per Malga Dignas. Il cartello in legno indica km. 2,5. E' davvero l'ultima salita della giornata. Arriviamo alla Malga preoccupati per il ritardo e pronti a scusarci, ma veniamo accolti con così grande calore dai gestori che di scuse nemmeno se ne parla. La sera sarà grande festa per noi e per i gestori che ci serviranno una cena da leccarci i baffi con un indimenticabile sciroppo di sambuco!
ilbaronerosso
LUNEDI' 8 agosto
2^ TAPPA "una Malga da leccarci i baffi"
Km 52 c.a. dislivello salia 2050 - discesa 2700 m.
PERCORSO
Rifugio Auronzo, Rifugio Locatelli, Moso, Malga Nemes, Passo Silvella, Passo Palombino, Malga Dignas
E' piovuto forte tutta la notte e le previsioni, almeno per il mattino, sono pessime. Forse qualche schiarita nelle ore centrali della giornata, ma verso sera torneranno piogge e temporali. La nebbia avvolge ogni cosa e la pioggia, anche se non intensa ci entra quasi nelle ossa. Alla forcella Lavaredo, al cospetto delle Tre Cime completamente celate dalla fitta nebbia, stringiamo più forte il laccetto del casco e scendiamo veloci verso il rifugio Locatelli. Per errore seguiamo le indicazioni per San Candido girando intorno al Monte Paterno e rischiando di sbagliare clamorosamente strada. Ritornati sul sentiero giusto scendiamo lungo la valle Sasso Vecchio fino al rifugio Fondovalle. I più bravi la percorrono quasi interamente in sella. Il pericolo maggiore è il legno bagnato delle radici e degli scalini artificiali così fatti per facilitare gli escursionisti, qui sempre numerosi, ma che oggi si contano sulle dita di una sola mano. Qualcuno su quegli scalini rotola malamente e si ritrova con la bici per cappello. Al termine della discesa, quasi tutti, se non son caduti, qualche rischio lo hanno comunque corso. Bisogna ricordare che questo è un tratto vietato al transito delle biciclette e chi, come noi, ci passa lo fa a proprio rischio e pericolo. Raggiungiamo Moso che il cielo si è aperto, ampiamente. Il sole finalmente ci riscalda. Sono le prime ore del pomeriggio e dunque, fatti due conti: le schiarite annunciate al mattino sono un po' in ritardo; speriamo che siano in ritardo anche le piogge che dovranno seguire e che arrivino quando già saremo al riparo nella Malga.
Dal centro di Moso non è facile trovare l'indicazione per Alpe Nemes.
Non ci sono paline di sentieri e la cosa ci stupisce, in questi luoghi così dedicati all'escursionismo. Non ci rimane che affidarci alle indicazioni di un turista che si ricorda di esserci andato un volta, all'Alpe. Nei pressi della chiesetta del centro parte una stradina asfaltata molto ripida: via Alpe Nemes; è lì! La strada si incunea fra condomìni e nuove palazzine e sembra terminare in un parcheggio ma, poi, oltre il prato, continua con fondo sterrato. Da qui basta seguire sempre le indicazioni per Alpe Nemes: non ci si può sbagliare. Dopo la pineta il paesaggio si fa grandioso; finalmente le cime e le guglie dolomitiche che prima ci inghiottivano nella nebbia si scoprono in tutta la loro grandezza ed è molto forte il contrasto con i pascoli verdi e ondulati che stiamo attraversando ora. All'Alpe Nemes ci servono strudel, cioccolate calde, the e minestre d'orzo in cinque minuti: sono organizzatissimi: come sempre!
Ora affrontiamo la penultima salita della giornata. In circa un'ora raggiungiamo il passo Silvella a 2400 metri circa e lasciamo definitivamente il Trentino Alto Adige. La TREGIORNI ha impiegato due anni per attraversarlo. Ora siamo in Veneto. Domani sera saremo in Friuli.
Sul passo ricomincia a piovere e fa freddo. Mentre scendiamo il tempo peggiora. I temporali pare siano più puntuali delle schiarite del mattino. Ci attende ancora una salita impegnativa fino ai 1995 metri del Passo Palombino. Il gruppo è stanco. La tappa sembra ancora lunga, più lunga del tempo che abbiamo a disposizione. Qualcuno si scoraggia e cerca una soluzione per abbreviare il percorso, visto che piove sempre di più. Ma la strada prevista è già quella più breve, dunque non c'è soluzione: bisogna proseguire.
La pioggia ogni tanto cessa. A Casera Melin non piove più e rispunta il sole. Via le giacche un'altra volta: ci prepariamo nuovamente a salire, ma sarà l'ultima ascesa impegnativa delle giornata. Grazie alle indicazioni di un malgaro troviamo il sentiero, non segnalato, e affaticati dalla stanchezza che ormai si fa sentire, raggiungiamo il passo Palombino pedalando a tratti.
La discesa non è bella. Il terreno è molto scavato dall'acqua e fangoso. E' difficile stare a lungo in sella. Anche a piedi le difficoltà non mancano, perché la pioggia abbondante di questi giorni ha reso tutto più scivoloso ed insicuro. Soltanto quando si raggiungono i primi pascoli si scende più veloci. Si supera la Malga Londo e poco più avanti, si incontra il bivio per Malga Dignas. Il cartello in legno indica km. 2,5. E' davvero l'ultima salita della giornata. Arriviamo alla Malga preoccupati per il ritardo e pronti a scusarci, ma veniamo accolti con così grande calore dai gestori che di scuse nemmeno se ne parla. La sera sarà grande festa per noi e per i gestori che ci serviranno una cena da leccarci i baffi con un indimenticabile sciroppo di sambuco!
ilbaronerosso