Nonostante attraverseremo più di qualche paese, ho scelto di darvi notizie del piccolo borgo medievale di Collato Sabino, sarà insieme a Nespolo gli unici due centri della provincia di Rieti che attraverseremo, sorge a 980 metri slm, con soli 475 abitanti, e gode di una vista a 360 gradi sul territorio circostante. Grazie alle caratteristiche storiche del borgo e la bellezza ed incolumità del paesaggio, dal 2001 è stato incluso nel Club de “" I Borghi più belli d’`Italia"”.Nonostante attraverseremo più di qualche paese, ho scelto di darvi notizie del piccolo borgo medievale di Collato Sabino, sarà insieme a Nespolo gli unici due centri della provincia di Rieti che attraverseremo, sorge a 980 metri slm, con soli 475 abitanti, e gode di una vista a 360 gradi sul territorio circostante. Grazie alle caratteristiche storiche del borgo e la bellezza ed incolumità del paesaggio, dal 2001 è stato incluso nel Club de “" I Borghi più belli d’`Italia"”.
Probabilmente fondato intorno al X secolo nel luogo in cui sorgeva in epoca romana un centro fortificato dei Sabini, il paese, in origine chiamato Castaldio, prende l`attuale nome, Collalto, dalla sua particolare posizione. Fu infatti costruito a scopo difensivo, durante il periodo delle invasioni saracene in Sabina, sulla cima di un colle molto alto e scosceso. Per arrivarci la strada si stacca dalla bassa valle del Turano inerpicandosi tra folti boschi di castagni e cerri fino al paese ancora cinto dalle antiche mura merlate, entro cui le case di pietra antica e le strade strette e tortuose si raccolgono intorno al maestoso castello quattrocentesco. Dal Duecento la posizione del borgo a confine tra lo stato della Chiesa ed il regno di Napoli, gli diede un`eccezionale importanza strategica, rendendolo meta ambita da molti signori che nel corso dei secoli se ne contesero il possesso. Tra questi i Collalto, che per primi lo governarono assumendo il nome dal paese; i Mareri, grandi incastellatori medioevali; i Savelli, nobili romani, ed i Soderini che nella seconda meta` del 1500 ristrutturarono sia la fortezza, trasformandola in un`imprendibile rocca in grado di contrastare gli attacchi nemici, sia il palazzo baronale che assunse nell`impianto i caratteri ancora oggi visibili, nonostante i numerosi rimaneggiamenti. Nel 1641 Nicola Soderini, sopraffatto dai debiti, fu costretto a vendere il paese al cardinale Francesco Barberini, nipote del Papa regnante Urbano VIII, il quale completò il restauro e arricchì ulteriormente il palazzo baronale e l`imponente fortezza, conservando la baronia fino alla soppressione dei feudi. Nel febbraio del 1861 il castello e l`abitato di Collalto vennero saccheggiati da una banda di briganti formata da soldataglia borbonica, reparti pontifici e delinquenti comuni che, dopo aver piegato la resistenza degli abitanti, incendiarono il borgo distruggendo molti importanti documenti conservati nell`archivio del castello. Probabilmente fondato intorno al X secolo nel luogo in cui sorgeva in epoca romana un centro fortificato dei Sabini, il paese, in origine chiamato Castaldio, prende l`attuale nome, Collalto, dalla sua particolare posizione. Fu infatti costruito a scopo difensivo, durante il periodo delle invasioni saracene in Sabina, sulla cima di un colle molto alto e scosceso. Per arrivarci la strada si stacca dalla bassa valle del Turano inerpicandosi tra folti boschi di castagni e cerri fino al paese ancora cinto dalle antiche mura merlate, entro cui le case di pietra antica e le strade strette e tortuose si raccolgono intorno al maestoso castello quattrocentesco. Dal Duecento la posizione del borgo a confine tra lo stato della Chiesa ed il regno di Napoli, gli diede un`eccezionale importanza strategica, rendendolo meta ambita da molti signori che nel corso dei secoli se ne contesero il possesso. Tra questi i Collalto, che per primi lo governarono assumendo il nome dal paese; i Mareri, grandi incastellatori medioevali; i Savelli, nobili romani, ed i Soderini che nella seconda meta` del 1500 ristrutturarono sia la fortezza, trasformandola in un`imprendibile rocca in grado di contrastare gli attacchi nemici, sia il palazzo baronale che assunse nell`impianto i caratteri ancora oggi visibili, nonostante i numerosi rimaneggiamenti. Nel 1641 Nicola Soderini, sopraffatto dai debiti, fu costretto a vendere il paese al cardinale Francesco Barberini, nipote del Papa regnante Urbano VIII, il quale completò il restauro e arricchì ulteriormente il palazzo baronale e l`imponente fortezza, conservando la baronia fino alla soppressione dei feudi. Nel febbraio del 1861 il castello e l`abitato di Collalto vennero saccheggiati da una banda di briganti formata da soldataglia borbonica, reparti pontifici e delinquenti comuni che, dopo aver piegato la resistenza degli abitanti, incendiarono il borgo distruggendo molti importanti documenti conservati nell`archivio del castello. |
Il giro si svolge su vecchie carrarecce con un buon fondo, tutte molto panoramiche con scorci che vanno dai più vicini Simbruini al più lontano gruppo del Velino, ed in buona parte lungo la base del monte Cervia, ad eccezione della prima parte che sarà meno spettacolare dove percorreremo una parte della piana del Cavaliere e parte della zona industriale di Carsoli.
Per una maggiore comodità cominceremo a pedalare poco dopo l’uscita del casello autostradale di Carsoli su strada asfaltata per i primi 6 km dove sia il poco traffico che il verde che la circonda la renderanno meno monotona.
Successivamente prenderemo la carrareccia con un buon fondo, che dalla Via Turanense ci porterà in 6 km alternando tratti in pianura a dei brevi strappi impegnativi soprattutto nell’ultimo Km, nel caratteristico borgo di Collalto Sabino che attraverseremo e avremo modo di godere di splendidi panorami.
Gireremo a sinistra della piazza principale, all’inizio con un’ampia e veloce discesa per i primi 2 Km che diventerà un piccolo sentiero con un divertente singol-trek in mezzo ad un castagneto piuttosto impegnativo dove i più coraggiosi in discesa potranno divertirsi.
Arriveremo così ai piedi del Monte Cervia, attraversando la strada provinciale, prenderemo di nuovo una carrareccia dove si alternano tratti con buon fondo a tratti più impegnativi data la presenza di molti sassi, eventualmente superabili scendendo dalla bici per brevi tratti, terminata la salita prenderemo di nuovo una strada bianca che attraverso una veloce e divertente discesa ben battuta che separa in due castagneti secolari arriveremo nei pressi di un altro piccolo paese Poggio Cinolfo dove ci aspetta ancora una discesa molto veloce facendo molta attenzione alla fine della stessa per l’incrocio della Via Turanense da qui in poi faremo buona parte del percorso fatta all’andata. |