Gran parte del territorio della Comunità Montana dei Monti Cimini corrisponde all’antica Regione Cimina che, difesa da un’impenetrabile selva, fornì alle popolazioni etrusche un baluardo naturale contro l’egemonia dei Romani che riuscirono a conquistare il territorio solo attraverso un inganno “strategico” nel lontano 310 a.C..
Dell’antica “Selva Cimina” oggi rimangono fitti boschi di querce, frassini, faggi, olmi e castagni, solcati da limpidi ruscelli e fresche fonti ed abitati da numerose specie di animali selvatici quali volpi, faine, donnole, lepri, martore. Tra gli uccelli il falco pescatore e lo svasso (podiceps crestatus), tra i pesci il coregone, il persico ed il luccio. La flora è multicolore e variegata, ricca di frutti selvatici e splendidi fiori. Particolarmente rigoglioso il sottobosco con ginepri, felci, ginestre, agrifogli, pungitopi e vare specie di funghi commestibili.
Le maggiori vette sono il monte Cimino (1053 metri) ed i monti Fogliano (965 metri), Venere (838 metri) e Palanzana (802 metri). Con un perimetro di 18 chilometri, il lago di Vico è un bacino naturale, immerso nel verde dell’area protetta che da lui prende il nome. Secondo una antica leggenda fu la clava di Ercole a provocare la formazione della “gora”. La sua origine è comunque connessa alla composizione geologica dell’intera zona, tutta di genesi vulcanica.
Tra le “curiosità naturali” della regione è il “sasso menicante” (barcollante), più volte descritto da Plinio il Vecchio che lo definì “miraculum naturae” e poi osservato da insigni studiosi quali Francesco Orioli. Si tratta di un macigno di 500 tonnellate che altalena senza spostarsi dal perno del baricentro. Anche questo fenomeno è legato all’origine vulcanica dei Cimini. Strade e agevoli sentieri collegano borghi e zone boscose.
Tutti i paesi siti nel territorio della Comunità montana hanno antiche origini, attestate da reperti e zone archeologiche, da monumenti medioevali e rinascimentali, da opere d’arte dei secoli passati. Rocche e manieri, palazzi e ville circondati da artistici giardini custodiscono tesori d’arte e d’antiquariato e circondano antichi borghi di grande interesse urbanistico. Ogni centro urbano ha una sua particolarità degna di una visita e persino di un soggiorno: da palazzo Farnese di Caprarola, ai castelli Orsini di Soriano, Ruspoli di Vignanello, Di Vico di Canepina, dalla Villa Lante di Bagnaia al palazzo Doria-Pamphilij di San Martino, dai borghi medioevali di Ronciglione, Carbognano e Vitorchiano alla abbazia Cistercense di San Martino, dei centri storici di Capranica, Vetralla e Vallerano al caratteristico ed unico borgo medioevale di Viterbo, città dei Papi. Il territorio della comunità Montana ed i paesi che ad esso appartengono sono anche ricchi di tradizioni e peculiarità. Feste religiose e processioni, balli e manifestazioni carnevalesche, sagre e rievocazioni storiche, fiere e giostre medioevali e rinascimentali sono particolarmente diffuse specie nei periodi dall’1 marzo al 30 settembre. L’artigianato artistico ha negli oggetti in ceramica, in pietra, in ferro battuto ed in legno la sua “punta di diamante”. Il peperino utilizzato fin dall’antichità, ma diffuso a partire dal Medioevo, è, insieme al tufo, la pietra locale più caratteristica.
Prodotti tipici sono le castagne, le nocciole, i funghi, il pregiato olio di oliva, ottimi vini, formaggi di pecora e di mucca, prosciutti e tutti gli altri derivati dalla lavorazione delle carni suine. La gastronomia è fondamentalmente legata alla tradizione contadina. Tra i primi piatti si ricordano il “fieno” (pasta particolarmente sottile), i “lombrichelli”, i “cavatelli” o “gnocchi al ferro” lavorati con acqua e farina, le “fettuccine”, le “sutrine” e le “frittelle” impastate con verdure o frutta, la “acqua cotta” e altri tipi di zuppe. Tra i secondi piatti la cacciagione e le carni bianche da allevamento di animali da cortile, la “porchetta allo spiedo”, il pesce di lago. Tra i dolci i “tozzetti”, le “spizzicate”, il “panmielato”, le “crostate”, la “nociata”, tutti derivati dalle principali produzioni agricole (nocciole, castagne, marmellate, miele) e meglio se “bagnati” con i tipici vini locali.
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L’itinerario, di livello fisico e tecnico medio-alto, si sviluppa quasi interamente su sterrato. Partendo dalla città, con una salita graduale di circa 10 km guadagneremo in località Poggio Nibbio la sommità del vulcano che oggi ospita il Lago di Vico. Da lì scenderemo verso lo stesso, prima attraverso un single track, successivamente su un sentiero che costeggia il lago in quota ed infine di nuovo con un divertente single track. Giunti al lago lo costeggeremo su una strada asfaltata per circa 4 km fin sotto il Monte Venere, da dove riprenderemo a salire, in alcuni tratti, anche in modo impegnativo fino a ritornare sulla sentiero in quota che questa volta percorreremo in senso inverso, fino a raggiungere la strada Cassia Cimino, dove svolteremo sulla destra. Dopo 500 mt inizieremo a percorrere dei sentieri nei castagneti sopra Canapina, in un tratto che tra salite e discese brevi ma discretamente impegnative ci riporteranno in località Poggio Nibbio, da dove inizieremo la discesa finale che in altri 10 km ci riporterà al luogo di partenza, in un altalena di cambiamenti di situazioni ciclistiche. Considerato il dislivello, lunghezza e significativa presenza di tratti tecnici, anche sconnessi, è consigliato un adeguato livello di allenamento e capacità di guida.
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