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La Svandellata IV - Final Fantasy


Zorro » 19 anni fa
Riporto tutta la storia compresa la IV parte che mancava così come l'ho ricevuta:
(per chi non nè sa nulla è la storia della traversata delle Alpi Apuane: la Transapuana - lungo la Via Vandelli)

LA SVANDELLATA I Parte

Avevo già  sentito parlare un sacco di volte della via Vandelli, della leggenda che narrava di una Dulcinea Fanciulla nata nel modenese un sacco di anni fa, di un padre che per farla star zitta e non più nubile le aveva fatto costruire una strada su per quei monti coi pendii ripidi ed aggressivi, di in figliuolo del Ducato Massese che attendeva la fanciulla e che frustava i contadini perché si sbrigassero a posar quelle pietre per farla giungere nel minor tempo possibile...però la storia non è proprio andata così, dietro all’amore dei due figliuoli, racconta Don Bibulca del Frignano, guida e maggior esperto della zona modenese solcata dalla nota strada, c’erano strategie militari, commerciali, loschi traffici di lardo, intricate storie di minestre di carne d’uomo, principi e duchi che sorteggiano con noccioli di olive e di ciliegie… e chissà  cos’altro… Una cosa è certa: l’ingegner Vandelli era un po’ pazzo. Fece costruire, in ormai lontano periodo di tempo, una strada assurda che dal modenese, lungo crinali e i pendi raggiunse il Passo tambura a circa 1600 metri di quota con pendenze che non fermarono solo buoi, e non distrussero solo ruote di legno di carri e carovane, ma tutt’oggi fa i suoi danni: polmoni sfiniti, sangue, telai spezzati, costole ammaccate, cambi divelti, cerchi svirgolati e schiene a pezzi.

Antefatto
Chi in un modo, chi in un altro siamo venuti a sapere della Traversata Apuana organizzata da Ciclonatura. Contattiamo Corrado, la guida del tour, ma preferiamo chiamarlo Dottor Bibulca del Frignano oppure Yuppareppa (giù dalla reppa, giù dalla rippa, ripida…). Oltre a me, TP (Telaio Piegato, ribattezzato Tosco Piegato per la provenienza da comprensibile regione), e a mio fratello, Giacomo (ormai battezzato Tosco Major, per la maggiore età  rispetto alla mia) ci sono 4 romani: Succisa che durante il tour assumerà  il nomignolo di Taccuino, per la sua metodica pratica di appuntare note, indicazioni ed altro ancora, sul taccuino che dal nulla compare nelle sue mani…
Pippe Calze Lunghe: ovvero Francesco, chiamato a questo modo per le sue calze nere fin sotto il ginocchio… The President, oppure Attacco Negativo, per la sua presidenza al club Pedalando e per essere l’unico con attacco negativo, da vero crosscountrista…e poi c’è Lo Svandellatore, il Pininfarina, colui che conobbe la mtb in un cassonetto dell’immondizia, e che poi proseguì sulla stessa strada acquistando una Pininfarina, ma poi scelse una Fuji, e non cambiò di molto!
Dopo diversi accordi presi via e-mail, si decide per il week-end dopo Ferragosto. Il gruppo Toscano e quello romano non si sono ancora conosciuti e neppure sentiti. Appuntamento a Pavullo nel Frignano alle ore 14:00. “Non fare tardi!” mi aveva detto il Doc Bibulca, ed io, sapendo della mia involontaria propensione al ritardo, avevo pure anticipato la partenza di un’ora sul calcolo che avevo fatto per raggiungere Pavullo dal paesello sopra Carrara…

I fatti della prima tappa (Pavullo - Piane di Mocogno)
Mentre i romani e il Dottor Bibulca si allacciano il caschetto e si scaldano i muscoli, io e Tosco Major siamo seduti in macchina consapevoli di un ritardo abbastanza notevole. Alle 14:00 siamo ancora in macchina che rimbalziamo di curva in curva verso Pavullo domandandoci perché ci voglia così tanto a raggiungere il luogo dell’appuntamento. La cosa rimane un mistero, perché, mentre all’andata abbiamo impiegato quasi 4 ore guidando con una certa fretta, la mia ragazza, con calma e tranquillità , ha percorso il ritorno in sole 3 ore! Boh?? Giunti al parcheggio scendiamo per presentarci alla combriccola, ma Bibulca urla subito “Scendi la bici e preparati, che vieni a fare qui! Siamo in ritardo!”. Volevamo solo presentarci… Ci giriamo e andiamo a montare le mtb mentre pensiamo a 4 giorni in compagnia di gente che continuerà  a ripetere “Andiamo!” “Dai, muoviti, vogliamo arrivare per l’ora del te!” “Che xxxxxxxxx di bici avete??? Ma che ruota è? Ma perché siete venuti con quei cancelli???!!! (Però ci sbagliavamo…)
Saliamo in sella alle 15:00 circa e ci dirigiamo al luogo della partenza ufficiale: il Palazzo Ducale di Modena. Qui, il Dottor Bibulca comincia con la sua prima dissertazione da oratore ciceroniano ammaestrato dai libri che discorrono delle leggende e della storia locale, ma purtroppo limitandosi solo a quelle strette vicinanze, a tal punto da impedirgli di capire, dai colli di San Pellegrino, quale sia il monte Tambura, dove avremmo varcato le Apuane, o meglio “svandellato”. Infatti sarebbe illogico, anzi lo è, non avere una stella da seguire in quell’orizzonte frastagliato di vette. àˆ vero che c’è il GPS, ma nulla potrà  mai sostituire la competenza di una cartina…(non voglio criticare Yuppareppa! àˆ solo per sfotterlo un po’…lo sa che scherzo…mica vero…eh eh).
Finito l’eloquente discorso del Dottore cominciamo finalmente a pedalare. C’è da dire che io e Tosco Max abbiamo un allenamento discreto, io ho ripreso a pedalare da poco dopo essermi laureato e aver passato due anni andando in mtb una volta al mese (le uniche pedalate le ho fatte gli ultimi mesi al Parco Nord di Milano…) mentre Tosco M., dopo il lavoro, pedala sul lungomare Carrarese con una bici da corsa, ma senza manie agonistiche. Inoltre c’è da dire che non abbiamo “il complesso del mezzo”, non abbiamo cioè quella maniacale propensione ad avere la mtb sempre pulita e perfetta (sappiamo che sarebbe meglio averla in buono stato, ma è come il ritardo, non ci possiamo fare nulla, capita…). E neppure ci preoccupiamo più di tanto se dobbiamo pedalare con dei cancelli per 4 giorni…Tosco non si è neppure comprato il tubo reggisella un po’ più lungo e gli è toccato pedalare con la sella bassa, ma la sella era nuova e comoda. La mia puledra aveva il deragliatore manuale, non avevamo ne ciclocomputer né cardio, né gps… Il peso delle bici non era dei più leggeri, la sezione delle ruote un po’ abbondante, io avevo pure il portapacchi e la macchina fotografica attaccata al manubrio (errore madornale!!!!!!!!!!!), ma alla fine, con calma, ci siamo difesi bene, soprattutto in discesa, dove esaltavamo le doti dei nostri mezzi.
I romani invece son dei pedalatori, ma con lo spirito giusto. Importante è proprio lo spirito, non il mezzo. Cavalcano mtb con sella alta, pedali a sgancio e scarpette con tacchette (noi gli zatteroni che sembrano trappole per orsi e scarponi da montagna), uno di loro, The President, ha pure l’Attacco Negativo! Però non hanno le gambe depilate, indossano tutine attillate e hanno selle strette come perizomi, la forcella si può regolare in tutti i modi, bloccare, cambiare escursione, tarare, accorciare…il ciclocpc attaccato al manubrio con altimetro e frequenzimetro, pedalometro e barometro, GPS… Aoooohhh, però son ganzi! C’è “Pininfarina” che ironizza sulla sa stazza, ma c’ha una grinta che spacca (si si, spacca di brutto…poi se ne renderà  conto nell’ultima tappa!). C’è Succisa (il Taccuino) che da l’impressione d’esser tosto e saggio… Francesco, coi suoi calzetti neri al ginocchio è un po’ taciturno, e poi il Presidente con la sua posizione da crossista…Yuppa, cioè il Dottor Bibulca – la guida - monta una Ancillotti con forcella Votec doppia piastra: dice di aver fatto un affare facendola sistemare al BikeFestival di Riva del Garda, ha speso circa 400 euro per cambiare chissà  che sistema per poterla regolare e tarare… io proprio non ci riesco a concepire ste cose, con 140 euro mi son comprato una forcella monopiastra che va benissimo e per regolarla ci tolgo una molla da uno stelo e la faccio più morbida, quando la voglio più dura ce la rimetto. Ma comprati una …….! (no logo). Percorriamo un prato di fianco ad una pista d’atterraggio, saliamo…saliamo…saliamo… c’è sempre da salire. Arriviamo al castello-fortezza dei Montecuccioli, quelli che giocavano coi noccioli di ciliegia e di oliva per spartire i territori, un gioco simile a Risiko, ma visto che i carrarmatini non li avevano ancora inventati usavano i noccioli come pedine e ai dadi preferivano il combattimento di cuccioli di cane, la loro ossessione per questo gioco fu tale da accumulare montagne di cuccioli morti durante i combattimenti, da qui monte-cuccioli…Di tutta la storia che Il Bibulca ha raccontato spicca la famiglia degli Estesi chiamati così per la loro vasta supremazia raggiunta grazie al gioco che assomigliava a Risiko. Uno storico, tale Testi Bibulco (lontano parente della nostra guida) scopri in una tomba della famiglia Estesa dei noccioli truccati…e ciò la dice lunga). Per un bel tratto la via Vandelli non è sotto le nostre ruote, ma laggiù in findo alla valle, ormai asfaltata, nascosta da una coperta bituminosa che striscia tra i campi arati, solcata da mezzi rapidi con ruote di gomma, che vanno di fretta, sempre in ritardo, non come i vecchi carri trainati dai buoi flemmatici, non più zoccoli duri che arrancano incerti su quelle pietre tonde e levigate, che un tempo non eran così levigate ma taglienti e aspre come tutto quel cammino, aspro e arcigno che conduceva o nel massese o nel modenese, ma pur sempre duro, duro come la pelle di quegli uomini che però davano un sapore unico alla Minestra dell’Oste, un piatto tipico di quel percorso, che tutti volevan assaporare e che era indescrivibile! Perché dopo che l’avevi assaggiato morivi dalla voglia di provare nuovamente quel Minestrone d’ossa e carne. (Poi tutto sarà  più chiaro a chi ignora i fatti). Cominciamo a sentire un po’ di fatica, almeno noi Toschi la sentiamo, i romani e la guida pedalano tranquillamente. Sono sempre ultimo, o comunque sempre in fondo alla carovana. Siamo sette, come i nani, ma la Dulcinea Candida non c’è e neppure ci aspetta al capanno. Siamo i Sette biker e la Vandelli, solo noi: sette teste ed una strada, 14 ruote e sempre lei che alle volte spunta da un cespuglio, attraversa un bosco, si nasconde sotto l’erba o scompare nel bitume. Ma è sempre lì, a portata d’occhio. Vandelli, l’Ingegnere Matematico Filosofo Astronomo ma non Filantropo né Chirurgo ci sorveglia. Anzi, si diverte alle nostre spalle, ci mette alla prova, aumenta la pendenza, sposta qualche pietra…Attraversiamo una pineta, balla, molto bella , peccato per quei solchi lasciati dai 4x4 fuoristrada che l’anno distrutta rendendola un ostacolo alle nostre esili ruote. Riusciamo, dopo circa 30 km e 1000 metri di dislivello a raggiungere la località  Piane di Mocogno, luogo natio di Sir Bibulca la guida. Giungiamo all’Overlook Hotel, la padrona ci fa accomodare e ci dice di sbrigarci perché la cena è ormai servita da quel bello… che palle, neppure ci possiamo godere una mezzora di doccia calda, sempre fretta fritta e ritardo. Dopo una ventina di minuti ci sediamo a tavola. Tutti ordinano una birra media. C’è che fa il bis, il buffet è a portata di mano, le tagliatelle coi funghi sono ottime, l’atmosfera è quella giusta! Mi sbagliavo sul loro conto! Non sono degli agonisti con la canfora nella zucca. Pininfarina comicia a raccontare come è cominciato l’amore per la mtb: un racconto romantico, iniziato in un cassonetto dell’immondizia… non si sa come finì quell’amore per la Zoticona…passò a ben più alte aspettative: una Pininfarina, il Ramarro del Distributore che per un certo periodo terrorizzò i ciclisti di tutto il mondo. Ma lui lo cavalcò. L’evoluzione però deve proseguire il suo viaggio verso l’alto, verso la tecnologia: e si comprò una Fuji, ma non una macchina fotografica, una mtb da “Freeride leggero”??? In pratica un mezzo con un sistema intricato di snodi e bielle che utilizza il tubo verticale (quello sotto la sella) come un tirante e non puntone, in pratica si potrebbe definire il telaio della Fuji di Pininfarina una capriata con le ruote… Poi il Pininfarina, non ancora “Lo Svandellatore” (termine attribuitogli più avanti) disquisisce sul suo hobby: interpretare il Pipistrello dei Kiss. Lui? Un cover dei Kiss?? Ma ve lo immaginate con la faccia tutta truccata e il sangue che gli sgorga dalla bocca…assurdo.
Poi è la volta di Taccuino, Succisa. Che comincia a parlare della sua attività  agonistica e che per non essere definito un agonista puro cerca di arrivare sempre nella seconda metà  dei partecipanti alla gara di xc… poi inizia a raccontare una specie di gara che non è proprio una gara, ma una sfida con se stessi: un percorso di 182 km da percorrere in una volta sola nell’orario di apertura del bar. Noi Toschi andiamo in confusione psicoaminoacida: 182 km in un giorno!??!?!? Ehhhh???!!!! E che è sta storia? “No, no, non in un giorno, ma che sei matto? Non puoi metterci tutto il giorno, devi coprire i 182 km prima che chiuda il bar, se no come fai ad ufficializzare l’impresa?” dice Taccuino. Ehhhhhhh????!?!?!?!?! Neppure le 24 ore, ti lasciano! L’impresa comincia all’alba, quando il barista apre il suo covo, il biker prende il cartellino e va in fuga, una volata dall’inizio alla fine. Deve timbrare il cartellino con 10 pinze differenti, così non può barare e giungere prima che il barista chiuda il bar. Questa storia è frutto della mente di tale Ombroso, amico dei romani. Bella immaginazione c’ha sto tizio! Però la cosa attira la nostra curiosità  e chiediamo dettagli… che mangiate? Vi fermate a fare la piscia?? Il Succisa (ah, Succisa è una località  che si incontra percorrendo la strada statale n. 62 della Cisa, lo chiamano così perché lì ha una casa per le vacanze) allora sforna la ricetta: si comincia con una dozzina di panini ripieni di stracchino e miele, poi si ingurgitano barrette energetiche, senza proteine, e poi si conclude con del Gel (???) un intruglio che non ho mai visto e non né ho mai sentito parlare… Rimaniamo sbigottiti… però vien voglia di provare, perché, non è una gara vera e propria, è una sfida con se stessi. E se si riesce a finire si va sull’albo dei Prestigiosi!, ma se non hai il tesserino giusto non finisci negli ufficiali ma il Moderatore Ombroso ti declassa agli ufficiosi, cioè che hanno superato la prova ma senza le minuziosità  burocratiche degne di un risultato tanto ambito. Succisa è negli ufficiosi perché quel giorno il bar non era aperto ed era cambiato il gestore… il tesserino l’avevano fatto al momento e l’aveva pure firmato un dirigente facoltoso, ma non bastò a permettergli l’ingresso nell’albo degli Eletti Prestigiosi. (credo che le cose siano andate così, più o meno…)
Chiacchieriamo ad un tavolo del bar, qualcuno cerca di telefonare senza risultati, la linea non c’è, abbiamo i ripetitori a 20 metri e la linea non si prende… ce ne andiamo a letto, Pininfarina col suo mal di schiena cammina come se avesse un palo nel …, Pippe Calzelunghe ha preso una botta alle costole durante una caduta in un tratto di Vandelli originale… Taccuino comincia a dar segni di un mal di gola che il giorno dopo lo farà  tribolare un po’ , Yuppa è tranquillo, Tosco Max un po’ affaticato, ma fiducioso “Ormai ci siamo e la finiamo”. Attacco Negativo, Il Presidente è quello che non avrà  mai problemi, nessuna malattia, nessun problema alla mtb… qualcosa cova, non si sforza, non vuol compromettere qualcosa che sta tramando, secondo me ci vuol fregare tutti…
Fine Prima Parte

LA SVANDELLATA II Parte

Dopo la nanna nel caldo lettuccio ci troviamo nuovamente tutti e sette intorno al tavolo della sera precedente, per fare colazione. Ci serviamo, prendiamo del caffè, del latte e un sacco di brioche, c’è chi fa il bis, chi il tris…Il Bibulca ci descrive una tappa non troppo difficile, “e poi” dice, “oggi abbiamo tutta la giornata! Ieri per colpa dei Toschi siam partiti tardi, ma oggi dobbiamo fare il solito dislivello e i soliti km con una mezza giornata in più!” . Dunque, con voce mattutina, un po’ svogliata, descrive una tappa che nel primo pezzo sarà  dura, con strappi bastardi, poi piacevole e dolce nella parte centrale ed ancora tosta nel finale. Metto lo zucchero nella tazza e magicamente compare un moschino. Che palle, uno dei privilegi della nostra società  evoluta è proprio il cappuccino nel quale puoi pucciare la brioche, ma col moschino questa delirante azione papillogustativa svanisce. Taccuino si siede di fianco a me e con una vocina da fatina racchia, fioca, debole e ruvida, dice buongiorno. “Dov’è sparita la tua voce?” .Un mal di gola bello tosto lo sta indebolendo e lo farà  patire per tutta le seconda tappa. Il Pininfarina si cosparge di Voltarengel. Chiedo a PippeCalze Lunghe come va la costoletta, sembra che vada un po’ meglio. Tosco Max non ha problemi, l’altezza della sella non lo preoccupa, la bici va bene. Al Presidente manca un ombrellone e una xxxxxxxxx con una foglia di palma a rinfrescarlo e potrebbe raggiungere il Nirvana, non si lamenta di nulla, si rigira i sui pantaloncini attillati fino all’altezza dell’inguine, riducendoli di due terzi e le maniche le fa scomparire sotto le ascelle. Gli occhialini neri e via. Sono sicuro che per lui queste pedalate sono solo di riscaldamento. Il Succisa ha un bel blocco respiratorio.
Una cosa a cui non ho mai pensato è il kit di lubrificazione. Quando esco in bici ho sempre un sacco di attrezzi, anche inutili, come quando mi portavo nello zaino un pedale di scorta, oppure la leva freno, dei raggi, una pedivella, viti bulloni chiavi inglesi…Poi ho scoperto che nel mio attrezzino mulitifunzione ho quasi tutto, a parte i pezzi di ricambio. Ho voglia di drop e ollate, ho rotto le balle al Pininfarina per fargli capire cosa è l’ollata o “bunny hop”, salto del coniglio. Sono dell’idea che queste piccole manovre possano essere utili, anzi, molto utili anche a chi spinge parecchio sui pedali. Anzi, son manovre che tutti i baiker dovrebbero imparare, per evitare un tronco, un sasso bello grosso, uno scalino, un marciapiede, una salamandra sul tracciato, uno scoiattolo o un cinghiale…ci avete mai pensato al cinghiale? E se ve lo trovate di fronte? Lo investite o lo ollate?? Io ci provo, ad ollarlo. Bè, provo la bici e di prima mattina strappo la catena, meglio adesso che tutti si preparano che appena partiti, avrei ulteriormente aumentato il mio ritardo e pure l’ira dei compagni… Partiamo. Si aggrega ai sette ciclopodi un altro Presidente, (credo si chiamasse Adrio? Comunque un nome non comune, come Aranxya, che si pronuncia Arancia). àˆ il Presidente di CicloNatura? e pedala una front con gli accessori tutti colorati, sembra, apparentemente, la mtb di un adolescente che la agghinda tutta con quelle minchiate in ergal colorate. Ma poi il Bibulca mi spiega che il cambio che monta è artigianale, fatto da un tizio americano molto in gamba, Il mozzo posteriore fa un rumorino secco, sembra una motoretta da cross a due tempi perfettamente carburata. Questo melodico richiamo attira il Pinifarian, assolutamente invidioso di quel rumore che poi rumore non è, ma un’armonica affermazione che in quel mozzo le cose funzionano, girano al verso giusto e seguono un corso differente dalla vita, lì dentro non c’è dell’entropia (ossessiva ed inevitabile presenza della nostra condizione mortale di esseri e di cose), c’è l’essenza. Nei nostri mozzi non c’è quella perfezione, c’è la corruzione dei grassi sintetici, dei metalli che si sono prostituiti alle leggi economiche della Dea xxxxxxxxx. Ma noi sappiamo bene che non importa se c’è del marcio nel nostro mozzo, l’importante è che il Nostro Plesso Solare (NPS) risplenda dentro di noi con luce a 5.600 K.
Cominciano gli strappi annunciati dal Bibulca e riconfermati da Adrio. Bam! Di prima mattina, dopo la colazione ste fatiche… noi Toschi non siamo abituati! In alcuni tratti di discesa comincio a capire che l’aver legato la macchian fotografica al manubrio non è stata una gran furbata, anzi: una gran cazzata! Rimbalza da tutte le parti e prende dei gran botti, pensando a quel che costa e alla delicata tecnologia che la governa mi sento un po’ xxxxxxxxx. Il succisa sta patendo. Non riesce a respirare bene, ma comunque pedala più di me! Ma d'altronde lui è un Prestigioso, un Ironman. Potrebbe superare ben altre difficoltà . La pendenza si è orma addolcita e stiamo deliziosamente ondeggiano sulle colline. Il Nuovo Presidente ci spiega che quella è la valle del Dragone, l’altra quella del Libro Aperto… E il Bibulca, nei suoi racconti leggendari ne tira fuori uno davvero interessante. Siamo al Passo delle 100 Croci. Perché 100 Croci? In queste zone, come in tutto il mondo, un luogo deve il suo nome a qualche avvenimento leggendario o a qualche pirla che si è svegliato un bel dì ancora brillo. Comincia la narrazione, suona la campanella e ci raduniamo attorno a Mastro Don Bibulca. “ Vedete, la storia narra di un’osteria che sorgeva qui nei paraggi. Di quest’osteria non era nota tanto l’ospitalità  quanto , invece, la Minestra dell’Oste. Un tripudio di gusto, un’esaltazione di sapori e delicatezza culinaria che solo qui si poteva assaporare. Un bel giorno però arrivò un ospite di quelli della stirpe della Signora in Giallo, che sospettano tutto e tutti e che, pur elogiando la rinomata minestra, ne rimase sospettoso. Trovò, in quel piatto fumante e appetitoso, una stranezza. Di quale animale erano quelle ossa così grandi?? Quale animale così grande è così saporito da farci un brodo? La cosa gli puzzava talmente tanto che nella sua mente pensò l’assurdo, ma che gli salvò la vita. La notte non volle dormire. Si nascose ed attese. Come aveva ben pensato, a notte ormai inoltrata, l’Oste entrò nella sua camera con un ascia e colpì il suo letto con una forza tale da spezzare gli assi. L’ira dell’oste si manifestò ancora più bruta quando s’accorse che sotto le pesanti coperte non c’era altro che piume. L’ospite furbacchione sgattaiolò alle sue spalle ed andò dritto alla polizia. Nei giorni che seguirono la notizia andò su tutti i giornali, solo uno a dir la verità , quello locale. Furono rinvenute un sacco di “tombe” nei pressi dell’osteria. Si dice che si aggirassero intorno al centinaio.” Da qui Le Cento Croci di cento vittime innocenti di un’astuta e macabra gastronomia di quelle parti. Potevano però essere un po’ più fantasiosi sti contadini, e chiamarlo Passo delle Cento Ricette… Però la cosa dovrebbe farci riflettere, a me è venuta voglia di assaggiare la Minestra dell’Oste…
Con un buon appetito proseguiamo la pedalata. Ci guardiamo sospettosi, qualcuno di noi sparirà â€¦ In lontananza dei temporali imperversano sui monti che dobbiamo raggiungere. Ci preoccupiamo un po’, ma non troppo. Un jet militare attraversa il cielo nuvoloso lasciandosi il fragore alle spalle. Arriviamo al Fontanone, una Fontana Ducale, non capita tutti i giorni di dissetarsi ad una fontana ducale… qui mangiamo ed ascoltiamo le fantasticherie di un tipo che dice di essersi fatto tutta la Vandelli in un giorno solo. Alcuni lo snobbano, altri ci credono, alcuni se ne fregano. Sarà  vero o solo mania di protagonismo e eroismo?? Boh? Il Bibulca dice che molta Vandelli la puoi fare su asfalto, e lì, sul bitume, è una cosa, ma sull’originale traccia della Vandelli, quella ancora lastricata di pietra è un altro par di balle, la pedalata non è fluida, va a singhiozzi, si spezza, alle volte cadi, ti devi fermare, arrancare, spingere, strappare…
Il Bibulca ha problemi al cambio, la molla che lo tiene in tensione non regge più. Reduce da decine di danni alla mia bici, gli offro i miei servigi, ma lui rifiuta ripetutamente. Insisto e gli dico che con un ramo, due fascette che tengo in tasca ed un elastico che tengo sul manubrio gli riparo il cambio, lui rifiuta ed io, dentro di me, lo mando a cagare (eh eh).
Il Succisa sta davvero male. Io, il Bibulca e Tosco Max rimaniamo per un bel pezzo indietro, siamo all’ultimo tratto. Quello tosto. Quello dove la via Vandelli comincia a Svandellare, continua a salire, non da tregua. Gli altri sono avanti. Noi indietro a spingere per recuperarli. Perdo il paraluce dell’ obiettivo e mi tocca pure tornare indietro a recuperarlo mentre gli altri sono svaniti tra le fronde del bosco…Li raggiungo poco dopo. Pietre, pietre tonde e levigate da ruote di carri, zoccoli, pioggia, neve, vento, scarpe e tasselli di gomma. Questo pezzo è proprio duro, qualche goccia di pioggia ci fa compagnia, abbiamo fame e ci divoriamo i lamponi al bordo della strada. Incontro Taccuino-Succisa, gli chiedo come va, lui risponde che va un pochino meglio, dice di aver sputato, nel tratto ripido, un pezzo di catarro grosso come una noce (forse più grosso) ed è uscito pure del sangue. Io mi chiedo che volontà  abbia sto personaggio “prestigioso”. Vuol finire la tappa, vuol arrivare presto per riposarsi e concludere tutto il giro, e per farlo sputa pure sangue. Il Pininfarina ha la schiena in delirio. Saliamo su un collinone maestoso cosparso di mirtilli. Vediamo San pellegrino sotto un cielo grigio e nebbioso. Scendiamo lungo un sentierino divertente, finalmente un po’ di discesa! Un po’ di vento sulla faccia. Giunti in quel di Pellegrino raggiungiamo l’albergo con una sterrata. Sfiniti, rampa finale, alcuni ci provano, alcuni non gli ho visti, ma Pininfarini elogiava le sue doti, Taccuino anche se non l’ha fatta è scusato, sicuramente il Presidente l’ha fatta sbadigliando, PippeCalzeLunghe credo l’abbia fatta, Tosco a metà  si è sdraiato e stava per mollarci un sonnellino, io e Bibulca facciamo la volata e la chiudiamo. Entriamo in albergo ed io ho la brutta notizia: prendo in mano la macchina fotografica e noto un gioco strano all’obiettivo. Come la bici, anche la macchina fotografica non la tratto molto bene e solitamente ha dei problemi, dello scotch appiccicato e delle ammaccature, ma sta volta il problema è serio, almeno per me, rischio di non fare più foto col grandangolo e ciò vuol dire addio 70%di foto! L’obiettivo è spezzato, si apre a metà ! La causa sicuramente è la furbata che ho fatto mettendola sul manubrio, e le botte che ha preso. Ma la cosa si risolverà  con un po’ di nastro adesivo e di superattak offeto dall’oste. Regge ancora adesso, se la portavo a riparare o spendevo 200 euro o lo buttavo via…
La doccia calda è un piacere assoluto dopo una pedalata con nebbia e pioggerellina, noi neppure ce la siamo goduta: infatti il bagno era un box di 1 metro x 1, in cui stava tazza, lavandino e doccia. Bella la soluzione della tenda per non bagnare la tazza ed il lavandino, ma che lasciava sotto lo scroscio gli asciugamani che perdevano il loro utilissimo scopo, peccato per la riduzione di spazio. Cena con polenta e funghi, lasagne, assaggio di minestra di farro, diciamo che si son fatti scusare della doccia…Arriva Max, amico di Bibulca e autista del furgone per il ritorno a Pavullo, tutto leccato e riposato. “Dai, venite giù alla festa del paese! Si fa festa, c’è baldoria…!!!” Sinceramente io non né ho molta voglia e pure Tosco non è molto entusiasta…sembra che nessuno abbia voglia di andare, poi mi allontano per fare una telefonata e tutti son già  pronti per scendere in paese, tranne Taccuino che preferisce starsene a letto per riposare ed essere in forma per rompere il culo a Pininfarina e al Presidente. Scendiamo col furgone di Max. La guida di Max è vomitevole, la polenta ci spunta da sotto la lingua, il farro ci esce dal naso, le lasagne si arrampicano nella gola e vogliono esplodere sulla faccia di Max che scende a palla tagliando i tornanti e facendoci rimbalzare dentro al furgone. La Corsa finisce in un macchione di rovi, (max lo chiama parcheggio). Scendiamo finalmente a sta festa del paese: delusione. àˆ un mix tra un mercato del lunedì mattina e la festa dell’unita di Battilana. Ci sono le bancarelle e l’orchestra, una marea di vecchietti che, con le mani dietro la schiena, passeggiano in una serata d’agosto in un paesello di montagna. Max ci abbandona per andare a lavorare nel bar, vorremmo seguirlo per farci offrire l’impossibile, ma prima ci obbliga ad un giro della fiera. La cosa che attira immediatamente la nostra attenzione sono i bomboloni. Ma per poterli mettere sotto i denti c’è da fare la fila. Una sbirciata all’orchestra (sarebbe bello vedere i Kiss su quel palco, quelli del Pininfarina naturalmente), poi ci immergiamo nella fievole fiumana della fiera. Bancarelle con calzini, magliette e pantaloni… ma che roba è??? Dove cavolo ci hanno portato???? Ma qui che ci stiamo a fare??? Pininfarina compra nocciole, noci e mandorle caramellate, sembra non averle mai viste. La visita dura poco, poi ci dirigiamo al bar di Max. Ci accomodiamo e ci facciamo offrire da bere. Alcuni una coca, altri un amaro o una birra… ci raccontiamo due storie, si parla ancora dell’interpretazione dei Kiss del Pininfarina e delle sue pedalate per Roma per andare al lavoro, una vera corsa ad ostacoli, ma lo capisco bene, ho girato a Milano per un anno per andare in università  e bisogna davvero fare i salti mortali. Oppure ti compri un carroarmato e li fai tutti fuori.
àˆ ora di fare la nanna, Max ci riporta su all’albergo. A nanna, sotto le coperte scoreggiamo come matti. Io ho questi problemi quando pedalo, non so perché, forse ingurgito l’acqua troppo in fretta e butto già  molta aria? So solo che alla sera, fino al mattino ne mollo parecchie e mio fratello, prima si lamenta della puzza, e poi risponde al fuoco. Durante la notte sento dall’interno del mio mondo ovattato (perché dormo coi tappi per via di passate esperienze con ronfanti personaggi, galli stridenti, latrati di cani xxxxxxxxx del vicino…)sento Tosco Max che mi chiama, o almeno credo. Mi tolgo un tappo e gli chiedo “mi hai chiamato?” e lui non risponde. Rimetto i tappi e mi risento chiamare… ritolgo i tappi e gli richiedo “che vuoi?” nulla. Ci sarà  mica stato l’oste in camera? E il mio angelo custode ha cercato di salvarmi??? Boh? Il bibulca dorme solo, al mattino è sempre più stanco, secondo me la notte combina qualcosa…o si svernicia di seghe o è lì che si intrippa col GPS senza capire perché non memorizza o si scarica… ma quel che è certo dorme poco. Tutti però, tranne la guida Bibulca, ignorano cosa ci aspetterà  all’indomani mattina. Eh eh, portarsi dietro i cancelli con le ruotazze maggiorate è servito a qualcosa, domani ci vendicheremo di questi crosscountristi! Eh eh…
Fine II Parte

SVANDELLATA III Parte

I fatti del terzo dì
Ho i tappi ben infilati giù fino al timpano dell’orecchio, ma il gallo malefico del mattino lo sento comunque, lo fa per dispetto, deve rompere i ciglioni, come le campane che cominciano a scampanare alle prime luci dell’alba, come se le sveglie non le avessero ancora inventate, capirei un centinaio di anni fa (forse non servirebbe neppure andar così lontano…) quando il contadino doveva andare nei campi presto e le alternative per svegliarsi erano tre: o sentivi il gallo ancor prima che il sole spuntasse, o sentivi le campane, oppure ti riempivi lo stomaco di Rocchetta prima di coricarti in letto; così, al mattino, ancora tra i sogni, percepivi quella fitta assurda alla pancia, una colica? Una freccia che trafigge il linguine? La milza? No, la vescica che non né può più e deve evacuare! In fretta. E allora ti svegli e vai nell’orto, oppure tieni una bottiglia sotto il letto e non ti scomodi neppure per andare in bagno, la fai direttamente sdraiato a letto. (quelle del gatorade oppure il Batik, comunque quelle con il collo bello largo, tornano bene, non rischi di pisciar di fuori…). Ormai sveglio aspetto che il cellulare cominci a squillare con la sua sveglia. Mi giro nel letto e “Prrrrrrrrrrrr!” il mio caro culetto mi da il buongiorno. “Buongiorno caro culetto peloso, vuoi andare in bagno???”. Mi danno il buongiorno anche gli oscuri meandri di Tosco Max che si stira nel letto del SanPellegrino Hotel declassato a una mezza stella. Scendiamo per la colazione. Yuppa comincia a dar segni di degenerazione: occhio lesso, meticolosità  ossessiva, degenero psico percettivo, incuria professionale…Il Pininfarina ormai ha sposato il Voltarengel ed altri intrugli dei quali ci tiene all’oscuro. Finalmente Taccuino sta meglio, il sonno riparatore lo ha rinvigorito, il suo sorrisetto prevede grandi rivincite sui compagni. Eh eh, il President siede al tavolo con sorniona placidità , PippeCalzeLunghe prosegue nella sua socievole silenziosità .
Il pane del giorno prima, quello posato, scaldato al mattino è una croccante delizia, migliore delle frittelle americane con lo sciroppo d’acero. Se poi sono calde e ci spalmi il burro e la marmellata la giornata ti sorride ed esci di casa come se avessi divorato un intero bancale di Kinder 5 cerali. Ma Yuppa che fa??? Perché è cos’ì meticoloso con tutto e con nulla? Combatte contro ai mulini a vento. Spalma il burro con frenetica minuziosità , ogni poro deve essere sigillato e ogni angolo deve avere la giusta dose nanometrica di burro, poi tocca alla marmellata: l’inclinazione del coltello deve essere di circa 30 gradi altrimenti si rovinano le proprietà  orgasmolettiche… Gli faccio notare la cosa, ma lui sembra non capire. “Oggi com’è la tappa Sir Bibula???” chiede uno di noi… forse il Bibulca rispnde, ma io non capisco, non sento, sono nel tunnel ovattato, nel mio mondo arruffato ed ovattato, sto pensando alla bontà  di una fetta di pane ben cotta e croccante in superficie e morbida all’interno con sopra un leggero velo di burro e della marmellata di mirtilli…che ci siano pure 8000 metri di dislivello, se ho le fette di pane ben cotte nulla mi fermerà â€¦Poche decine di minuti dopo e siamo in sella ai destrieri. Scrocco del lubrificante a Pininfarina, mi spiace, gli scrocco proprio il lubrificante della domenica. La partenza della terza tappa la dice lunga: scendiamo giù dalla rampa dove arrivava una volta la seggiovia di SanPellegrin, non tanto ripida, ma quella luce radente, quelle ombre lunghe, noi affiancati pronti ad un “via” immaginario, tanto sembra la partenza di uno slalom, di un x4… scendiamo dalla rampa e ci infiliamo in quel boschetto fatto la sera precedente. Dobbiamo risalire a San Pellegrino Borgo. A metà  del sentiero di collegamento ci feriamo su una terrazza d’erba con vista panoramica sullo skyline apuano. Riconosco la cima rocciosa della Tambura, la madre della Svandellata, colei che sorveglia ogni viandante che svandelli il Passo. La indico, la fotografo, poi mi vengono i dubbi e chiedo alla cotanta esperienza della guida biblica la conferma di tanta mia audacia nell’indicar colei così maestosa e imponente sovrana della Vanelli. Il Bibulcolico ciceroniano mi riprende: “quella non è la Tambura, ella è più a sinistra, è là  che svandlleremo…”. Però, quella sua affermazione puzzava di marcio, c’è del marcio in ciò che dici, non c’è del giusto. C’è dell’incertezza che sibila tra le papille della tua lingua e il fluoro dei tuoi denti…perché percepisco che la tua apparente sicurezza puzza invece di fallo? Continuo, sospettoso, a fotografare la mia fedele bici con, sullo sfondo, l’imponente montagna rocciosa che certo non passò inosservata all’ingegner Vandelli. Seguo le tracce dei fuggiaschi. Arriviamo al borgo. Ancora vista sullo skyline apuano insieme a vecchiette e vacchietti. Una croce di legno governa il panorama. Il Bibulca si pronuncia: “Adesso scendiamo, magari abbassate un po’ le selle, faremo un sentiero abbastanza tecnico, fino a Castiglione, poi scenderemo ancora fino a Castelnuovo di Garfagnana.” Ehhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh?????????????????????
Cosa hai appena detto ???????????????????? Non ho esclamato così, ma il mio freudiano inconscio ha calcolato il dislivello: da 1500 a 300 metri (molto approssimativi, io non ho né altimetro né gps,né ciclopc…e non ricordo di preciso le quote…). Cosa??? 1200 metri di dislivello negativo…. Negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo, negativo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! I miei neuroni hanno avuto un attacco cardiaco, si è alzata la pressione e le preoccupazioni per l’obbiettivo sono svanite, chi se ne frega se si rompe, ormai ne ha passate tante, se oggi ci cado sopra vuol dire che è destino. Non ho le protezioni. Non importa, non avevo neppure della droga per pedalare in salita. Ritardo un attimo per scattare delle foto nella parte alta agli altri che si fiondano nel Tunnel dell’Amore, (forse solo per me, magari per loro la discesa è solo sofferenza…). Poi scendo, che palle il cellulare che strilla mentre scendi! Che xxxxxxxxx l’ho lasciato a fare acceso??? Rispondo per maniacale paranoia provvidenziale, potrebbe essere un possibile acquirente della Galera RC 600 che sto tentando di vendere da due anni e che mi permetterebbe di compare un obiettivo nuovo, devo rispondere e blocco quell’orgasmica sensazione che da due giorni speravo… è Silvia che parla di bollette e spazzatura, ma la notizia è buone, è la bolletta dell’appartamento che abbiamo appena mollato, perciò non ci tocca pagarla. Poi compare davanti a me Il President che impreca contro il suo immacolato destriero…e ce li hai pure tu i problemi!! Ti ho beccato!! Col telefono all’orecchio chiedo che succede. Ha la catena infilata tra l’ultimo rapporto e i raggi della ruota posteriore…ma come cavolo hai fatto ??? che fai, scendi con la catena sull’ultimo rapporto??? Scendi agile per sciogliere?? Ma che sei matto? La catena va sbloccata, la mia filantropica devozione cerca di strappare la catena dalle grinfie dei raggi, ma Silvia continua a parlare… non ricordo di cosa e la catena non vien fuori. Ho i guanti pieni di morca, ma una morca Presidenziale e dunque non mi preoccupo se poi dovrò, con gli stessi guanti pieni di morca, cliccare la mia preziosa fotocamera… Lascio la catena, il President riesce a farla franca e scende. Butto giù il cell e scendo. Raggiungo la ciurma davanti alla casa degli eredi del Duca di Modena. Noi lì davanti al cartello che parla della casa e degli eredi e gli eredi che ci guardano dal balcone, ma ho l’impressione che a questi non gli importi nulla della storia della casa e delle leggende della Vandelli. Prosegue quella che sarà  una discesa indimenticabile per la mia nuova forcella. Imbocchiamo colui e non esso, ma un signor sentiero che serpeggia acerbo e aspro nel bosco. Scende con famelico desiderio di dislivello, con pendenza pantagruelica, con vertiginosa crudeltà , bello, che bello, ma solo io sto provando ciò??? Forse si, pure mio fratello che nel ripido se la cava bene, non è attratto dai sentieri troppo tecnici ed aspri, preferisce i singletrack puliti e sinuosi che scivolano nel bosco come le curve di un torrente ormai a valle. I romani sono in difficoltà . Ma Taccuino non molla, è un tosto. àˆ audace e tenta, si butta. Ahhhh, delle bici che scendono naked!!!!!!! Spoglie della loro metà . Scendono a valle senza il loro compagno, il loro fedele burattinaio che le sa e dovrebbe saperle governare in ogni momento della loro vita, nel bene e nel male, nel dolore e nella serenità , nella salita e nella discesa, ma no! Lei deve essere accompagnata, non deve essere un peso! Taccuino si che ci sa fare, la prende e la sbatte, la doma. Tosco Max ormai sa come comportarsi nel ripido e la accompagna con calma. Non la maltratta. Io ho voglia di divorare le rocce, ho voglia di schizzare sui ruvidi speroni e di scivolare tra le rocce. Di incanalarmi in quel vorticoso sentiero di pietre aguzze. Qualche volta però ho voglia di prender un’altra via, di uscire dal seminato; è forte, e mi abbandono al selvaggio ed immacolato sottobosco, all’improvvisazione di traiettorie, alla sorpresa e ai riflessi. Alcuni lo chiamano devastamento del sottosuolo, per me son solo dei paraculi malati, assolutamente non rovino nulla; i cavalli, le capre si che strappano terra al sottobosco, devastano e macinano terreno. Ambientalisti del pisello, andate a romper i ciglioni da un’altra parte se dovete scassare la xxxxxxxxx per una foto di un biker su un prato! Andate a combattere contro i giganti e non contro i mulini a vento! Siete dei Don Cagotti della xxxxxxxxx e non dei filantropici naturalisti. (mi scuso per la degenerazione entropicoecologistica, non è che non ci credo, ho pure fatto una tesi sulla sostenibilità  ambientale, ma appunto questa mi ha fatto capire che su molte cose, molte persone, devono riflettere…).ah, altri invece lo chiamano freeride… non so, io non ho un termine, mi piace e basta. Una volta che si definisce qualcosa lo si abbandona e dunque è meglio non sapere, perché sapere e conoscere, arrivare alla fine e la fine è la morte…(oy oy, son quasi le due del mattino e i discorsi svandellano).
In un tratto ripido Taccuino scende deciso e chiude, un po’ sporco ma chiude il ripidone. Però tiro fuori la macchina fotografica e, un po’ per mia culpa che voglio far foto, ed un po’ perché lui è preso bene dal ripidone, si fa il pendio 3 o 4 volte. Ma si vede che è stanco e prima cade, poi si sbatte e poi ruzzola. Meglio lasciar perdere che poi, su, ci si fa male. Passano dei biker su delle mtb in un tornante asfaltato, mentre noi siamo lì a guardare le funamboliche imprese del Taccuino. Uno di questi biker dice “uhhhhh che bel tornantino!!”. Mi domando: “ma che dice questo??? Che bel tornantino??? Ma è asfaltato!!”. Ma valli a capire sti malati…
Proseguiamo, ma le nostre attenzioni vengono rubate da una figura pennellante. Sir Taccuino ha fare assai deciso con le Dulcinee Donzelle ed è il primo che con audace intrepidezza si avvicina a quella presenza temperata. Lì, davanti ad un paesaggio celtico, di capanne dal tetto a punta, senza paglia ma con rame, ci son mucche ma non pastori. Una Dulcinea Donzella con materna sorveglianza si appresta a solleticare la tela di pigmenti pastorali. Un incompleto romanticismo è racchiuso in quello scarabocchio delineato dalla elefantesca ragazza. Ma agli occhi dei viandanti, che tanto son stati lontani da forme aggraziate e forvianti, la ippopotama sembra pure accennare a sensuale forma erotica. L’astinenza è come un deserto arido ed infinito, come la disidratazione dello sterno. Sir Taccuino espleta delicati apprezzamenti alla spennellante fanciulla. Si aggrazia alla figura materna, il Pininfarina fa spalluccia conversando di sottofondo, fa da coro. Bello, brava… Ma che bello, brava!!! Uno sgorbio che scarabocchia con carioca e gessetti in una vacanza letargica e galeotta, tra le grinfie della madre che origlia la notte, quando il mammutones cerca di forgiare la Venere Dulcinea, che fino all’alba rimarrà  illuminata e delusa. La famiglia celtica ci offre dell’acqua. Ma dico, siete dei maleducati presuntuosi, dell’acqua… venite in Toscana, lì si che sanno esser cortesi, mica acqua ti offrono…lardo e vino al viandante! Questi son di Milano e ti offrono acqua, pure sporca! Yuppa fa il fotografo e sposta i panni per cercare il rapporto aureo tra le tegole e il camino. Col suo modo di tenere in mano la macchina fotografica, sembra quasi aggraziato, se la macchina fosse un boomerang, forse…scherzo, però sei strano quando fai foto. Mentre siamo lì che sorseggiamo un brodino di terriccio e sterco di vacca arriva il postino, ed il padre della figliulola, la quale aveva lasciato incustodito il dipinto pastorale, sposta codesto telo pigmentato e gli cade a terra…urla??? No, nessun urlo della Dulcinea, ma solo una risata…vuol dire che codesta è saggia e sa bene che lo scarabocchio può sicuramente venire meglio e non se la prende. Scappiamo dai lombardi, la madre ha dei riflessi maniaci, sarà  lontana parente dell’Oste??? Meglio scappare. Il Pininfarina scatta e fa il Cinghiale, comincia la metamorfosi! Si sta svandellando, si sta tramutando nello Svandellatore il supereroe della West Coast! Spinge sui pedali e strappa tutto…stracckkk, trumbbb, tratatrakkkk, rototrokk!!!! Ma nulla lo ferma, neppure quei rumori lo fermano…c’è un breve tratto di salita e deve Svandellare prima di tutti. Aahhhhh!!!!! Poi, dopo la tempestosa furia, dice che ha dei problemi al cambio e ai rapporti. Ma porca boia, smettila di maltrattare quella bici, va a finire che la rompi! Ma lui è fiducioso della sua Fuji…si si. Una bella pippa! Ma capiamo, poco dopo, il perché di così tanta energia: l’ormai Svandellatore, mentre sorseggiava quella brodaglia offerta dalla Donzelletta Pigmentosa si stava immaginando delle focose avventure nel fienile con la pollastrella! Si! Lo ha pure rivelato: la situazione per lui era ottimale; il fienile, l’atmosfera campestre, la figura sorvegliante della madre che tutto rende ancor più rischioso e dunque elettrizzante…si stava attizzando ed intrippando, è per questo che è scattato, i suoi ormoni sono andati in tilt e si è sfogato con gli ingranaggi!
Prosegue lo scintillante e frenetico rafting roccioso. Io mi diverto un sacco, i romani scendono a piedi. Tosco preferisce non rischiare, Yuppa non so che fa, sarà  discorrendo di qualche castagno… Ci facciamo una foto ricordo dentro al tronco di una ciocca di un castagno divelto da un gigante celtico in preda a dissenteria e poi proseguiamo il catatonico tracciato. Saranno le botte che sento, oppure il casco che mi sbarella sulla testa solleticandomi la cute, o gli organi che sobbalzano ad ogni scalino di roccia, ma mi sembra d’esser sbronzo quando scendo giù da sti sentieri. Vedi tutto distorto e ti vien da ridere perché vedi tutto attraverso la catodica frenesia dell’adrenalina…Di solito, quando arrivo in fondo ad una discesa del genere con gli apuani c’è che si fa le seghe, che si martella le palle incredulo, io rimango solleticato con tanta voglia di rifarlo, in preda alla dipendenza. Siamo a valle, su una sterrata che chiude il sentiero di netto, a 90 gradi lo sbarra. Di fianco alla sterrata un torrente scorre placido, anche lui si abbandona e scivola sul fondovalle. Noi proseguiamo verso Castiglione. C’è chi vocifera che giunti a Castelnuovo di Garfagnana si proseguirà  fino a Vagli e Careggine per una visitina. Ma per arrivarci c’è da pedalare in salita. E no! Non si può sbiellare così dopo essere entrati in coppia. E no. A noi Toschi proprio non va, le cose vanno fatte a modo. Oggi siam scesi e non vogliamo macchiarci di dislivelli ascensionali. Arriviamo a Castiglione. Coca al bar e panino sotto le fronde degli alberi di un parchetto. Pranziamo beati senza disturbo ma…appena ci ritorna la voglia di salire in sella Pippecalzelunghe ci stoppa con l’esclamazione “Ho entrambe le ruote a terra…” Riscendi dalla bici e fermati lì nel prato a far bucatura, cambiar la camera e a far du seghe alla polpetta. Intanto un gruppetto di fanciulle si sta formando lì vicino. L’ormai Svandellatore si guarda in giro, ha individuato le figliuole, ma anche dei poggi ripidi che stanno proprio dietro le panche dove abbiamo pranzato. Mi chiede consiglio: “ma questi riesci a scenderli? Come li scendi???” io dico che non si può scendere l’impossibile, bisogna valutare, cercare una traiettoria, pensarci su… infatti i poggi che mi sottopone ad esame non son semplici: sono troppo vicini l’uno all’altro e non si possono saltare… ci sono alberi. Non è un bello spot, sarebbe stupido farlo. Poi lui dice che mi da un ventone (20 euro) se lo scendo, io lascio perdere, poi provo a scenderlo in un punto un po’ meno ripido, ma sempre troppo per lo svandellatore, e gli chiedo di sganciare i soldi, ma lui afferma di non avermi visto e non vuol pagare…vabbè, mi devi una birra. Mentre Pippe gonfia le ruote il President e Pininfarina ronzano intorno al mucchietto di zitelle che si son accumulate sulle scale di un portone, anche Yuppa si avvicina con fare sornione. Son delle adolescenti, siete dei maniaci!! Passiamo attraverso il borgo e scendiamo verso Castelnuovo. Sterrata e poi c’è il ponte tibetano da attraversare. Un vecchio ponte di legno tutto sbilenco che sembra cadere da un momento all’altro. Raffica di foto, non ricordo perché lo Svandellatore alla fine del ponte mi manda a fanculo (ma perché??? Volevo tu cadessi per fare delle foto idrodinamiche? Non ricordo, forse, perché volevo vederlo dentro l’acqua??) . proseguiamo su un sentiero abbastanza largo, diversi saliscendi infastidiscono questo tripudio di negatività . Attraversiamo diversi campi, poi cominciano a comparire sempre più case, stiamo entrando in quel di Castelnuovo di Garfagnana. Le voci erano corrette: dopo l’arrivo nel Garfagnino si va su a Vagli e a Careggine. So già  con lucida certezza psicomotoria che non mi scollerò dalla prima birra a Castelnuovo. Non si può salire dopo tutto questa meraviglia vertiginosa. Assolutamente no, e Tosco Max è dalla mia parte. Giungiamo nel CastelloGarfagnino e, imboccata una stradina non tanto larga, il Taccuino si trasforma in ::Kritical masser::. Un automobilista, mentre cerca di passare tra macchine parcheggiate a cane, urla un secco “bastardi!!!!” che naturalmente viene risucchiato prima dalle orecchie del Taccuino, il primo della carovana, poi dal suo cervello, che elabora l’offesa (percepita tale) e che invia informazioni a tutto il suo corpo tipo: “entrate in guerra, neuroni, cellule e bile, entrate in guerra, dovete uccidere, sconfiggete il blasfemo accusatore!!” . Gli occhi del Taccuino si iniettano di sangue, le vene del collo sembrano esplodere e dalla spina dorsale spuntano speroni acuminati e velenosi, la sua stazza si moltiplica di 1.6 e la sua bici sembra quella della prima copertina di Kranked I, tutta fatta d’ossa umane (in vendita presso L’osteria del Buon Minestrone Bike&Soup s.r.l. via delle 100Croci MonteCuccioli 666). Con pedalata decisa ed aggressiva raggiunge l’automobile dell’accusatore e gli dice qualcosa, ma noi non capiamo perché troppo distanti, ma possiamo solo notare che le sue dimensioni si riducono e il taccuino ritorna in se, con la sua candida tutina bianca ed il caschetto rosso…gli manca il cestino con le frittelle e poi via, verso la casa della nonna! Intanto anche Tosco si è irritato contro il povero automobilista che solo sbraitava contro gli xxxxxxxxx dal parcheggio selvaggio. “Che cosa vuole quello xxxxxxxxx???!! Gli infilo il tubo della sella su per il culo se ha da dire qualcosa!!!!” Ma Taccuino torna dicendo che è tutto ok e che non aveva nulla contro di noi, ma solo con le auto parcheggiate e allora ci torna il sorriso sul volto. Attraversiamo un ponte incorniciato tra fronde di alberi che anticipano l’autunno coi loro colori giallastri e rugginosi, fanno sembrare quelle pietre del borgo ancora più vecchie e selvatiche. Io sono proprio beato: 1200 metri di dislivello, mi attende una birra e poi il riposino prima della tappa finale: la Svandellata! Là  sul passo, dove ci lasceremo alle spalle le ondulate colline e le leggende di quei boschi di faggi e di castagni, quelle tenebrose e distorte storie che il Bibulca racconta, quelle rocce tondeggianti levigate dal passaggio di uomini, carri, animali e poi da gomma e sporadicamente da zoccoli duri: come fosse una commemorazione…lassù, dove speriamo di trovare un cielo terso e libero da nubi, che ci permetta di vedere il mare, l’orizzonte; i colori del cielo e dell’acqua che si fondono insieme, nell’infinita vastità  prospettica. Punto all’infinito. àˆ difficile vedere line orizzontali e ben definite nell’entroterra, non si ha mai questa sensazione dell’infinito, del piatto orizzonte, tra i monti tutto è chiuso in se stesso, tutto è delimitato e occultato. Ma lassù saremo liberi! La mente uscirà  dal suo stato di ovattamento e goffaggine e si aprirà  verso il vuoto, respireremo il vuoto, saremo aggrediti dal ciclico movimento dell’aria. Non saremo più nascosti nella valle, sotto le fronde degli alberi, ma il sole ci potrà  finalmente vedere e rinvigorire, il vento potrà  soffiarci via le scorie delle tenebrose vicende di quei luoghi dimenticati da xxxxxxxxx.
Ciò che mi rende ancora più felice è la notizia che porta Andrea, il nostro facchino. Possiamo pure andare in albergo. Io e Tosco salutiamo il gruppetto di vogliosi ascendenti ed entriamo in albergo. Davanti alla reception c’è una bella cartina con tutta la catena delle Apuane viste dal mare e dal Frignano. Ahhhh, si vede quel maestoso monte di roccia che sovrasta tutto visto dal Frignano, quello che io dicevo essere il Monte Tambura. ( ma Yuoppa, ti hanno chiamato Dr. Tam per Tamalpais o per Tambura??? Pensaci bene…). Sopra quella cima la didascalia rivelava l’assurdità  che esce dalla bocca del Bibulca. Quella è la Tambura, e non è a sinistra come diceva lui! Ma che xxxxxxxxx di guida sei??? Hai il GPS, l’altimetro e il barometro, il minchiometro e hai pure pubblicato delle guide… ma porca vacca, devi sapere dove stai andando. Se qualcuno ti chiede quale è la cima che conquisteremo tu dovresti, col dito indice bello ritto, indicare la cima giusta, e non mettercelo in culo col medio. E la cosa che mi fa girare ancor più le balle è che se non lo sai spari comunque una cazzata! Almeno, di che non lo sai e che ci vorrebbe una cartina…ma non ingannarci, almeno me che son di queste parti, i romani ingannali pure J, tanto non se lo ricorderanno, ma per me è stato un dramma finchè non l’ho individuata! Ti dovrebbero declassare a facchino! :J
Bè, intanto il Bibulca e i romani vanno a Vagli e a Careggine. Io e Tosco Max entriamo nell’albergo più bello del viaggio. Bello spazioso, bel cesso e doccia degna di questo nome. Mi faccio una doccia di mezzora mentre penso ai romani che pedalano e che volevano che pure noi pedalassimo, ma che siete matti? No no, dopo la bella tappa no. Un altro giorno provo pure a fare i 180 km della Prestige, ma oggi no, il mio spirito è in pace. E poi io e Tosco conosciamo Vagli, l’abbiamo già  vista e preferiamo riposarci per goderci l’ultima tappa, quella che, secondo il mio modestissimo parere è quella che merita un punteggio più alto: anche le altre tappe sono state molto belle, ma nulla in confronto a quelle montagne, all’ audacia su per quei pendii, tra quelle rocce. L’intrepidezza dimostrata nel disegnare quei tornanti, nel posare quei sassi su quelle pendenze, lassù dove il clima non perdona, dove le furie degli Dei imperversano stordendo anche i montoni. E poi il paesaggio: da una parte l’infinità  dell’orizzonte e dall’altra l’accoglienza dei boschi e naturalmente dell’Oste! Un’arrampicata da una parte e una cascata vertiginosa dall’altra. Un susseguirsi di tornanti e rettilinei che non danno tregua neppure alle forcelle più avanzate, altro che sbronzo! Quando scendi la Vandelli verso il mare stai percorrendo un duplice tracciato: un mix tra una sterrata veloce e un sentiero tecnico ed aggressivo. Devi stare attento a non prendere troppa velocità  ed essere rapido nel saper infilare la ruota lungo la traiettoria giusta. Altrimenti droppi tutto e ti trovi a Massa. Dopo la doccia io e Tosco scendiamo e concludiamo la tappa. Una birra tedesca in veranda e il pensiero fisso del dislivello positivo da fare il mattino seguente. Da circa 300 metri a 1700 circa (??) e poi altrettanti in discesa. Bam! Bam! Poi Tosco sale ad evacuare il colon e poi fa la meritata pennichella. Io non ho sonno e mi prendo il libro da leggere e scendo giù. Gli altri staranno salendo. Mi scasso dopo dieci minuti perché fa un caldo boia…
Passiamo direttamente alla cena: prima di tutto va fatto notare l’abbigliamento del Dottor Bibulca. Vi avevo accennato della sua degenerazione entropicamente evidente, bene, a cena si presenta senza aver fatto la doccia (eppure lui ha la camera singola, mentre gli altri la doppia e devono fare la doccia a turno e lui allo stesso tempo potrebbe farsene due o una doppia) col calzino sporco, le ciabatte da piscina, i pantacorti e la canotta che mostra l’abbronzatura da ciclista. Capello arruffato e gps scarico. Sediamo al tavolo e arriva la cameriera che subito fa arrapare lo Svandellatore: è attratto da qualche punta del fondoschiena… La tipa ripete più volte il menu, ma ognuno di noi chiede più volte cosa c’è dopo la zuppa di farro e che differenza c’è tra la minestra di farro e un’altra pietanza col farro. Lei, gagliarda e pimpante, un misto ironico-aggressivo, dice e ripete, ma alle battute del Presidente, che anticipa Taccuino, risponde bastonandolo sui maroni. àˆ tosta e risponde a modo, senza essere scortese, sta alla battuta e non se la prende. Insieme a noi c’è pure il facchino Andrea. Lo svandellatore e il President son presi bene per la cameriera. Arriva il momento del dolce: torta di cioccolata, cioccolata e ricotta, mirtilli… l’avrà  ripetuto una dozzina di volte, io e Lo Svandellatore riusciamo a farci dare una mezza porzione di due dolci differenti, poi tutti in giro per il garfagnino, c’è la Corrida! Kiss! Kiss, mi immagino già  Pininfarina sul palco che Svandella, ma non succederà  mai. Ci immergiamo tra la folla accompagnati da Andrea, Bibulca è rimasto in albergo a progettare chissà  quale itinerario per l’indomani, oppure starà  caricando le pile del GPS con la dinamo… L’immersione tra la folla di gente delirante per l’esibizione di un gay che improvvisa movimenti acrobatici sul palco ci nausea e ci infiliamo nei meandri di un pub. Mentre fuori la temperatura è quasi ottimale, forse fa pure freschino, nel pub si suda. Ci sediamo ad un tavolo e prendiamo birra e amari. Chicchiere e maldicenze sul Bibulca, ognuno ne dice una: risultato è che il Bibulca sta sul xxxxxxxxx a tutti e finisce che tutti pensano che sia un pirla se crede che sia vero quello che sto scrivendo (J eh eh). Ad un certo punto non so perché Lo Svandellatore comincia a parlare di uno strano rito giapponese che ha visto in rete, nomina parecchie volte una parola tipo Bukkache o Bukkeik, e dice che c’è un sito dove si possono vedere video di quest’usanza prematrimoniale. In pratica gli amici e i parenti maschi dello sposo spruzzano sul volto della sposa…che bel matrimonio! Chissà  il viaggio di nozze… Sconcertati dalle tradizioni giapponesi risaliamo in superficie e ce ne andiamo a nanna sperando che il giorno seguente sia sereno, che il sole ci sorrida e che le nuvole se ne vadano altrove. Ma Murphy è uno xxxxxxxxx, quando vuole sa essere proprio testa di xxxxxxxxx e non ci puoi fare nulla, quando è nei paraggi non resta che prenderla come viene e godersi tutto ciò che capita, tanto lui è sempre lì presente e più ti incavoli e più lui ti fa penare. Bahala na! Dicono i Filippini! (Teoria del Positivismo: se domani devi andare in bici o in campeggio con la tendina ed il sacco a pelo, o a fare il pic-nic con la ragazza appena conosciuta, e vuoi che ci sia il tempo bello, ma le previsioni di RaiDue prevedono variabile e sole, mentre quelle di Rete4 mettono temporali e uragani, non stare a menartela, pensa sempre che ci sarà  il sole. Morale e spiegazione: se stai in ansia per qualcosa che potrebbe andare bene o male se andrà  male sarai rimasto in ansia prima e dopo che questo avvenga, se stai tranquillo e non in ansia prima che capiti se questo andrà  bene non sarai mai stato né male né in ansia, se andrà  male sarai stato solo una volta in ansia e ti sarai goduto almeno la sera precedente…(avete capito???) .
Fine III Parte

LA SVANDELLATA IV PARTE - FINAL FANTASY

I fatti della quarta tappa: lo Svandellamento.
Ci addormentiamo un pò preoccupati per le previsioni meteo...tre Meteo diversi e tre previsioni differenti: al nord temporali, al nord variabile, al nord caldo tropicale.
Avere la camera da letto decappottabile è una gran ficata… se non piove quando hai lasciato il lucernario aperto prima di andare a nanna. Infatti al mattino ci svegliamo con 20 cm di acqua in camera da letto, due gabbiani che fanno da sveglia, una balena che spunta dal cesso e pinocchio che si lava i denti col mio spazzolino, la fata turchina invece sta cercando di mandar giù per il cesso la balena con lo spazzolone...poi a me viene una strana tosse e comincio ad espellere delle strane creature dalla bocca, hanno il corpo da rana e la testa... la testa è quella del Dottor Bibulca???!!! Ehhhh??? Che strani esseri sono? Tosco Major si impressiona e prende una mazza da 33 kg e si lancia contro l’assalto dei Bibulkafrogger...svegliato dal casino infernale entra sfondando la porta un super Svandellatore travestito da Kiss con zatteroni enormi che ad ogni passo ammazzano 20 30 Bibulkfrogger alla volta...poi si gira verso di me e dice “Ehy Tosco Piegato vieni un pò qui!!, vieni vieni che mi devi fare una foto!!!” ma lo dice in un modo strano, tenebroso e rauco.... poi mi allunga una mano sul volto e....
Mi sveglio col petto tutto sudato, felice di essermi svegliato in tempo, prima che il Kissman mi strangolasse, ma che voleva??? Perchè questo strano sogno? Qualcosa accadrà , me lo sento.
Stamani poche scorregge aleggiano nell’aria, io e Tosco fissiamo il soffitto pensando al dislivello che ci attende e alla discesa che seguirà . Almeno speriamo che il cielo sia bellino e non faccia lo xxxxxxxxx, proprio non ce la sentiamo di affrontare questa tappa con la pioggia che ci inzuppa anche nei meandri più oscuri del corpo. Mi affaccio al lucernario e noto con gran felicità  uno squarcio azzurro che macchia un cielo velato. Bè, dai, forse ci va di culo anche oggi. Scendiamo nella hall dell’albergo dove ci attende la colazione. Come di consueto il Bibulca è già  seduto al suo posto e medita...il mio dubbio (e la mia paura) è su che cosa stia meditando: 1) su ciò che cicionerà  durante la tappa?? Le sue eloquenti dissertazioni culturali?? Oppure sta pensando a che marmellata spalmerà  sulla fetta biscottata?? Intanto arrivano gli altri...Lo svandellatore mi riconsegna il Voltarengel, ma si capisce dalla sua posizione che non sta assolutamente bene: in pratica cammina come un imitatore di galli, col petto in avanti, il culo che punta verso l’alto e le mani appoggiate sui fianchi che simulano le ali...però sembra pure una vecchia, fiacca e decrepita. Poretto. Il President (che ho scoperto parteciperà  al tour in Marocco con ProgettoAvventura, dovrei dire “ha partecipato” visto che oggi è il 19 novembre – la prox volta dovrei aggregarmi pure io, sempre che non si organizzi un tour tra di noi, che potremmo chiamare “TourTraDi Noi”) sta pacato e sorridente, non fa una piega, immacolato e puro, non vede l’ora di salire in sella con la sua tutina attillata rigirata fino al linguine e alle ascelle...la cameriera stamani non è in forma come la sera precedente e non caga neppure di striscio il President e se ne sta dietro al bancone a sfornare CaffèOlè. Cominciamo subito con un bel riscaldamento di una ventina di km sul biscione asfaltato che ci condurrà  a Vagli. In questo trasferimento mattutino accade qualcosa che devo ancora capire. E qui i romani devono essere sinceri: vi sono stato un po’ sul xxxxxxxxx, vero? Ho cominciato bene, la pedalata era fluida, ci inseguivamo come dei crosscauntristi in allenamento, ma lo sappiamo bene che il vostro ritmo è 10 volte superiore al mio e avete staccato il gruppetto di sfigati: io, il Bibulca e mio fratello Tosco Max. Siamo rimasti noi tre da soli e voi chissà  dove. Lo so, avevate ragione voi, il tempo minaccioso, anch’io avevo caga della rabbia dell’ingegnere, me lo immaginavo maestoso ed impetuoso, con un petto sudato e gonfio pieno di pelazzi e con una saetta in mano come Zeus, pronto a scagliarsi contro di noi proprio sul passo: “Chi siete o forestieri??? Che volete? La Vandelli è mia!!! Per passare di qui dovrete risolvere un indovinello: quando è piccolo piccolo cammina a quattro zampe, poi cresce e cammina a due, quando è vecchio a tre zampe. Chi è?” Nella mia mente però tutte queste preoccupazioni si dissolvono, come i soldi che butti nell’affitto, quando risolvo l’indovinello: beh, è il Pininfarina! Scherzo… dai…
Il fatto è che io, Tosco Max e Bibulca rimaniamo un po’ indietro per colpa mia: non avendo sistemato al meglio il mezzo, comincio a perder letteralmente i bulloni della guarnitura e il rampichino inevitabilmente tende a ciondolare. C’erano solo due bulloni e allora ne prendo uno dalla guarnitura di Tosco Max e facciamo tre

Zorro » 19 anni fa
putroppo il post è stato spezzato a metà .
Evidentemente esiste un limite alla lunghezza.... :( :( :(

LA SVANDELLATA IV PARTE - FINAL FANTASY -

I fatti della quarta tappa: lo Svandellamento.
Ci addormentiamo un pò preoccupati per le previsioni meteo...tre Meteo diversi e tre previsioni differenti: al nord temporali, al nord variabile, al nord caldo tropicale.
Avere la camera da letto decappottabile è una gran ficata… se non piove quando hai lasciato il lucernario aperto prima di andare a nanna. Infatti al mattino ci svegliamo con 20 cm di acqua in camera da letto, due gabbiani che fanno da sveglia, una balena che spunta dal cesso e pinocchio che si lava i denti col mio spazzolino, la fata turchina invece sta cercando di mandar giù per il cesso la balena con lo spazzolone...poi a me viene una strana tosse e comincio ad espellere delle strane creature dalla bocca, hanno il corpo da rana e la testa... la testa è quella del Dottor Bibulca???!!! Ehhhh??? Che strani esseri sono? Tosco Major si impressiona e prende una mazza da 33 kg e si lancia contro l’assalto dei Bibulkafrogger...svegliato dal casino infernale entra sfondando la porta un super Svandellatore travestito da Kiss con zatteroni enormi che ad ogni passo ammazzano 20 30 Bibulkfrogger alla volta...poi si gira verso di me e dice “Ehy Tosco Piegato vieni un pò qui!!, vieni vieni che mi devi fare una foto!!!” ma lo dice in un modo strano, tenebroso e rauco.... poi mi allunga una mano sul volto e....
Mi sveglio col petto tutto sudato, felice di essermi svegliato in tempo, prima che il Kissman mi strangolasse, ma che voleva??? Perchè questo strano sogno? Qualcosa accadrà , me lo sento.
Stamani poche scorregge aleggiano nell’aria, io e Tosco fissiamo il soffitto pensando al dislivello che ci attende e alla discesa che seguirà . Almeno speriamo che il cielo sia bellino e non faccia lo xxxxxxxxx, proprio non ce la sentiamo di affrontare questa tappa con la pioggia che ci inzuppa anche nei meandri più oscuri del corpo. Mi affaccio al lucernario e noto con gran felicità  uno squarcio azzurro che macchia un cielo velato. Bè, dai, forse ci va di culo anche oggi. Scendiamo nella hall dell’albergo dove ci attende la colazione. Come di consueto il Bibulca è già  seduto al suo posto e medita...il mio dubbio (e la mia paura) è su che cosa stia meditando: 1) su ciò che cicionerà  durante la tappa?? Le sue eloquenti dissertazioni culturali?? Oppure sta pensando a che marmellata spalmerà  sulla fetta biscottata?? Intanto arrivano gli altri...Lo svandellatore mi riconsegna il Voltarengel, ma si capisce dalla sua posizione che non sta assolutamente bene: in pratica cammina come un imitatore di galli, col petto in avanti, il culo che punta verso l’alto e le mani appoggiate sui fianchi che simulano le ali...però sembra pure una vecchia, fiacca e decrepita. Poretto. Il President (che ho scoperto parteciperà  al tour in Marocco con ProgettoAvventura, dovrei dire “ha partecipato” visto che oggi è il 19 novembre – la prox volta dovrei aggregarmi pure io, sempre che non si organizzi un tour tra di noi, che potremmo chiamare “TourTraDi Noi”) sta pacato e sorridente, non fa una piega, immacolato e puro, non vede l’ora di salire in sella con la sua tutina attillata rigirata fino al linguine e alle ascelle...la cameriera stamani non è in forma come la sera precedente e non caga neppure di striscio il President e se ne sta dietro al bancone a sfornare CaffèOlè. Cominciamo subito con un bel riscaldamento di una ventina di km sul biscione asfaltato che ci condurrà  a Vagli. In questo trasferimento mattutino accade qualcosa che devo ancora capire. E qui i romani devono essere sinceri: vi sono stato un po’ sul xxxxxxxxx, vero? Ho cominciato bene, la pedalata era fluida, ci inseguivamo come dei crosscauntristi in allenamento, ma lo sappiamo bene che il vostro ritmo è 10 volte superiore al mio e avete staccato il gruppetto di sfigati: io, il Bibulca e mio fratello Tosco Max. Siamo rimasti noi tre da soli e voi chissà  dove. Lo so, avevate ragione voi, il tempo minaccioso, anch’io avevo caga della rabbia dell’ingegnere, me lo immaginavo maestoso ed impetuoso, con un petto sudato e gonfio pieno di pelazzi e con una saetta in mano come Zeus, pronto a scagliarsi contro di noi proprio sul passo: “Chi siete o forestieri??? Che volete? La Vandelli è mia!!! Per passare di qui dovrete risolvere un indovinello: quando è piccolo piccolo cammina a quattro zampe, poi cresce e cammina a due, quando è vecchio a tre zampe. Chi è?” Nella mia mente però tutte queste preoccupazioni si dissolvono, come i soldi che butti nell’affitto, quando risolvo l’indovinello: beh, è il Pininfarina! Scherzo… dai…
Il fatto è che io, Tosco Max e Bibulca rimaniamo un po’ indietro per colpa mia: non avendo sistemato al meglio il mezzo, comincio a perder letteralmente i bulloni della guarnitura e il rampichino inevitabilmente tende a ciondolare. C’erano solo due bulloni e allora ne prendo uno dalla guarnitura di Tosco Max e facciamo tre a testa. Ci stiamo un 10/15 minuti buoni. Poi cerchiamo di raggiungere i romani. Li becchiamo proprio a Vagli, quando si deve imboccare la strada che va alla cava di Arnetola. Ma qui i ragazzi sono inquieti, non sono sicuri, ci saranno dei rischi??? Dov’è lo sbarbatello coi panini? Dai che dobbiamo salire. Come è organizzato sto giro?? Beh, guarda chi abbiamo come guida il Bibulca che non sa neppure quale monte dobbiamo conquistare! Nubi, fitte nubi nascondono la maestosità  del Tambura e del passo. Ma noi non molliamo. Arriva il paninaro ed io ne approfitto per risparmiare qualche metro di dislivello, sono troppo indietro, devo fare foto! (la delusione per le poche foto pubblicate su Tutto è ancora presente… ma mi rifarò, sto proponendo il giro ad altre riviste…) Mi attacco alla macchina e salgo e raggiungo il Pininfarina, taccuino, il President e Pippecalzelunghe. Noto degli sguardi severi nei loro occhi, mi sento un peccatore, ma lo faccio per le foto! Recuperiamo i panini e li ficchiamo nello zainetto. Cominciamo a salire per la strada che conduce nella cava di Arnetola, i romani hanno un passo troppo lungo, mi staccano, anche mio fratello comincia a staccarmi e va avanti con loro, rimango col Bibulca e faccio qualche foto a lui… il problema grosso è che per ogni foto devo fermarmi e togliere la macchina dallo zaino, scattare e poi rimettercela. Visto che il sistema che avevo sperimentato mettendo la custodia sul manubrio mi aveva procurato la rottura dell’obiettivo in due parti, e che adesso sta su grazie al superattack prestatomi dal tipo del rifugio a SanPellegrino. Li vedo sempre più lontani. Il Bibulca si confessa, sa che tira aria di ammutinamento, il suo stato di coordinatore del giro sta decadendo, lo stanno spodestando, gli uomini sono stanchi dei suoi soprusi e minacce. In effetti scrivere a molti giorni di distanza dal giro mi crea dei vuoti spaziomemorizzatori… che avevi Bibulca? Che avevate voi romani? Ho percepito qualcosa, ma no ho capito di preciso che avevate.
Beh, decido che devo fare meno foto quaggiù nella valle e di mantenere un ritmo più costante, anche perché salire sarà  dura e se ci metto pure le soste fotografiche non finirà  più. Raggiungo il gruppo. The President dov’è? Non la racconta giusta, ha già  ammutinato? Vuol affrontare il MostroVandelli da solo? Affrontare la sua arroganza "Bibulca!!!!!!!!!!!!!! ti aspettooooooooooo!!!! " senza l’aiuto dei validi compagni?! La strada comincia ad avere una pendenza sempre maggiore, si scende spesso e si spinge la fida mtb su quelle rocce biancastre. Il mio abbigliamento no-tecnico si sta inzuppando. Ho sempre più sete. Anche gli altri stanno faticando. Il Pininfarina si sta tramutando nel suo personaggio kissoidiano, sta diventando pallido e si sta incupendo. Prendo un passo deciso, devo guadagnare qualche metro se non voglio fare foto solo alla nebbia e alle pietre. Mi allontano piano piano e guadagno terreno. Questa mia assenza però lascerà  un vuoto nella mia vita: il dramma di un uomo che dopo tre giorni e mezzo di cammino in salita, dopo tante sofferenze e mal di schiena, dopo essersi sorbito le farfullanti parole del Bibulca, vede svanire il premio concesso ad ogni biker che sfida la natura nella sua dualità : la sofferenza ed il piacere, il male e il bene, il freddo e il caldo, la dualità  che governa lo spazio e il tempo, che è presente in ogni cosa, e qui si presenta con la formula salita e discesa: sofferenza e piacere, fatica e adrenalina. Quest'uomo è il Pininfarina. Quest'uomo ha visto andare in fumo i suoi risparmi, ha visto con gli occhi del suo culo lo schianto del telaio Fuji mentre pedalava in salita! Io non ho assistito direttamente al drammatico evento, ma immagino il volto cupo, perplesso misto rabbioso, inquieto e incazzato, spaventato e triste come un bimbo a cui rotto il giocattolo, incazzatissimo come un biker che quasi alla fine della salita non può godersi la discesa perchè quel cacchio di telaio si è spaccato. E poi dico, in salita!? é vero che il Pininfarina è un animale in sella, un cinghialone che sprigiona energia pura su quei pedali, che macina le rocce e accartoccia tutto al suo passaggio, una sorta di Attila a cavallo di un telaio di alluminio, ma una mtb non può finire così in salita, non si può neppure raccontare, non si può andar fieri di aver tranciato un telaio in salita! Non si ha neppure la soddisfzione di dire: "beh, weh..si cioè... ero lassù, guardavo i miei amici dai miei 45 metri di quota e riflettevo sul drop che mi sarei sparato e la venerazione dei mie amici quando saremo al bar a farci 3929 birre e di come il telaio si è accartocciato al contatto tassello-terreno. Un inferno..." macché!!!!!!!!!!! ma va!!!! che venerazione!!! il Pininfariana, alla vista di quella saldatura strappata da un sistema imbecille come il pirla che lo ha progettato, si è dato del xxxxxxxxx!!! soldi buttati al vento! altro che venerazione, sotto sotto i suoi amici gli stanno ancora dando del pirla perché insiste con la Fuji, ma lui ribatte che è in garanzia e gli tocca nuovamente sto cancellone! ma io ti suggerisco di rivenderla immediatamente e di comprarti una bici seria, tipo una Iron Horse MKIII che sto per avere tra le mani!!!!!!! vai a vederla sul sito! Ironhorsebikes.com
Immaginate la devastazione psicofisica, il calore che si diffonde nei polmoni e che gonfia di rabbia il volto del Pininfarina... poi il crollo emotivo celebrale improvviso, la drammaticità  del pensiero, l'incredulità  dei presenti, l'ingegner Vandelli che si sbellica dalle risate e cade dalla poltrona e si ustiona il braccio con le saette... i montoni che sghignazzano dietro le rocce... riporto testuali righe del Pininfarina: "ho pedalato quei strappi allucinanti fino alla morte sgonfiando le gomme e indurendo la bici! e poi stock!84 etichetta nera! poi tuo fratello eè testimone della mia passione per salire fino al passo, con la mia testa intasata di sentimenti epici, della pima guerra mondiale!"
Sarà  malato quest'uomo?!!! scherzo, ma io ho un'altra mentalità , preferisco scendere, passeggiare con la bici al mio fianco e godermi l'intorno. L'invasamento estremo per pedalare su strappi sempre più pazzeschi ha un limite, vi fate possedere da primitivi animi inquieti, da pallide sfide con il vostro "io" che non potete sfogare altrove, le vere sfide sono quelle quotidiane, come la sfida all'ultimo sangue per sedersi nell'ultimo posto libero sull'autobus e far finta di dormire per non cedere il posto ai vecchi. Come la sfida coi pedoni sulle strisce, mica vanno fatti passare, che restino sui marciapiedi, quello è il loro posto! la carreggiata è delle macchine. Mica ste sfide primitive, dimostrazione di forza muscolare e orgogliosa supremazia sull'avversario... siamo nel 2000, l'era della caccia è terminata, adesso si fa la spesa, non dobbiamo più essere allenati, ci dobbiamo ingozzare di alcol, fumo e internet, basta lo sforzo...oh, sto sparando cazzate, non dico mica sul serio... è che mi diverto...
Beh, il Pininfarina è a pé, come diciamo dalle nostre parti. Adesso gli tocca caricarsi sulle spalle il cadavere come fa Tosco Max col decatlopoli. Intanto il President è svanito nel nulla ed io mi ritrovo con un altro gruppo di biker che stanno affrontando la Svandellata. Loro erano partiti da Vagli ed avevano circa un'ora o due di vantaggio, ma se la stavano prendendo comoda, evidentemente. Sono a corto d'acqua, divoro la frutta secca e addento il panino secco col prosciutto, ma non mi fermo e ho pure il naso tappato, così mentre mangio respiro affannosamente dalla bocca e inevitabilmente mentre macino il panino e respiro sputo le briciole dalla bocca. ma ho fame e non voglio fermarmi, anche perchè sono completamente bagnato, lo "zainetto" con l'attrezzatura fotografica pesa e la mia bici non è proprio un fuscello. Arrivo finalmente alla fontana, mi ha raggiunto PippeCalzelunghe e Tosco MAx. Mentre riempiamo le borracce arriva Pininfarina e Taccuino. Il primo ha una faccia cupa e l'altro uno strano ghigno sul volto, mi ricorda Jack (Jack Nicholson) in Shining. (io non so ancora quello che è successo alla bici del Pinin). Da una distanza di circa 10 metri il Pininfarina mi fulmina, mi gela il sangue. Ehi tu, Tosco Piegato, vieni un pò qui!!! (oh mamma mia, il sogno sta diventando realtà !!). Vieni, vieni... devi farmi una foto!!! Non capisco che vuole, è incazzato? perchè? e perchè mi chiede di fargli una foto con quel tono?? ho paura, l'ammutinamento?!?!?! Oh no, mi vedono come una minaccia, un alleato del Bibulca. Cosa faccio? non voglio finire nelle loro grinfie, anzi morto. Mi annego nella fontana o mi getto nell'abisso pallido di fianco a me? ma poi capisco tutto, il Pininfarina si abbassa sulla ciclodulcineacicletta e mi ordina: guarda qui, ti sembra possibile? "Oh Tosco, che dici!!! eh, ti sembra possibile, dai scatta due foto che poi le pubblichi e mi vendico di sti xxxxxxxxx che fanno le cose col culo e mi fanno rischiare la vita... e se mi si spaccava in discesa???!?!? ehhheeheheh!???!?! che mi dici?? che faccio adesso??!! e la discesa come me la faccio!?! una sega, in salita si va a sminchiare sto telaio, incredibile... ma io gli spacco il muso a quei bastardi... gli infilo il tubo dello strzo su per il... gli sfilo la spina dorsale e poi li frusto, gli strappo il cuore e lo metto al posto dell'ammortizzatore, prendo il fegato e lo uso come filtro dell'olio nella Punto, rapisco le loro mogli, le lego ad un TIR e le spedisco in NuozaZelanda, prendo i loro figli e gli faccio lavare il pavimento di casa mia con la lingua, poi una volta morti li uso come zerbini, poi vado nella fabbrica dove producono ste cacchio di Fuji e ci mollo una scorreggia fatale e li stermino tutti. Ohhh...." Urla isteriche, fiato che esce dai suoi polmon con una forza tale da spazzare le nubi e la nebbia. Placata l'ira kissoidiana, suggerisco (dopo aver fatto le foto, se no mi uccideva) al Pininfarina di scendere comunque, bene o male sarebbe riuscito a scendere, la rottura non comprometteva la stabilità  del mezzo... magari infilando un pezzo di legno lì, o un pezzo di gomma, un tappo di sughero o legando quel tubo con del filo di ferro o con 30 fascette... niente, il Pininfarino deluso continua a spingere il catorcio fino al passo che sta 20 metri sopra di noi. Gli spiego che può farcela, e gli racconto di come ho finito una discesa steccando il carro della Decathlon con una chiave inglese, delle fascette e del nastro isolante… ma nulla… Arrivo al passo e chi ti trovo tutto intirizzito come un pulcino appena uscito dal guscio? The President, arrivato con un'ora d'anticipo si è trovato tra la nebbia al freddo e, dovendo aspettare la comitiva, si è messo a ridosso dal vento con la mantellina ben stretta. "Come va?? tutto ok??" "beh, si, ma il Pininfarina ha rotto il telaio!" "ehhe!??!?!". "Adesso arriva, così vedi..." mi posiziono, cerco dei punti da dove scattare foto del passo... poi lo trovo e aspetto che arrivino gli altri... A questo punto però noto un rilassamento generale. Non ci sono più quei volti un pò tesi che notavo alla partenza (a parte quello del Pininfarina naturalmente!). Sarà  che questo punto, il passo, è il confine tra la fatica ed il piacere, una specie di porta che da sul "sollievo", una soddisfazione... Ci bardiamo, osserviamo per l'ultima volta l'entroterra, il vento spazza per pochi secondi le nubi aprendo degli squarci, anche se c'è nebbia è piacevole stare quassu... ci imbacucchiamo e cominciamo a scendere. Ah, scendere! Sgonfio un pò le gomme, abbasso la sella e suggerisco di fare la stessa cosa, adesso si scende, c'è pane per i nostri denti, per i miei e quelli di Tosco max. vado avanti per cercare una buona postazione per le foto, salgo su una roccia e aspetto che spunti qualche raggio di sole, arriva, ma non ci sono i biker, poi arrivano loro e il sole sparisce. Murphy di xxxxxxxxx! riesco comunque a scattare qualcosa. Mi rattrista vedere il Pinin tutto incappucciato che scende a piedi... chissà  che sta pensando, se è incacchiato o solo deluso...Arriviamo allo spiazzo che porta al rifugio Conti. C'è il sole, Taccuino è affascinato dal paesaggio, al Presidente basterebbe far indossare un paio di mocassini, dei pantaloni beige, una camicia di lino azzurra ed un maglioncino giallo pastello sulle spale con le maniche legate sul petto e sembrerebbe in vacanza a Portofino, non sembra neppure che abbia pedalato per 4 giorni. Passiamo velocemente dal rifugio e poi si ricomincia a scendere. Tatatatatattatattttttttttttttttttaaaa!!! è la forcella che sbatte contro le pietre della Vandelli, ma non solo la forcella subisce la durezza di questa strada che scende precipitosamente verso Resceto con una pendenza che per un carro dev'esser stata micidiale! La senti nella schiena, nelle dita che non mollano un secondo la leva del freno, la senti sul volto che è teso e che collabora col resto del corpo per non finire a valle in un microsecondo. I balzi che sono a meno di un metro di fianco alla nostra traiettoria precpitano vertiginosamente verso il basso, pendii ricoperti di rocce rotolate giù, che prima facevano parte della strada e che adesso riposano. Il cimitero delle pietre rotolanti. Fanno male le gambe, la schiena, le braccia e le gomme, se non stai attento a quelle rocce taglienti prima o poi scoppiano. Così capita a Tosco Max. Si ferma a riparare, mi fermo pure io, siamo gli ultimi due (come al solito). E qui non capisco dove è finito il Pininfarina, come ha fato a passarmi avanti? Va bene che son lento a fare le foto, ma in discesa me la cavo e pure Tosco Max non si tira indietro n questi tratti… Anche sul pezzo iniziale non abbiamo esitato ed abiamo fatto vedere all’ingegnere che la Randelli non ci spaventa, immersi nella nebbia siamo passati attraverso il dissestamento che il tempo a causato alla strada, per noi sinceramente non erano cose dell’altro mondo, ma per i romani eran tratti davvero ardui e si son impressionati (venite a vedere come sono le Apuane e capirete perché scendiamo così!). Solo poco tempo fa ho capito perché il Pininfarina era uscito dal mio raggio visualizzatore, testuali scritture del PininKiss: poi mentre tu fotografavi e tuo fratello bucava, io ho preso coraggio e invasato dalla vandelli che ormai aveva invaso i pensieri piu' pessimisti, ho abbassato la sella, ho tolto la catena dal movimento centrale, ho sganciato i pedali e sono venuto giu come non mai avevo fatto, tutta d'un fiato! solo su quaklche tornante secco, non ho curvato per paura di sconoccghiare il resto del telaio.Infatti mentretu eri sul ciglio in alto a fotografare e tuo fratelolo a riparare la gomma io ero gia alla casina bianca dopo il ponte.... da ammirare!!! Io gli avrei portato il telaio macellato, ridotto in frantumi! (ho appena avuto la notizia che da martedì avrò una nuova bici!!! Una MKIII Iron Horse… qualcuno vuole la mia Front Armadillo con forcelle Marzocchi Dirt Jump da 130, freni disk Deore??? Dai, a 450 euro! Un vero affare!!!! ) Riparata la gomma risaliamo in sella e scendiamo fino a valle. Raggiungiam Taccuino e Bibulca, Pippecalzelunghe è un po’ imbranato (in senso buono, eh..) in questi tratti sconnessi e lo vedo spesso in difficoltà , Il presidente, beh, quello li è sempre avanti, non ci puoi fare nulla,sempre asciutto e bello lindo, arriva per primo al baretto e si fa un MArtini…non so se lo ha bevuto davvero, ma ce lo vedo col martini dopo la Svandellata… anche il Pininfarina è al baretto ed è tutto contento che ha finito la Svandellata in sella al cancellone e si mette di fianco ad una riproduzione n miniatura della Tambura con dipinta la via Vandelli in rosso e ci mette un bigliettino con scritto “il Pininfarina ha svandellato!!” alla faccia della Fuji, dei suoi progettisti e delle loro mogli e dei loro figli! Abbiamo finito il viaggio, scendiamo sul grigiume e seguiamo la linea bianca, ondeggiamo sull’asfalto, è come assaggiare della nutella dopo aver sgranocchiato del pane secco di 200 anni. Scendiamo verso Massa, concluderemo il viaggio davanti al palazzo ducale di Massa,dove c’è una fontana con delle statue che raffigurano dei leoni che riposano placidi e sornioni. Il Pininfarina e taccuino hanno la bella idea di salire a cavallo del Re Leone e non ci pensano due volte, se la ridono a vicenda e salgono sul rastone marmoreo, io scatto naturalmente delle foto e sorpresa sorpresina chi deve capitare proprio nel momento di coglionaggine? La pattuglia della POLIZIA . Dal finestrino dell’auto due facce serie e rimproveranti guardano due ciglioni (per loro9 che scendono frettolosamente dalla schiena di un leone di marmo, come due bambini sorpresi a fare i birichini… “Ma vi sembra una cosa logica da fare???? Alla vostra età ????” il Taccuino, con grande umiltà  e signorilità  si avvicina all’auto e sputa in faccia al poliziotto. Oy oy… adesso lo arrestano, pensiamo tutti. Il poliziotto esce dall’auto con la calma del bradipo. àˆ alto due metri, Taccuino lo gurda orgoglioso dal basso. Il poliziotto con un gesto lento ma deciso alza la mano destra e si passa il guanto di pelle sul volto. Ma lo sputo del Taccuno non se ne va, ha una viscosità  superiore, dovuta alla brusca discesa di quota. Allora il poliziotto ripete il gesto e col guanto elimina lo sputo dal volto e pronuncia codeste parole: “O tu infame paperotto col tutino madreperlato, tu ciclista sputacchione come hai osato???! Chiedo SODDISFAZIONE!!!” e dice ciò togliendosi il guanto di pelle e schiaffeggiandolo. A tal punto Taccuino comincia a gonfiarsi e a diventare tutto rosso, cominciano a spuntargli degli aculei neri e lucidi dalla schiena, il collo sia allunga e le gambe si gonfiano e si ingrossano, le braccia diventano degli artigli e il volto si allunga. Diventa lato 20 metri, ricoperto di squame in Titanio: un dragone rosso si dimena e sputa fuoco davanti ai nostri occhi. Ma che succede? Anche il Pninfarina si sta trasformando, il corpo si gonfia e si colora di bianco latte, sul volto si delineano delle figure nere che tagliano la pelle, i capelli si ramificano al vento e delle borchie di criptonite gli spuntano da tutte le parti del corpo, infine due giganteschi zatteroni spuntano sotto i suoi piedi: 12 metri di lunghezza e 7 di larghezza. “ahhhhhhhhhhhhhhhhhhharesnskdnvskjfnvòklsdnvkdsn!” pronuncia il MonsterKiss… sfffufuufufufoooooooccococoocshhhhhhhhhhhhh!!!” vomita il Draccuino. Siamo increduli, i poliziotti sono rientrati in macchina e tremano come due foglioline rinsecchite. Il MonsterKissa allora pronuncia: “Cagatevi addosso!!!” e loro, dentro la loro auto cominciano a sforzare per cagarsi addosso… poi una puzza nauseante comincia ad aleggiare su tutta Massa uccidendo per la sua tossicità  l’intera popolazione. I due Monster Svandellatori sono davvero incacchiati e dopo aver frantumato l’auto della polizia cominciano a distruggere l’intera città  di Massa e tutti i monti, compresa la via Vandelli...
Mi sa che non è tanto credibile… ho esagerato con la puzza assassina… però il resto è pura verità . (almeno fino alla pattuglia della polizia)
Beh, quando i due Monster placano la loro ira ci salutiamo, insultiamo per l’ultima volta il Bibulca e poi gli diciamo che comunque è stato un bel giro, ci siamo divertiti e non ci siamo neppure persi.

Per TP
(Telaio Piegato)

Lander Logoorro
Attuale Status Utente: Online

Pininfarina » 19 anni fa
tanto per rinfrescare la memoria della IV parte

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UN GRAZIE FINALE A TUTTI! TELAIO PIEGATO IN PRIMIS, CORRADO YUPPA GUIDA, TOSCO MAJOR, ZORRO PIPPICALZELUNGHE, SUCCISA TACCUINO, THE PRESIDENT C.S., PININKISSROMPIFUJI

ALLA PROSSIMA AVVENTURA!

Moderatore: fabioman, gerpas