Daje co' 'ste notturne. Cit.
Monte Soratte I più antichi ritrovamenti di reperti e ceramiche risalenti all'Età del bronzo, lasciano pensare che il Soratte fosse abitato fin da tempi preistorici.
Sicuramente in epoca preromana, a causa della sua natura isolata che lo rendeva visibile e riconoscibile da lontano, fu utilizzato come luogo di culto da parte delle popolazioni dei Sabini, Capenati, Falisci ed Etruschi.
Tale vocazione si tramandò nel tempo prima ai romani, con il culto di Soranus Apollo[1] e poi agli inizi del Cristianesimo, quando molti eremiti vi si rifugiarono in cerca di silenzio e meditazione.
A testimonianza di ciò si trovano sul Soratte i resti di sei insediamenti a carattere religioso, alcuni dei quali tuttora utilizzati durante le feste religiose di Santa Lucia, di Santa Romana e della Madonna di maggio, in occasione della quale si svolge la tradizionale fiaccolata sul monte.
Sulla cima del Soratte si trova l'eremo di San Silvestro, costruito nel VI secolo sui resti di un tempio di Apollo. Secondo una leggenda la chiesa fu fondata da papa Silvestro I che si era rifugiato sul Soratte per sfuggire alla persecuzione di Costantino I. Vi sono conservati affreschi trecenteschi e quattrocenteschi che sono stati oggetto di studi e di interventi conservativi.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie e l'annesso monastero, furono costruiti nel 1835 su una precedente costruzione del 500. I locali sono ampiamente restaurati e offrono la possibilità di avere vitto e alloggio. La chiesa ospita un affresco della Beata Vergine oggetto di grande venerazione nel XVI secolo.
Sono infine presenti altri quattro eremi: Sant'Antonio, Santa Lucia, San Sebastiano e Santa Romana, che pur versando in condizioni di abbandono, presentano notevoli caratteri tipici dell'architettura eremitica rupestre.
Nel versante sud nel 1937, sotto la Direzione del Genio Militare di Roma, venne avviata la costruzione di una serie di gallerie che, secondo il progetto iniziale, dovevano servire come rifugio del comando supremo dell'esercito in caso di guerra, data la vicinanza del Soratte con la capitale.[2]
Durante la seconda guerra mondiale, in particolare nel settembre del 1943 il comando supremo delle forze di occupazione tedesche si stabilì sul Soratte. Nel mese di giugno del 1944, dopo un terribile bombardamento effettuato il 12 maggio da 236 B-17 del 5th US Air Force, il feldmaresciallo Albert Kesselring insieme alle truppe di occupazione abbandonò l'area dopo aver minato parte delle gallerie. Sembra che prima di abbandonare l'area il feldmaresciallo abbia dato l'ordine di interrare nelle gallerie 68 casse contenenti oro e beni saccheggiati alla Banca d'Italia e alla comunità ebraica di Roma, che di fatto non è stato mai trovato.[2]
Durante gli anni della Guerra Fredda parte delle stesse gallerie sono state riconvertite per ospitare il bunker anti-atomico del Governo Italiano; i lavori solo parzialmente terminati risalgono al quinquennio 1967-1972.[2]
Il sistema ipogeo consta di 4 km di gallerie, oggi parzialmente visitabili grazie all'operato di una associazione di volontari.[2]
L'area da alcuni anni è stata riacquisita dal Comune di Sant'Oreste ed è oggetto di lavori di recupero delle ex caserme e di allestimento di un museo storico diffuso denominato "Percorso della memoria".