Nell'attesa che il mitico amaiorani inserisca la scheda dell'escursione nel calendario (vorrei farlo io, ma da quando è stata completata la migrazione su Aruba non riesco più ad accedere al calendario come Amministratore), ve l'anticipo in questo post DIFFICOLTA' TECNICA: (salita/discesa) BC / BC come da scala delle difficoltà tecniche del CAI
http://www.mtbcai.it/scaladifficolta.aspComunque 3/3 secondo la scala di Pedalando.DESCRIZIONE PERCORSO: l'itinerario proposto percorre alcuni dei sentieri meno conosciuti del Parco dei Simbruini, cosa di per sé estremamente suggestiva per gli amanti dell’escursionismo fatto di ricerca dei segni sul terreno e dei riferimenti sugli alberi, piuttosto che il mero ricorso all’aiuto tecnologico del supporto gps. In ogni caso la traccia gps è disponibile.
Il percorso è pedalabile al 90% pur se si rivolge a biker pazienti e disposti a scendere di sella ogni tanto per scavalcare l’albero caduto così come per raggiungere una cresta fuori traccia.
Da effettuarsi nei mesi estivi per la possibilità di trovare neve alle altitudini massime (a fine aprile 2007 da q. 1600 del Rifugio Ceraso l'avanzata era ardua per la presenza massiccia della neve).
STARTING POINT: Autostrada Rm-L’Aquila uscita Tagliacozzo. Da questo paese si sale verso Cappadocia e ancora oltre si arriva allo starting point di Camporotondo, parcheggio antistante il ristorante Monna Rosa. Orario app.to ore 09.00 partenza 09.30. INFO PRELIMINARI: al costo simbolico di euro 5,80, l'Amministrazione del Parco Naturale Regionale Dei Monti Simbruini (presidente il cortesissimo Sindaco di Jenne, Sig. Teatini), può inviare via posta le carte dei sentieri e la descrizione delle vie di alta montagna e dei percorsi sterrati presenti nei confini del Parco (tel. 0774/827219 - 0774/827221).
->Link Sito<- RACCOMANDAZIONI:
Partire muniti di acqua a sufficienza, la maggior parte delle fonti riportate dalle IGM (in quota) sono asciutte. Unico punto di approvvigionamento, oltre il bar alla partenza, è il fontanile Campitelle a metà esatta dell’escursione.
ROADBOOK:
All’altezza delle prime case dell’abitato si prende a destra la strada asfaltata che inizia a salire in lieve pendenza sul versante est di Monte Cesa fino al Piano delle Scagne. La carrabile, divenuta sterrata, valica a quota 1453 ed inizia a scendere decisa nella vallata di Campo della Pietra: al primo tornante, riconoscibile per il fondo cementato, abbandoniamo la strada e ci gettiamo sulla sinistra per un bel sentiero in saliscendi non riportato dalle carte.
Si attraversa per 3 km la splendida faggeta di Monna Rosa e si sbuca sulla piana di Monna di Campo Ceraso: troviamo i soliti cippi marmorei che ricordano ancora i confini tracciati tra Stato della Chiesa e Regno Napoleonico e seguiamo verso destra la sterrata in leggera discesa (erbosa) per 3 km circa sino ad addentrarci, in salita mai troppo ripida, verso Monna del Lepre dove troviamo il Volubro di Campo Ceraso (un piccolo bacino d’acqua artificiale).
Un minimo di sosta all’omonimo Rifugio (aperto e visitabile) e prendiamo verso destra seguendo le indicazioni dei sentieri SI e 693 sulle paline. In località Monna Forcina, in corrispondenza delle paline indicanti i sentieri 651, 693 e Tarino, meta iniziale di questa escursione, deviamo invece bruscamente a sinistra addentrandoci nella bella e fitta faggeta seguendo i segni rossi e gialli sugli alberi sino a sbucare, dopo un’altra deviazione sempre a sinistra, alla base degli impianti di risalita di Campo Staffi.
Scaliamo la pista su di un sentierino sulla destra fino a ritrovare, a circa metà della pista stessa, i segni bianco rossi su delle rocce che indicano la possibilità di deviare decisi a sinistra verso Campo Staffi. Seguiamo il sentiero e dopo qualche altro sforzo arriviamo sul piazzale della località sciistica a quota 1770 slm con una splendida vista sul monte Tarino e sul Cotento .
Non occorre calpestare l’asfalto in quanto dal nostro punto di approdo partono dalla sinistra due sentieri che sembrano riportare indietro nella valle dalla quale siamo venuti: prendiamo la carrareccia che corre più in alto sul fianco della montagna (contrassegnata dal cartello “piste da fondoâ€) e ci addentriamo in saliscendi nella faggeta sempre più fitta. Dopo poco la sterrata si restringe sino a diventare un single trek divertente e poco impegnativo che ci porterà quasi a quota 1800 mt, il punto più alto della nostra escursione.
Siamo in cresta alla Serra di S. Michele e proseguiamo in single trek sino in zona Campitelli: una breve deviazione sulla diramazione destra della nostra traccia ci porta (volendolo) a visitare Croce Campitelli (luogo di ex voto e punto di partenza dei sentieri per la Renga). Il nostro viaggio continua invece diritti sulla via principale sino a scendere a quota 1600 dove intersechiamo una mulattiera ripida e pietrosa che presa verso sinistra ci porta di volata di nuovo a Monna Ceraso.
Ripercorriamo verso sinistra solo per pochi metri la traccia fatta all’andata e ci gettiamo sulla destra in discesa su di un tratturo secondario in direzione di Cesa Cotta.
4 km di discesa ci portano al nostro punto di intersezione, riconoscibile dal solito cippo bianco; prendiamo in salita verso sinistra e dopo 400 mt e aver valicato un dosso possiamo far rifornimento d’acqua al fontanile Campitelle.
Torniamo dunque ben riforniti indietro in cima al dosso e saliamo ancora a destra sulla pista evidente. Entrati in una valletta laterale percorriamo in leggera salita diverse radure sino ad entrare su sterrata decisa nella faggeta a quota 1350. In corrispondenza dei segni giallo rossi del CAI pieghiamo a destra su una traccia appena intuibile nella faggeta e con bellissimi saliscendi usciamo in una radura dove prendiamo una carrabile ben definita che, in 3 km di faggeta su fondo buono, ci porta al piazzale della S.S. Trinità : d’obbligo è la sosta per la visita del Santuario per chi non lo conosce, altrimenti poco prima di sbucare sul piazzale ci buttiamo con decisione alla nostra destra giù per il vecchio sentiero (segni rossi) che collega la Trinità con Campo della Pietra.
Ci aspetta un km di discesa da affrontare con cautela, non tanto per la pendenza quanto per i continui cambi di direzione tra le rocce ed il fondo duro.
Arrivati sani e salvi in basso ci godiamo lo spettacolo di Campo della Pietra illuminato dal sole e prendiamo verso sinistra la carrabile che ci porta verso il Rifugio SAIFAR: da qui in discesa su fondo ciottoloso (occhio!!) scendiamo su Fosso Fioio e lo percorriamo per 2 km circa sino alla base del monte Prezzetta.
Con decisione svoltiamo a destra e continuiamo in salita dentro la faggeta: ci aspettano 4 km di salita costante di cui il primo pezzetto tecnico e pietroso al 10% (si fa in sella) ed il secondo di terreno dissestato al 12% (pure questo in sella se non c’è fango). Sbuchiamo a quota 1460 su una radura dove il sentiero pare terminare: prendiamo allora subito a destra una traccia appena intuibile sul terreno ricoperto di fogliame.
Inizia la parte pionieristica della nostra escursione: seguendo i radi segni rossi sugli alberi e le lievi tracce in terra affrontiamo una ripida discesa sulla destra (non in sella) e una rapida gimkana tra gli alberi (forse questa volta in sella) sino ad intersecare, alla fine di una piccola “pettatinaâ€, un sentiero più evidente da prendersi verso sinistra (quota 1436). Seguendo sempre le tracce intuibili in terra si arriva dopo poco in una piccola radura dove troviamo a breve distanza l’una dall’altra tutta una serie di fettucce legate ai rami degli alberi.
Il nostro giro (e la traccia gps fornita) prevede di seguirle in discesa verso sinistra, volendo però continuare l’avventura alla Indiana Jones è possibile salire anche a destra dove ci si addenta nella boscaglia sino a valicare a quota 1505 mslm ed a ridiscendere verso le Fosse Piane.
Continuiamo con la diligenza del buon padre di famiglia verso sinistra e dopo poche centinaia di metri sul fogliame fitto, il fondo diventa compatto e definito ed il sentiero scende ad intersecare la sterrata della Dogana.
Pochi colpi di pedale ancora, circa 4 km, ed in leggera salita rientriamo al nostro starting point.
CONCLUSIONI: come sempre i Simbruini sanno offrire, anche questo percorso rimane bellissimo e da lodare per la varietà dei passaggi tecnici e dei panorami che offre. Pur attraversando zone aspre il percorso non diventa mai “cattivo†e permette anche al biker medio di trovare le sue soddisfazioni. E’ probabilmente un giro più consono a chi ama trovarsi in solitudine nella faggeta o in cima ad una cresta a godersi le correnti d’aria che salgono dalle valli piuttosto che a chi cerca la difficoltà tecnica estrema.