Se avete 10 minuti del Vs. tempo da perdere.....
SCALA REALE DI CAMPIONATI ITALIANI MARATHON MTB
Non so giocare a Poker ma il regolamento del punteggio lo conosco abbastanza bene, quindi eccomi di nuovo, a distanza di una anno, a provare l’impresa di completare la magnifica Scale Reale di Campionati Italiani Marathon Mtb. Impresa non facile per un bikers con un allenamento medio che esce un paio di volte a settimana, ma leggevo su una rivista di settore che dove non si arriva con le gambe….si arriva con la mente. L’articolo era scritto da un giornalista autorevole, Paolo Alberati e parlava di “mental trainingâ€, speriamo che funzioni anche con me in questa ardua prova.
I grafici di Mimmoginko non mi danno nelle stessa forma di luglio quando ho affrontato la Maratona delle Dolomiti e la Dolomiti Superbike, in effetti nelle ultime due settimane mi sono allenato pochissimo, un po’ perché ho dovuto fare dei lavori di manovalanza a casa, un po’ perché mi e’ venuto un problema al soprasella che non mi ha permesso di pedalare. Ho provato a chiedere alla FCI se spostavano la data dei Campionati Italiani ma non c’e’ stato nulla da fare, quindi eccomi schierato in griglia di partenza per il percorso marathon. Non mi piace il fatto che il percorso preveda due giri dello stesso tracciato, perchè significa che dopo aver effettuato il primo giro di 40 km e 1300 di dislivello passeremo a circa 200 m dallo striscione d’arrivo e dovremmo rifare un altro circuito per completare la gara. Dovrò lavorare parecchio di “mental training†per non cadere nella tentazione di fermarmi dopo la prima tornata di fatica.
La partenza è blanda, tutti i bikers sembra abbiano il sacro timore della distanza e del dislivello, 6 salite e 6 discese questo in sintesi estrema il percorso.
La prima salita e’ praticamente tutta asfaltata e cementata, a 300 dal GPM mi raggiungono i primi due battistrada del percorso Classic (1 solo giro) che sono partiti 15 minuti dopo di noi. Iniziata la discesa sono subito incalzato da un gruppetto d’inseguitori, urlano strada ma siamo in un single track e non c’e’ spazio sufficiente per farli passare in sicurezza. Di fermarmi non se ne parla nemmeno, anche la mia e’ gara! Le bestemmie e le urla si odono per tutto il fondovalle, soprattutto perché abbiamo raggiunto un gruppo di bikers che addirittura scende dalla bici in alcuni passaggi più tecnici. La strada si allarga un po’ e i bikers veloci riescono a passare, mi accodo a loro così sfrutto la loro apertura di passaggio. Non avevo mai visto questo spettacolo in gara perché solitamente sono dietro al gruppo di testa, scendono senza né paure né timori, però pure io non sono da meno, riesco a tenere la loro scia per buona parte della discesa, poi nel tratto cementato la pendenza e la velocità aumentano in modo esponenziale, quindi ritorno ad un’andatura più consona per me. Prime 2 difficoltà delle 12 previste superate, affronto la seconda salita che conduce a Bione, anche questa per buona parte in asfalto con qualche tratto su sterrato. Ormai mi ha raggiunto il gruppo più importante del Classic, ansimano come bufali, hanno fatto “a tutta†la prima salita ed ora si giocano il tutto per tutto per guadagnare qualche buona posizione. Arrivati a Bione immagino che inizi la discesa ed invece c’e’ ancora spingere per circa 2 km un bel rapporto su una strada militare protetta da un misero guard-rail. Questo tratto mi impegna più del previsto probabilmente perché ormai ritenevo finita la salita una volta arrivati in cima al paese e non c’ è cosa peggiore nell’affrontare un impegno di non essere pronti mentalmente. Aveva proprio ragione Alberati! Con incredibile fatica arrivo al secondo GPM ed un’omino con un megafono mi avverte che tra poco c’e’ un tratto in discesa veramente pericoloso. Rallento l’andatura ma, a parte la pendenza, non mi sembra di ravvedere delle difficoltà insormontabili e così anche altre 2 difficoltà sono state superate, siamo a quota 4. Dopo l’assistenza tecnica inizia la salita del Bertone, avevo letto tante cose terribili su questa salita ma a parte due rampe micidiali di circa 200 m l’una al 20 % circa, tra l’altro in cemento, non mi è sembrato tutto questo spauracchio che si diceva. Siamo a 27 km dal via, ora restano 11 km di praticamente tutta discesa per completare il primo giro. Molto belli alcuni tratti tecnici in falsopiano e la discesa verso Odolo, arrivo così a superare le altre due difficoltà del percorso e sono a quota 6. I 40 km ed i 1300 m di dislivello sono stati superati in 2 ore e 30 minuti a circa 15 km/h di media, sono molto soddisfatto di me. Arrivati a 200 m dal traguardo c’e’ la deviazione per il secondo giro, aumento l’andatura per non pensarci ma si sente benissimo la voce dello speaker e tutto l’allegro rumore del parterre. E’ inutile negarlo, la voglia di fermarmi c’e’, ora è il momento che deve funzionare più la testa delle gambe, non devo pensare che a pochi metri c’è la fine della fatica, gli amici, il pasta party, le bibite fresche, ecc ecc, devo solo pensare a centrare la mia Scala Reale.
Il giorno prima non sono riuscito a prepararmi gli abituali panini con stracchino e miele, fondamentali, per me, per poter affrontare una marathon così impegnativa. Ho assoluto bisogno di mangiare qualcosa che non siano le solite barrette oppure i gel, il mio corpo ha bisogno di qualcosa di solido. Purtroppo i ristori preparati dall’organizzazione dal punto di vista alimentare non sono impeccabili, praticamente c’e’ poco o nulla, quindi non mi rimane che pedalare e basta sperando che non insorga una crisi di fame. La prima salita del secondo giro è differente da quella della prima tornata, c’e’ un tratto in sterrato poi una lunga discesa in parte sterrata ed in parte asfaltata, infine si raccorda al primo km della prima salita. Le dure rampe cementate questa volta sono accusate dalle mie povere gambe, però c’e’ una buona notizia, dall’inizio del secondo giro non mi ha superato nessuno ed ho recuperato circa 10 posizioni. Arrivato al GPM mi tuffo nel single track in discesa ma ora e’ tutto molto diverso dal primo passaggio, stamane una calca di bikers che urlavano e imprecavano, ora tutto silenzio, quasi irreale. Le mie ruote scorrono veloci e silenziose proprio per non far sentire la loro presenza, c’e’ un mistico e quasi irreale contatto tra me, la bici ed il bosco. Non vorrei che finisse questa splendida discesa ma arrivo presto a superare l’ottava difficoltà della gara. Attacco la successiva salita con la convinzione che quest’anno non sarò l’ultimo arrivato come lo scorso anno, però il mio corpo inizia decisamente ad accusare la fatica dei km fatti finora e soprattutto la crisi di fame inizia a farsi largo. Me ne accorgo perché dei semplici gesti ciclistici ora non sono naturali come al mattino, devo pensarci e poi farli, sintomo del poco ossigeno che arriva al cervello. Sulle asperità di Bione, molti bikers vanno in crisi nera ed arrivati al ristoro ne vedo circa una decina fermi in attesa che ritornino loro le forze per l’ultima salita, il Bertone. Neanche a questo ristoro hanno dei panini ormai le mie energie sono al lumicino, sono stufo di mangiare barrette o gel, ho bisogno di qualcosa di solido, decido perciò di chiedere a degli spettatori, passando vicino la loro casa, se avessero un pezzo di pane da darmi. Gentilmente un signore manda il proprio figliolo dentro casa a prendermi una rosetta e da subito inizia ad andare meglio. Affronto la discesa con ritrovata lucidità , il tratto tecnico con i sassi viscidi mi impegna quasi come una salita. Non devi frenare Paolo, lascia scorrere la bici, lei sa dove deve andare, tu pensa solo a stargli attaccato sopra. Ed e’ proprio così, ci pensa lei a portarmi proprio sotto l’attacco della penultima difficoltà : il Bertone. Sono proprio curioso di vedere come l’ affronto ora che ho le forze al lumicino! Poco prima delle ultime rampe metto il rampichino ed inizio con ritmo lento, mi supera un biker ma poco dopo viene ricacciato a terra della pendenza della salita, non si scherza con il Bertone! Mi accovaccio un po’ sulla bici e vado proprio in pizzo al sellino per trovare il massimo attrito sulla ruota anteriore senza però perdere l’aderenza con il posteriore, 100, 50, 20 metri , ok la prima rampa e’ andata, rifiato un pochino ma non si ha il tempo di respirare che si è già sull’altra rampa, 150, 100, 50 metri, vedo delle persone su in cima che mi aspettano, non posso cedere adesso, ogni giro di ruota in più che faccio ho la convinzione di riuscire a stare in sella, 20 metri, ok anche l’11a difficoltà e’ superata, non rimane che la discesa finale di 10 km verso Odolo. Ricordo però che nel tratto finale c’e’ anche qualche leggera salitella, ma che vuoi che sia, spara tutto, ormai anche a piedi ci arrivi al traguardo!
Arrivo sul viale dove c’e’ il cartello 1 km all’arrivo, mi alzo sui pedali e spingo ancora, le gambe bruciano ma ormai e’ fatta, ho centrato la fantastica Scale Reale di Campionati Italiani Marathon MTB e se xxxxxxxxx vorrà ci sarò anche il prossimo anno.
Per la cronaca ho chiuso con il tempo di 5h 51 min. finendo in 342° posizione assoluta e 41° di categoria M4.
Paolo Antiga
Gruppo MTB Pedalando Roma