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SCHEDA "ARGENTARIO" 22 OTTOBRE 2005


succisa » 19 anni fa

Lo riproporremo a primavera (maggio-giugno) con partenza dalla laguna di Orbetello in accoglimento dei rilievi pervenuti da più parti;
potremmo ridiscendere verso Porto Ercole lungo la impervia "picchiata" già  effettuata nella precedente escursione (così completeremmo l'intero periplo dell'Argentario);
in ogni caso integreremmo il giro con il "tombolo della Feniglia", così i più intrepidi potranno esibirsi in costume e coloro che "tengono famiglia al seguito" potranno recuperarla;
per tornare alla laguna passeremmo per "Cosa" (la vecchia Ansedonia), l'allevamento ittico e costeggeremmo la ferrovia.
La escursione sarebbe solo un po' più lunga, ma manterrebbe lo stesso coefficiente di difficoltà  tecnica.
Che ne dite?
P.S.: Il voto a Carlo T. scenderebbe di 2 (due) punti se non approntasse una "cronaca della escursione", diversificata rispeto a quella del buon Succisa, che ha colmato la lacuna (o la laGuna?).
A presto,
Brillo

"brillo"

Per il resoconto avevo avuto mandato da Carlo (quindi voto nuovamente a +2) che e' un po' internetimido.
Per il giro ok come da te modificato, prenotatevi gia' da adesso uno slot a giugno, possibilmente di sabato per evitare file kmetriche.
E no, caro Brillo, se pensi di togliermi due punti così, ti sbagli di grosso: ecco la mia cronaca della giornata.

Nonostante la sveglia di buon'ora, riesco ad arrivare all'appuntamento in ritardo, già  immaginando una caterva di persone innervosite ad aspettare. Ovviamente toppo l'ingresso della complanare per Toys e continuo dritto per l'Aurelia, ma passando butto ugualmente un occhio al luogo dell'appuntamento: il vuoto pneumatico! Non c'è nessuno!! Ma come, un giro così, e non c'è nessuno? E io che avevo portato una cinquantina di moduli per le iscrizioni! Poi guardo il cielo, e dico: beh, tutti i torti non ce l'hanno, quelli che sono rimasti a letto, anzi, beati loro.. Dopo un quarto d'ora di giri per l'hinterland di Malagrotta, riesco ad arrivare al luogo dell'appuntamento, dove nel frattempo si sono radunati il buon Pinin (accompagnatore d'emergenza) con la Pininmobile alimentata a carbon fossile (più fossile che carbone) ed Emilio, detto “la freccia della ciclabile”. Ci guardiamo tutti e tre in faccia e, senza neanche un attimo di esitazione, decidiamo che “de scio mast go on”: oramai la macchina organizzativa è avviata, c'è da stringere un gemellaggio con i biker grossetani che rimarrà  sui libri di storia come il Patto di Yalta, insomma, andiamo! La pinimobile sparisce in un attimo all'orizzonte, io invece prendo l'autostrada, però in direzione Roma.. oggi non è aria, con le asfaltate, speriamo vada meglio con lo sterrato.

Per strada, arriva la telefonata di Succisa: rapido accordo, e ci si trova subito a magnà : cornetto e cappuccino, tanto per cominciare. Il viaggio prosegue fortunatamente senza altri sussulti e ci ritroviamo al parcheggio di Terrarossa, dove si compie il miracolo dei pani e dei pesci: stavolta però la moltiplicazione riguarda i biker, che assommano all'incredibile numero di 12! Noncuranti di previsioni e nuvole minacciose sull'Argentario, 8 pedali romani (di cui una pedalessa) e 4 grossetani si ritrovano a quota zero per tentare l'ascensione alla vetta dell'isola che non è più un'isola. Un momento, però: attimi di panico, tra le fila dei grossetani ci sono tre defezioni! àˆ un susseguirsi di scambi di informazioni, “aveva detto che veniva”, “io non l'ho sentito, e tu?”, “il cellulare è spento!”, “te l'avevo detto, che la moglie non ce lo mandava”. L'attimo di panico viene però prontamente superato, oramai la logica del “de scio mast go on” domina anche in Maremma. Il silenzio della laguna viene violato dal fragore metallico di 24 scatti di pedali a sgancio rapido, inclusi i due della bikeressa, che brinda immediatamente all'ingresso nel magico mondo delle tacchette, scrociandosi per terra nel parcheggio al momento di fermarsi. Finalmente si comincia a pedalare! Dopo un'interminabile cavalcata su bitume che dura la bellezza di 10 minuti, prima sosta: doveroso omaggio al forno di P.S. Stefano, che viene svaligiato della produzione settimanale di schiacciatine (n.d.t.: pizzette bianche). Gonfiate le tasche di pizzette, finalmente si arriva sullo sterrato e la strada comincia a salire (anche perchè scendere, dal livello del mare, non è semplicissimo, in bicicletta). Il gruppo si sgrana: le gambe di titanio cominciano a macinare pedalate al minuto come fossero caramelle, gli spompati (il sottoscritto in primis) cominciano subito a boccheggiare. Però la strada scorre veloce, si guadagna quota, l'azzurro del mare comincia ad allontanarsi.. Intanto i toscani continuano ad inanellare battute, soprattutto a sfondo magnareccio, e la fatica si sente di meno. Purtroppo, però, così come la mela di Eva, cominciano ad apparire i primi arbusti di corbezzolo, con i frutti tentatori belli maturi. E qui si comincia a vedere una serie di scatti degna dei Mondiali di Livigno. Il fine però non è una medaglia, ma quello di arrivare al successivo corbezzolo per primi, per mangiarsi i frutti maturi e lasciare a chi segue quelli acerbi, che allappano da morire. Rinfrancati da queste barrette aggratis, continuiamo tra sali e scendi (molto sali, poco scendi, per i miei gusti): l'unica cosa che non sale è quella maledetta nuvola intorno alla vetta. Intanto il malcontento cresce: il popolo vuole addentare le schiacciatine, non riesco più a contenere i disordini. Con promesse elettorali degne di un leader politico, riesco a rinviare il momento della schiacciatina a più avanti: la salita non è ancora finita. Ci si ferma per la foto di gruppo, e il Succisa rischia di mandare in fumo anni di lavorio diplomatico, inneggiando un “chi non salta di Grosseto è”. Finalmente si arriva all'ultima rampa, quella che conduce alla vetta. Le gambe di titanio fiutano il dislivello così come uno squalo il sangue, ed è un attimo: schiena inarcata, gomiti piegati, e sono già  scomparsi dagli schermi radar, per andare incontro alla sfida della forza di gravità . Si svetta, ma non è ancora finita qui. Pare che ci sia la possibilità  di essere ospitati al'interno della base dell'aeronautica di Punta Telegrafo, il che, con il freddo che fa in cima, non è da disprezzare. Arriviamo alla base, ma l'unico ad aspettarci è un cane maremmano che aveva avvertito l'odore delle schiacciatine già  da diverso tempo. Incuranti dell'abbaiare del cane, e delle lusinghe di un gatto uscito chissà  da dove, sbraniamo le prelibatezze del forno santostefanese immersi nella nuvola che avvolge il monte. Neanche il tempo di rifiatare, che è il momento di ripartire. Ora, però, il dislivello si fa negativo, la forza di gravità  ci diventa amica, ed è tutto un altro andare. I freni, inattivi fino a quel momento, cominciano a guadagnarsi la giornata, e si perde rapidamente di quota, nel silenzio dei boschi del promontorio. Il tempo di una sosta rapida al Convento dei Passionisti, e poi di nuovo giù, verso la laguna. Arriviamo alle automobili con l'adrenalina che esce dappertutto, e ne approfittiamo per consolidare l'amicizia con i colleghi di Grosseto (che, tra parentesi, hanno voluto umiliarci arrivando con un furgone-officina, dotato di tutte le meraviglie tecniche per la riparazione ambulante delle bike).

Un saluto e un ringraziamento a tutti, alla prossima! :wink:

» 19 anni fa

E no, caro Brillo, se pensi di togliermi due punti così, ti sbagli di grosso: ecco la mia cronaca della giornata.

"pedaletrusco"

Preso atto del "ravvedimento operoso", propongo di elevare il voto di Carlo T. a 10 (dieci), aumentabile sino a 10 e lode non appena Pedaletrusco si sarà  munito di avatar gradito ai più.
Comunque un ottimo resoconto!
Brillo
P.S.: nonostante il cielo coperto di nubi, la temperatura - desumo da questa foto inedita - era piuttosto elevata...
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succisa » 19 anni fa

il Succisa rischia di mandare in fumo anni di lavorio diplomatico, inneggiando un “chi non salta di Grosseto è”.

"pedaletrusco"

Carlo, nn vorrei essere stato frainteso, ma il motto e' proprio per essere piu' vicino ai grossetani. Infatti dicendo "chi non salta grossetano e'" ed avendo io iniziato a saltare, mi sono automaticamente definito grossetano, quindi e' un modo per dire che ero uno di loro.

Mi e' gia' capitato, sempre in toscana, di essere frainteso su questa espressione, forse e' meglio che non la usi piu' , altrimenti rischiamo incidenti diplomatici.

» 19 anni fa

il Succisa rischia di mandare in fumo anni di lavorio diplomatico, inneggiando un “chi non salta di Grosseto è”.

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Carlo, nn vorrei essere stato frainteso, ma il motto e' proprio per essere piu' vicino ai grossetani. Infatti dicendo "chi non salta grossetano e'" ed avendo io iniziato a saltare, mi sono automaticamente definito grossetano, quindi e' un modo per dire che ero uno di loro.

Mi e' gia' capitato, sempre in toscana, di essere frainteso su questa espressione, forse e' meglio che non la usi piu' , altrimenti rischiamo incidenti diplomatici.

"succisa"

In effetti la espressione tende precipuamente a distinguere chi la formula e coloro che assieme a lui saltano rispetto al "termine di paragone":
e così in gergo calcistico si dirà  in via esemplificativa: "chi non salta della lazio è" in curva Sud (e tutti i Romanisti salteranno per prendere le distanze); per converso si dirà  "chi non salta della Roma è" in curva nord e salteranno i laziali.
Comunque va apprezzato il tuo intento ECUMENICO, però così facendo rischi parecchio...

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