Dato che il testo pubblicato sul giornale e' stato ampliamente tagliato per esigenze editoriali ho deciso di rendere pubblico l'intero articolo che avevo scritto.
L'articolo e' piuttosto lungo, prendetevi 10 minuti di tempo e leggete tutto in un fiato.
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24 H di ROMA
Roma 15-16 Settembre 2006
L’idea di partecipare ad una 24 H di mtb con un gruppo di bikers escursionisti senza alcuna velleità agonistica come Pedalando, era quantomeno “audace†e forse proprio per questo ho preso in carico l’organizzazione della gara per il mio gruppo, in pratica una vera e propria “sfidaâ€. L’entusiasmo dei nostri associati si è consolidato con l’iscrizione di ben 2 squadre da 8 partecipanti ciascuna, anche se, secondo me, molti di loro non sapevano bene a cosa sarebbero andati incontro.
La sera prima dell’inizio della 24 H, l’organizzazione aveva previsto un’escursione in notturna nelle strade del Centro storico di Roma in compagnia della due volte campionessa olimpica Paola Pezzo e tutto questo ha contribuito notevolmente ad aumentare in me l’adrenalina e l’attesa per la gara del giorno dopo. Finalmente arriva il sabato mattina e arrivati nella valletta principale del Parco della Madonnetta, davanti ai miei occhi si apre una esplosione di colori, suoni e profumi. Una distesa di tende, stand, caravan e gazebo multicolori, bici ovunque, barbecue, un via via di persone e macchine, i due palloni dell’arrivo e del controllo chip ed in mezzo la mega tenda per il cambio bike della Red Bull. Solo stare lì in mezzo a questo spettacolo era entusiasmante, pensate all’idea di essere uno dei protagonisti! Non ci potevo credere, l’inferno della spalla sinistra che mi ha costretto a sette mesi di dolori, pianti e sofferenze era finalmente finito, ero di nuovo nella bolgia di una gara di mtb e per di più con i miei amici! Che altro potevo volere di più?
Ore 11, la tensione è alle stelle, ognuno dei miei compagni inventa qualcosa da fare, chi pulisce la bici, chi si sistema sotto la tenda, chi mangia qualcosa, nei loro occhi leggo tutta la loro ansia e trepidazione. Non a caso avevo scelto come capitani i due più anziani del gruppo, Giangi e Magura, loro avrebbero saputo dare alle due squadre la sicurezza e la tranquillità per superare tutte le difficoltà . Il Giangi è un tipo incredibile, è del ’48, ex dipendente Poste ora in pensione, con un enorme tatuaggio sulla schiena con scritto “GIANCARLO†a caratteri medioevali, un romanaccio sborone, sempre pronto a sparare battute su tutto e su tutti, ma con un cuore grande come una casa. Il Magura invece, sembra il sosia di Alberto Sordi, non sta mai zitto, parla sempre e in questo nasconde tutta la sua timidezza. Durante la notte non ci ha fatto chiudere un occhio, è stato sempre a parlare, a volte anche da solo, ma ha sempre avuto una parola d’incoraggiamento per coloro che affrontavano il turno di pedalata. Ultime raccomandazioni ed incitamenti ad entrambi i componenti di Pedalalando 1 e 2, “grinta si ma l’importante non è arrivare primi ma divertirsi e non farsi maleâ€, vedo che tutti hanno ben inteso il mio messaggio e mi sento rincuorato.
Ore 12, arriva il momento dell’allineamento stile Le Mans, bikers da una parte, bici a 200 m di distanza. Pronti via, il Magura con uno scatto “olimpico†sopravanza la due volte campionessa di Atlanta e Sidney, Paola Pezzo. Sarà il momento di gloria di Pedalando 1, primi, come mai nella storia della mtb moderna, ma la gara non dura 10 secondi e così la Paolina olimpica sulla prima asperità stacca il Magura che finisce quarto e così si inizia a pedalare. Ora la tensione si è stemperata, tutti siamo impazienti di pedalare, un giro ciascuno, questo avevo deciso e così s’ inizia. Arrivo sotto la tenda per dare il cambio a Dainese e quando lui mi dà il cinque, sento che mi trasmette tutta la sua forza e degli altri compagni che ci avevano preceduto, è stata come una sommatoria di forze, ognuno ne metteva un po’ e tutti insieme gareggiavano anche se gli altri riposavano. Parto sereno ma determinato, a metà giro sento un treno che mi sorpassa spostando l’aria intorno a me, ma è Luposila dei Cicli De Simone di Ladispoli! Provo a stargli attaccato, ce la faccio, ma per correttezza non gli sto dietro, gli sto di fianco, così gli faccio capire che ne ho quanto lui. Sul tratto di falsopiano mi stacca di circa 50 m ma sono sicuro che nel tratto tecnico glieli riprendo e gli do pure gli interessi. Lui sa che non può sbagliare, sa che non deve mollare altrimenti lo supero, viaggiamo a 30 km/h con le ruote a 10 cm ma non sento la spalla in difficoltà , l’adrenalina si è spalmata ben bene su tutto il corpo non facendomi sentire dolore e ha pervaso il mio cervello, facendomi fare delle azioni che non credevo fossi più in grado di fare. Ora lo supero e davanti ai nostri rispettivi compagni, sai che sbeffo, ce ne avremo da raccontare per almeno un anno! Ma lui è bravo, non sbaglia nulla, guida bene, va come una locomotiva, provo a superarlo in diversi punti ma mi chiude sempre impeccabilmente, solo all’ultimo commette un piccolo errore, o meglio, sono io che oso l’impossibile e taglio l’ultima curva affrontando all’interno, senza alcuna rincorsa, la micidiale rampa in salita. Ma ce la farò? Sento i muscoli che si stanno per strappare, sono al limite ma tengo duro e svalico in testa sotto lo striscione d’arrivo. Mi piacerebbe rifare un altro giro a tirare ancora con lui, ma, al cambio mi aspetta la Paoletta e quindi non sarebbe giusto. “Alla prossima Lupo, grazie delle belle sensazioniâ€, gli urlo mentre lo vedo sfilarmi di fianco.
Tra una battuta, una nuotata, un pasta-party, una pulita alla bike, trascorre il sabato pomeriggio, ogni biker che finisce il suo turno di pedalata ha l’aria stanca e distrutta ma i suoi occhi sono raggianti di felicità e sembrano dire “ma quando mi ritocca?â€. Esce la classifica delle prime 6 ore e tutti corrono a guardarla, per fortuna che è un evento non agonistico, pensate se lo fosse. Arriva la sera ed iniziano i turni con la luce forzata, due giri ciascuno per cercare di dare più riposo agli altri. Sotto il tendone del cambio mi avvicino a Pedalento che sta aspettando il suo turno e leggo sul suo cardiofrequenzimetro 125 battiti. Accidenti, è al 70% e deve ancora iniziare a pedalare! Ma il biker e’ così, dice che non gliene importa nulla ma da tutto il suo cuore, il suo corpo e la sua anima per un giro a palla nella 24 H.
Man mano che avanzano le ore l’atmosfera diventa sempre più ovattata e dopo il cornetto party, a mezzanotte, s’ iniziano a spegnere un po’ di luci e tutto diventa irreale. Vado a piedi sul percorso e vedo tutte le lucine dei bikers che si snodano sul tracciato. Che spettacolo! Scatto una foto nel tratto tecnico e solo dopo, rivedendola sulla macchina, mi accorgo che ho immortalato Paola Pezzo, ma allora anche lei non si risparmia!
Cala la notte, mi attende il prossimo turno verso le 3,30 circa ma non riesco a dormire né a riposare, c’e’ il Magura che sta raccontando tutta la sua vita senza risparmiarci nemmeno un anno, uno showman vero. I cornetti di mezzanotte si sono piazzati in mezzo allo stomaco e non hanno alcuna intenzione di smuoversi da quella posizione, che notte che mi aspetta! Per fortuna che che c’e’ Amaiorani che con il suo bel faccione da orco buono ci dice quando dobbiamo iniziare a prepararci. Insieme a Ruotasgonfia si è fatto tutta la notte in veglia con noi, per assisterci e darci supporto morale e logistico, se non è amicizia questa…. Nel buio frugo nella mia borsa per trovare qualcosa di “ciclabile†da indossare. Non so come sia riuscito a vestirmi, ma alle 3,20 arrivo sotto la tenda del cambio e mi accorgo che ho indossato ben 3 pezzi di completi differenti, un bel mix non c’e’ che dire, però tanto è notte e non mi vedrà nessuno. Do il solito cambio a Sunbike e subito ho delle belle sensazioni di pedalata; che emozione! il turno delle 23 anche se al buio non era stato così “intimo†perché c’era ancora tanta confusione su tutto il percorso. A quest’ora siamo solo noi biker i padroni della notte, la bici è attaccata a me e sento la terra sotto di lei, ogni pietra, ogni buca, ogni scalino, ogni curva, ogni cambiata è stata memorizzata nei turni precedenti ed ora eseguo il percorso come se stessi a scuola ripetendo una poesia. Fa fresco e questo rende, finalmente, il percorso piacevole. La bici scorre via come se avesse piacere anche lei, i profumi delle ginestre e della paglia seccata dal sole si avvertono come mai di giorno, le luci funzionano adeguatamente bene, insomma i due giri di circa 30 minuti che attendevo con ansia e trepidazione scorrono via che quasi non me accorgo. Non vorrei scendere dalla bici, come mi era successo nel pomeriggio con Luposila, ora le motivazioni sono completamente diverse, ma comunque gli ordini di scuderia sono 2 giri ciascuno e mi adeguo alle imposizioni da me stesso stabilite. La notte avanza e s’ inizia a sentire la stanchezza, dopo una doccia ristoratrice provo a socchiudere gli occhi accovacciato nel sacco a pelo sotto la tenda e sprofondo in un sonno di circa un’ora e mezzo. Al risveglio mi sembra di aver dormito per un giorno intero, e’ l’alba e la cosa che mi stupisce di più e’ che sono ancora lì tutti a pedalare, nessuno ha mollato. Incredibile! Non immaginavo che i nostri potessero essere così tosti da reggere i turni senza mai avere una flessione, un cedimento, eppure e’ stato così, non abbiamo mai mollato. Ognuno sapeva che non poteva deludere il compagno che lo attendeva per il cambio, quindi tutti si sono fatti trovare puntali all’appuntamento sotto la tenda della Red Bull. Non c’erano soldi né incentivi che motivavano questo impegno, erano solo fieri di essere nella squadra e di faticare per dare tutti il loro contributo. La mia meraviglia e la mia gioia è stata quindi doppia, sia come biker per aver dato il mio contributo sia come organizzatore per aver inculcato agli altri le giuste motivazioni per quest’evento. Dopo l’ennesimo caffè, si sono fatte le 6,50 e mi avvicino alla tenda del cambio, ma ora il mio incedere è blando e stanco. Parto come se a guidare fosse un altro, sul ponticello per poco non finisco dentro l’acqua, poi arriva il primo passaggio tecnico, un dosso affrontato mille volte nelle ore precedenti, ma ora la stanchezza non mi fa capire che sono troppo veloce per quel piccolo dosso e mi ritrovo a volare per l’aere. In una frazione di secondo rivedo tutto il film dei sette mesi di terrore precedenti, cerco di riparare in qualche modo la spalla sinistra ancora non al meglio della condizione, ma all’atterraggio, l’impatto con il terreno è devastante: un qualcosa di appuntito mi entra nel gomito destro provocando una lacerazione profonda, inoltre, diverse parti del mio corpo sono state colpite e, nonostante mi sia alzato dopo 3 secondi, sono intontito come se mi avessero menato un manipolo di pugilatori. Stringi i denti Paolo, non puoi mollare adesso, gli altri cosa farebbero? Finisci il primo dei due giri poi si vedrà . Pedalo come un automa sul lungo vialone, dolori dappertutto ma non devo mollare, vedo il biker davanti a me che non guadagna terreno, quindi significa che non sono proprio a pezzi. Passo vicino alla nostra tenda ma non dico nulla al gruppo, non voglio allarmarli né Paola potrebbe essere pronta per darmi il cambio, quindi stringi i denti e pedala! Secondo giro, riaffronto il montarozzo che prima mi aveva fatto volare, con calma ma deciso e lo supero con facilità , la suspense è finita, ripedalo con gioia anche se un po’ ammaccato.
Ormai le classifiche si stanno delineando, dopo 20 ore circa, Pedalando 2 è avanti di 2 giri rispetto a Pedalando 1, come dire un derby Roma-Lazio che sta per concludersi ai punti. Ognuno cerca di racimolare tutte le sue energie e di sparare le ultime cartucce. Il Magura decide di fare ben 4 giri per cercare di recuperare un po’ di tempo prezioso, ma ben presto si rende conto che in questo tipo di gare a vincere non può essere il singolo, ma il gruppo. Un biker su 8 non può da solo cambiare sostanzialmente i tempi medi degli altri 7. Questo tipo di gare le vince il gruppo non il singolo e man mano che passano le ore il filo che unisce queste persone diventa sempre più grande: solidarietà , amicizia, divertimento questo in sintesi le tre cose importanti che ho imparato in quest’evento e per questi motivi consiglio a tutti i biker un’ esperienza analoga, fatela e vi rimarrà indelebilmente nel cuore.
Ore 10 di domenica, mancano due ore circa alla fine della gara e alla nostra tenda si presenta Pininfarina, uno dei nostri più simpatici associati e prova a chiedere se qualcuno gli faceva gustare l’ebbrezza di un giro. Non un biker, anche se stremato da 24 ore di insonnia e di pedalate, se l’e’ sentita di cedere il proprio turno. Ormai era arrivati lì e anche se distrutti, volevano arrivare fino alla fine senza mollare nemmeno di un giro. Ognuno che finiva ritornava alla tenda e cacciava un urlo liberatorio, un misto di felicità e orgoglio per avercela fatta, non da solo ma con il gruppo.
E’ stata una grande esperienza di vita.
Paolo Antiga
Gruppo MTB Pedalando
Roma
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