Resoconto dettagliato (per chi ha voglia e tempo di leggerlo)
La sera prima dell’escursione vado a dare un’occhiata al sito di Pedalando e sul post Marathon Etruschi trovo solo commenti che annunciavano rinunce, chi per via del cattivo tempo chi per problemi familiari, chi per scuse varie. Non posto nulla volutamente, mi limito solo ad osservare, tra me e me, che il guerriero che sta dentro queste persone si era un poco assopito. Quello dentro di me, invece, non vedeva l’ora di scorazzare in sella alla sua mtb per le campagne romane. Poco gli importava se il maltempo avrebbe reso più difficile l’escursione già dura di sé, di 160 km con 1500 m di dislivello, anzi, forse ne era anche un poco contento. Fare questo itinerario in primavera-estate, con il bel tempo, le giornate lunghe e’ tutta un’altra storia che farlo in pieno inverno, con il freddo, dopo 15 g di acqua continua, con la pioggia che ti batte in testa, ecc. ecc. Avevo deciso di fare l’escursione in questo periodo proprio perché è più “challengeâ€, figuriamoci se mi fermavo di fronte a 4 post sul sito! Certo è che se durante il percorso vedevo che le condizioni meteo sarebbero state proibitive, avrei sospeso l’escursione perché non aveva nessun senso mettere a rischio la salute mia e degli altri partecipanti.
Durante la notte di domenica, verso le 2.00 mi sveglia un tremendo temporale che stava scaricando acqua in maniera copiosa con tuoni e lampi a contorno, ma era inutile fasciarsi la testa, la partenza era fissata per le ore 7.00, avrei deciso a quell’ora, insieme agli altri partecipanti cosa fare. Mi sveglio alle 5,15 e continua ancora a piovere, bah, intanto mi preparo, l’abbigliamento da bici è già tutto minuziosamente pronto dalla sera prima, lo indosso, prendo lo zaino, ci metto dentro i panini e mi avvio in garage. La mtb è pronta, bella lucida e scintillante, anche lei impaziente come il guerriero che è dentro di me di scendere in campo e godersi questa bella avventura.
Arrivo alle 7.03 all’appuntamento del Circo Massimo e trovo, già in stato di guerra, Quentin, Max69, Janto, Torpado e Luis. Non piove più, pertanto, non serve domandare se si parte o meno, ma dubito che se anche avesse piovuto le persone che erano lì non volevano partire. Si parte alle 7.10 precise, tutti grintosi e determinati. Primi km sulla ciclabile e primo buco da parte del sottoscritto (come la volta precedente, maledetta ciclabile o meglio maledetti ubriaconi che buttano da sopra il Lungotevere le bottiglie di vetro sulla pista ciclabile sottostante!), dico agli altri di non aspettarmi, tiro fuori la bomboletta e via riparto a razzo, intanto raggiungo Quentin che aveva anche lui bucato ed insieme a Janto stavano armeggiando sulla ruota. Tiro dritto, non mi fermo perché in queste escursioni non ci si può fermare più di tanto, il ritmo deve essere sempre sostenuto, chi si ferma deve essere in grado di ripartire da solo. Arrivati all’ingresso di Veio, attendo gli altri e mi informano che Quentin aveva avuto problemi con la camera d’aria ed aveva deciso di abbandonare Porca miseria, uno tosto come Quentin avrebbe fatto comodo in questa impresa ma tant’e’. La sintonia tra i componenti è molto alta e questo aiuta sia l’andatura che il divertimento. Arriviamo sulla Formellese in perfetto orario sulla tabella di marcia, 45 km, 3 ore precise, piccola sosta e si riparte per il pezzo più tecnico del tragitto: la famigerata Valle del Sorbo. In estate questo tratto non avrebbe nessuna rilevanza tecnica ma oggi, dopo le abbondanti piogge, è tutto una lastra di fanghiglia che rende difficilissima la conduzione della mtb. Bisogna lasciare le ruote libere di direzionarsi dove meglio credono, cercando di indirizzare la mtb con piccoli movimenti del manubrio e il leggero spostamento del corpo. Anche la salita è difficile, le ruote si appiccicano sulla fanga, la pendenza non aiuta e vediamo anche un cavallo che stava agonizzando. Però nessuno si lamenta ed arriviamo alla Valle del Sorbo in buone condizioni. Piccola sorpresa da parte del sottoscritto, il guado del torrente; solitamente il guado è fattibilissimo ma oggi è profondo circa 40 cm e questo ci fa bagnare un poco le scarpe, ma tanto lo erano già , vista la quantità acqua che è venuta giù. Le rampe (in asfalto) per arrivare alla Valle del Baccano richiedono un certo impegno ma vengono superate con allegria e disinvoltura da parte di tutti. Nella Valle, Janto propone una piccola variante per arrivare al poligono senza prendere l’asfalto, buona idea, approdiamo nel poligono militare di Cesano direttamente, Luis ci chiede un attimo di tregua per una sosta tecnica, accontentata. Si discute anche se il prossimo ordine di abbigliamento per il gruppo femminile dovesse riguardare dei pantaloni anziché la classica salopette. Questo ovviamente per facilitare le “operazioni tecniche†delle nostre bikers. Arriviamo ad Anguillara alle 12,20, 20 minuti di ritardo sulla tabella di marcia prevista, ma d’altronde, con il terreno in quelle condizioni non potevano fare di meglio. Ci aspetta Gianni di Sunbike con thermos di the e caffe caldi bollenti e con delle cibarie. Un veloce controllo alla bici, pulizia ed ingrassaggio del cambio, 15 minuti totali per la sosta e siamo tutti pronti a ripartire in direzione Ladispoli. Sul tratto in falsopiano Torpado e Luis iniziamo a dare i primi segni di cedimento, Max69, Janto ed il sottoscritto tirano il gruppo con prove malriuscite di trenino ciclistico. Nel campo prima della Macchia di Bracciano incontriamo un gruppo di jeep che erano rimaste impantanate nel fanghiglia, noi le superiamo come se fossimo dei moscerini. Che dire, 300 cavalli motore che si arrendo alla potenza pura dei nostri muscoli, una volta abbiamo vinto noi. Li lasciamo che ci guardano inebetiti da come procediamo agili e snelli in quella fanghiglia che micidialmente blocca le loro enormi ruote. Ma non è ancora finita, altro piccolo guado ed entriamo nella bellissima Macchia di Bracciano, dove un piccolo falsopiano in salite richiede uno sforzo inatteso prima di arrivare al grande fontanile, dove inizia la picchiata fino a Ladispoli: 20 km di divertente discesa fino ad arrivare alla FS della cittadina costiera. Arriviamo alle 14.20, con i soliti 20 minuti di ritardo accumulati rispetto alla tabella prevista. Lì ci aspetta Marcomtb che ha deciso di fare l’ultimo tratto con noi. Luis e Max69 decidono di arrendersi e prendono il treno per un veloce ritorno a Roma, quindi, dopo una breve sosta alimentare, ripartiamo io, Janto, Torpado e Marcomtb in direzione della Capitale. Mettiamo il più fresco Marco a tirare il gruppo, ma dopo 20 km ci accorgiamo che Torpado è al limite delle forze (nonostante si fosse portato nello zaino il contenuto di metà del suo frigorifero) e decidiamo di abbandonarlo alla stazione di Torreimpietra. Procediamo in tre con sempre Marco a tirare il gruppo, io e Janto dietro incollati alle sue ruote. A Maccarese altra piccola sosta e Janto si cambia le calze, sperando di ritrovare un po’ di calore nei suoi piedi in avanzato stato di ipotermia. Arriviamo a Ponte Galeria alle 17.00 che è quasi buio, il tratto fino al Ponte di Mezzocammino richiede delle energie inaspettate e soprattutto introvabili (dopo 140 km) nel nostro corpo. La fanghiglia e le pozzanghere rendono difficilissimo il percorso, solitamente si procederebbe con un bel 44x13, ora invece siamo con un 32x15 faticando come bestie su questo tratto in pianura. Arriviamo al Ponte di Mezzocammino praticamente sfiniti, con le energie al lumicino, con il buio che ci attanaglia e per completare il quadro la mia ruota posteriore decide di bucarsi nuovamente. Porca miseria! Uso la seconda (ed ultima) bomboletta che avevo a disposizione ma il buco non ne vuole sapere di tapparsi. Con il buio sarebbe praticamente impossibile mettere la camera d’aria, decido quindi di provare a resistere gonfiando la ruota diverse volte. Marco ci abbandona all’Eur, restiamo io e Janto, la ciclabile da soli a quell’ora fa un po’ paura, arriviamo al Ponte Sublicio risaliamo sul Lungotevere, piccolo slalom tra le macchine ed arriviamo al nostro punto di partenza, al Circo Massimo dopo 11 ore e 20 minuti.
Sia io che Janto siamo sfiniti, cerco di dire qualcosa ma lui ha solo voglia di andare a casa, ci lasciamo con una stretta di mano, la sfida dei 200 km ci aspetta il 3 febbraio.
PS: Un grazie a Gianni di Sunbike che ci ha dato assistenza meccanica ed alimentare